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Ieri mentre lavoravo mi sono soffermata a riflettere su una cosa: ognuna di noi, volente o nolente, è stata cresciuta a latte, plasmon e Cenerentola (o Bella addormentata del caso).

Quindi ogni singola donna è stata veicolata verso quel messaggio subliminale dove l'uomo (niente pópó di meno che principe azzurro) era fancazzista, scapestrato e spensierato dalla nascita (cfr. Lele) e la donna (già il nome ci diceva male: Cenerentola = da cenere) sciatta, schiava della famiglia, povera, problematica, mentalmente instabile (cantava con gli uccellini e parlava con i topi) e utopica (pensava che la sua madrina fosse una fata e che tutto nella vita fosse possibile).

Ma non finisce qui...il gran colpo di fortuna della donna (secondo la favola "per niente" maschilista eh) non era diventare intraprendente o farsi strada nella vita ma essere sposata da quel decerebrato di Azzurro (principe) che, dopo aver ballato una serata con lei, neanche era in grado di ricordarsela (ubriaco fradicio sicuramente) o di farsi venire la brillante idea di chiederle il nome (dislessico e lobotomizzato dentro la propria tenuta festaiola).

Ed è così che cresciamo quindi, nella convinzione che le sole cose belle della vita possono e potranno accaderci esclusivamente incontrando quel demenziale principe azzurro (che sarà pure nato gay al giorno d'oggi), sposandolo e facendogli da docile cameriera a vita...oh infondo mica nasciamo principesse noi!

Noi ci diventiamo grazie ad un uomo.
Appunto.

W le donne che, fin da bambine, hanno dovuto farsi strada con il proprio cervello remando contro,  persino, quella letteratura di genere che, invece, avrebbe dovuto aiutarle a diventare delle principesse autonome!!!!!!!

Betta.

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