𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 29 ★

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"𝐏𝐞𝐧𝐬𝐨 𝐭𝐮 𝐬𝐢𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 (𝐩𝐞𝐫𝐟𝐞𝐭𝐭𝐨) 𝐩𝐞𝐫 𝐦𝐞

𝐩𝐞𝐫𝐜𝐡è 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐢𝐜𝐢𝐥𝐞 𝐫𝐞𝐬𝐩𝐢𝐫𝐚𝐫𝐞

𝐐𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐦𝐢 𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐢

𝐧𝐨𝐧 𝐦𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐦𝐚𝐢 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐬ì 𝐯𝐢𝐯𝐚 𝐞 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐚

𝐐𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐦𝐢 𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐢

𝐧𝐨𝐧 𝐦𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐦𝐚𝐢 𝐬𝐞𝐧𝐭𝐢𝐭𝐚 𝐜𝐨𝐬ì 𝐟𝐞𝐥𝐢𝐜𝐞"

("𝐃𝐚𝐧𝐝𝐞𝐥𝐢𝐨𝐧𝐬" - 𝐑𝐮𝐭𝐡 𝐁)

『♥』

Stavamo aspettando l'inizio della puntata, mancava esattamente un'ora e mezza, quando la redazione mi avvertì della chiamata di mio padre. Scattai in piedi alzandomi dalla gradinata, indossavo già il vestito bianco dalla gonna trasparente, i capelli sciolti e i scalda piedi. Tutti mi guardarono, sapevano già tutto, in questi giorni mi sono stati tutti molto vicini a modo loro, cercavano di farmi ridere, tenermi la testa occupata con dei giochini anche stupidi, pur di non lasciarmi nei miei pensieri, lo apprezzai molto. Rivolsi uno sguardo a Joseph che non mi stava mollando neanche un secondo, tant'è che gli chiesi di stare con me durante la telefonata. Si alzò in piedi e mi seguì fuori dalla sala relax, mi fregavo le mani che iniziavano a sudare dall'agitazione. Seguivamo la ragazza standole dietro quando entrò nella prima saletta che le capitò a tiro. Sentii la sua mano muoversi lungo il mio braccio per farmi percepire la sua vicinanza in quel momento.

Entrammo nella sala 8, ci chiudemmo la porta alle spalle e io mi avvicinai verso il telefono centralizzato, presi la cornetta e la accostai all'orecchio, «pronto?», chiesi rivolgendo lo sguardo al mio compagno che stava seduto su una sedia, mentre io preferivo stare in piedi.

«Sono papà», il tono era stranamente troppo serio rispetto al giorno prima.

«Ciao Pa'»

«Scusa se ti faccio chiamare adesso, spero non sia già iniziata la registrazione»

«No, tranquillo, abbiamo ancora del tempo»

«Bene. Ascolta, i medici confermano l'operazione domani mattina, alle 8», sembrava freddo, distaccato, come se volesse finire in fretta quella chiamata.

«Va bene», papà non rispose, sentii silenzio dalla sua parte e mi allarmai, Jo mi guardò non sentendo nessuna vocina provenire dall'apparecchio, «come sta mamma?», chiesi di getto, ma mio padre non rispose subito.

«Sta bene, scimmietta», non gli credetti, aveva un modo di parlare troppo diverso dal solito.

«Mi stai mentendo. Cosa mi stai nascondendo?», insistetti sentendo l'ansia crescermi nel petto.

«Si sta facendo tardi, dovresti andare, non voglio trattenerti ancora»

«Non provare a chiudere la chiamata. Dimmi cosa succedere, adesso», ero a un passo dal mettermi a urlare, e lo avrei fatto se non si fosse spiegato subito.

Lui sospirò, ecco, lo sentivo, chiusi gli occhi preparandomi alla batosta che stava per arrivare; mi appoggiai alla prima cosa che mi capitò sotto mano: un mobile. Il cuore iniziò a battermi forte nel petto e iniziai a mangiarmi l'interno della bocca in attesa, «la febbre è risalita», persi un battito, le mani presero a tremare e gli occhi riempirsi di lacrime, li alzai in aria per evitare di piangere anche perché avevo speso un'ora per truccarmi e non volevo rovinare il lavoro. Joseph allungò un braccio afferrandomi la mano libera che tremava, mi tirò verso di lui e mi fece sedere sulle sue gambe per poi avvolgere le braccia attorno alla vita.

𝔇𝔞𝔪𝔪𝔦 𝔲𝔫𝔞 𝔰𝔢𝔠𝔬𝔫𝔡𝔞 𝔭𝔬𝔰𝔰𝔦𝔟𝔦𝔩𝔦𝔱à ♥ 𝓗𝓸𝓵𝓭𝓮𝓷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora