𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 42

3.2K 135 111
                                    

"𝐇𝐚 𝐢𝐥 𝐬𝐨𝐫𝐫𝐢𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐚.

𝐇𝐚 𝐢𝐥 𝐩𝐢𝐚𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐛𝐚𝐦𝐛𝐢𝐧𝐚.

𝐇𝐚 𝐥𝐚 𝐟𝐨𝐫𝐳𝐚 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐮𝐫𝐚𝐠𝐚𝐧𝐨"

『♥』

In questo capito ci sono scene che potrebbero urtare la sensibilità di qualcuno. La scena non è troppo descritta e non va fino in fondo, ma ci tengo ad avvisarvi!

『♥』

Come da lui promesso, facemmo una breve tappa a casa del padre per salutare la piccola Paola. Joseph non le aveva detto niente con l'intenzione di farle una sorpresa e infatti, appena aprì la porta, sentii dei tonfi per tutta la casa, segno che stava correndo qualcuno a piedi nudi. Jo la richiamò per farsi sentire e subito il cagnetto della famiglia andò a fargli le feste, per poi fermarsi e mettersi ad abbaiarmi, quando allungai la mano per farmi annusare smise di colpo appoggiandomi le zampette sulla gamba volendo che le facessi le coccole. Lila me la ricordavo quando ancora era un cucciolo, Paola era super affezionata a quella palla di pelo bianca che ormai aveva 5 anni. 

Quando la sorellina ci raggiunse restò per un momento di sasso, pietrificandosi sul posto come se non potesse credere ai suoi occhi.

«Guarda che è davvero lei», le disse Joseph mettendosi a ridere per poi inginocchiarsi a terra e fare le dovute coccole a Lila che non smetteva di abbaiare. Vidi le spalle di Paola alzarsi, prendere aria nei polmoni e mettersi a correre verso di me con il sorriso che andava da un orecchio all'altro, mi strinse così forte da mancarmi il fiato, ero sul punto di mettermi a piangere da quanto, anche io, ero contenta di rivederla così cresciuta. Ricambiai l'abbraccio rivolgendo lo sguardo verso il ragazzo che mi aveva portato lì con gli occhi lucidi e lui, di rimando, mi fece l'occhiolino tornando a concentrarsi sul cagnolino prendendolo in braccio, «sei contenta?», disse rivolgendosi alla sorellina.

Lei annuì freneticamente fregando la guancia contro il mio petto stringendo la presa attorno al mio busto, «grazie Jo», mormorò lei facendosi tutta timida in mia presenza, mi misi a ridacchiare guardandola così avvinghiata a me.

«Non devi ringraziare me, è stata lei a chiedermi di portarla qui», lei alzò la testa per guardarmi ancora più sorpresa di prima.

«Davvero?», io annuii accarezzandole la nuca e spostandole i capelli biondo scuro uguali a quelli del fratello. La nostra attenzione ricadde poi sull'uomo che ci venne incontro, Paolo, il padre dei due. Ci mise un po' a riconoscermi.

«Ema quanto tempo!», il mio occhio stava per avere un tic nervoso nel sentire il modo con cui mi aveva chiamato - non uno dei miei preferiti - constatai che anche a distanza di anni non aveva smesso di chiamarmi in quel modo. Ci sorridemmo e ci stringemmo la mano per salutarci, «è un piacere rivederti».

«Anche per me», è sempre stato un momento imbarazzante, cercai infatti di continuare la conversazione, «siamo venuti a fare una sorpresa».

Lo sguardo dell'uomo cadde sul tenero polpo che non aveva intenzione di lasciarmi, «una sorpresa più che gradita», ci mettemmo a ridere, e sia io che Joseph ci fermammo giusto altri 10 minuti prima che si facesse ora di andare via. Paola continuava a raccontarmi una miriade di cose, mi ricordava tantissimo la mia cuginetta Eleonora, con la differenza che una aveva 5 anni e l'altra 10, però la gioia nel vedere la luce nei loro occhi quando mi parlavano, mi riempiva il petto di felicità, mi faceva capire che nonostante tutto ero riuscita a lasciare dei bei ricordi in loro anche se non ci vedevamo spesso o erano passati degli anni.

𝔇𝔞𝔪𝔪𝔦 𝔲𝔫𝔞 𝔰𝔢𝔠𝔬𝔫𝔡𝔞 𝔭𝔬𝔰𝔰𝔦𝔟𝔦𝔩𝔦𝔱à ♥ 𝓗𝓸𝓵𝓭𝓮𝓷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora