𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 27

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"𝐏𝐫𝐞𝐧𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐧𝐜𝐨𝐫𝐬𝐚, 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐯𝐮𝐨𝐢 𝐬𝐚𝐥𝐭𝐢𝐚𝐦𝐨

𝐒𝐚𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐭𝐢 𝐯𝐨𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐢𝐭𝐢𝐠𝐡𝐢𝐚𝐦𝐨

𝐀𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐝𝐢𝐜𝐢 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐦𝐢 𝐯𝐮𝐨𝐢 𝐩𝐢ù

𝐓𝐢𝐞𝐧𝐢𝐦𝐢 𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐧𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐚𝐥𝐭𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐠𝐢ù"

("𝐂𝐚𝐝𝐢𝐚𝐦𝐨 𝐢𝐧𝐬𝐢𝐞𝐦𝐞" - 𝐇𝐨𝐥𝐝𝐞𝐧)

『♥』

«Pronto?»

«Tesoro, sono papà», la voce di mio padre riempì il silenzio della stanza, persi un battito, stavo già tremando. Se mi stava chiamando fuori dall'orario permesso, doveva essere successo per forza qualcosa.

«Papà... che succede?», la voce mi stava già tremando come il resto del corpo, lui non rispose subito, ci fu il silenzio più lungo della mia vita, «pa'?».

Lo sentii sospirare, nella mia testa vedevo i peggiori scenari, e l'ultimo - quello che non auguro a nessuno - era quello a cui non volevo minimamente pensare, «la mamma ha avuto una ricaduta, ieri notte», mi arrivò una fitta al petto, le gambe mi cedettero per un improvviso capogiro, se non ci fosse stata la panca accanto a me, sarei caduta a terra. Restai accovacciata sul tavolo con una mano tra i capelli mentre il cuore iniziò a battermi velocemente nelle orecchie.

Mia madre, la donna più forte che conosca, ha avuto una delle sue tante ricadute da quando le è stato diagnosticato il tumore al seno. Dalla reazione di papà però, non sembrava "una delle tante". Lottai con tutta me stessa per non piangere, nonostante la forte morsa attorno alla gola che mi stava dilaniando le corde vocali.

«Dimmi che sta bene, papà...», cercai di non cedere e di mantenere un tono stabile, ma dopo quel "papà", la mia voce mi tradì.

«È sotto controllo, adesso è stabile», sentii tutta la paura abbandonarmi, momentaneamente, il corpo, dovetti fare un respiro profondo e prendermi una bustina di zucchero accanto alla macchinetta da caffè per non incombere in uno svenimento, «adesso sta dormendo, se sa che te l'ho detto non mi farà più mettere piede in casa».

«Pa' hai fatto la cosa giusta», lo incoraggiai, ed era vero, se non mi avessero detto niente non avrei perdonato nessuno dei due, semmai fosse successo qualcosa di grave.

«Parlano di un operazione», ecco che il silenzio attorno a me, cadde di nuovo. Se volevano operarla voleva dire che la situazione non era poi così stabile come mi aveva detto, e andare sotto i ferri ha una grossa percentuale di rischio di morte del paziente e io non volevo perderla. Non sarei riuscita a sopportarlo.

«Operazione...?», mormorai sentendo la gola sempre più secca e tutto attorno a me girare.

«Forse, domani mattina le faranno una TAC, se risulta che la massa di tumore è ben raggruppata vogliono procedere con la rimozione, è troppo rischioso continuare ad aspettare»

«Ma... ma hai detto che la chemioterapia sta portando benefici, me lo avete detto voi», mi tremava la voce, se la chemioterapia stava andando bene, perché mamma ha avuto una ricaduta?

«Ed è così, ma la massa è troppo grande, bisogna essere rimossa, si sta allargando velocemente. È meglio fare una prima operazione e proseguire con le cure e poi esportare, eventualmente, con una seconda operazione, la parte restante, semmai dovesse ricrearsi», papà era un infermiere, il modo con cui mi spiegava le cose era ammirevole, conoscendolo stava facendo affidamento a tutta la fermezza e determinazione per non crollare al telefono con la figlia cercando di mostrarsi forte, lui era il mio punto di riferimento in quel momento.

𝔇𝔞𝔪𝔪𝔦 𝔲𝔫𝔞 𝔰𝔢𝔠𝔬𝔫𝔡𝔞 𝔭𝔬𝔰𝔰𝔦𝔟𝔦𝔩𝔦𝔱à ♥ 𝓗𝓸𝓵𝓭𝓮𝓷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora