L'Es di Elisabetta

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Ora io non voglio davvero lasciar fraintendere ad anima viva il turbine di pensieri che mi travolge da questa mattina ma, ovviamente, devo pur sfogare la mia frustrazione da qualche parte.

Tornare in questa casa, dalle mie pseudo vacanze in Toscana, senza trovarvi anima viva è stato deliberatamente un colpo basso ... persino se fatto da un coglione patentato come Gabriele ma ancor più basso è stato il suo deliberato comportamento strafottente assunto, dal demente sopra citato, da questa mattina, di ritorno dallo alcolicamentescopareccio viaggio in Spagna.

Ora se l'ho offeso schiaffeggiando a suon di verità il suo Ego e quello che resta del suo super Ego, tra le gambe, non me ne dispiaccio e continuo a non trovar sensato il suo atteggiamento come risposta alle mie parole.
- Ci sei rimasto male? Ok. Dimmelo coglione! - ma questa sarebbe una frase da poter dire in faccia, a muso duro, ad una persona normodotata e non ad un minorato mentale che ragiona col pisello e parla con il sedere.

Ma procediamo per ordine e vediamo di dare un senso a questo racconto:

... come ogni domenica mattina mi sono svegliata con tutta la calma del mondo e, per la prima volta dopo tanto tempo, ho gioito del fatto che avessi casa tutta per me, per tutte quelle piccole abitudini che, vivendo con un uomo di Neanderthal, ho dovuto abbandonare man a mano che la convivenza andava avanti.

Sognavo già di riscaldare un cornetto e di stuzzicarlo, lasciando che si sciogliesse in bocca, sorseggiando caffè macchiato fuori alla veranda di casa. Rinfrescarmi dal caldo abbraccio di Morfeo con una bella doccia tiepida prima di infilare un micro costume, che non avrei avuto mai il coraggio d'indossare davanti ad anima viva, così da potermi spalmare (con una piacevolissima lettura sentimental-romantica) su una delle sdraio del terrazzo che il dott. De Vellis ci aveva gentilmente concesso, con il resto del suo lussuoso appartamento/attico nel cuore della capitale, senza dovermi preoccupare di cellulite, ceretta e/o segni dell'abbronzatura.

Purtroppo tutto ciò è rimasto un mero miraggio, esattamente come l'oasi che ogni uomo desidera incontrare nel deserto quando sta, giusto giusto, per morire di sete.
Il pover uomo si renderà conto della sua folle utopia solo quando starà per morire accasciato sulla sabbia arida, io l'ho fatto quando, uscendo dalla mia stanza, ho sentito Lele russare.

Inutile dire la mia profonda delusione in quel preciso istante ed, ancor più inutile, descrivere secondo un ordine temporalmente preciso la valanga di pensieri che hanno fatto capolino nella mia mente. Sarebbe davvero insensato perché so che chiunque può comprendere senza che io mi impegni, più del dovuto, nel cercare le parole giuste.

Mi sono trascinata in cucina, dove ho avuto la forza di preparare un misero caffè e di spalmare della marmellata di pesca su un paio di squallide fette biscottate (persino l'allettante idea del cornetto mi appariva, ormai, banalmente squallida). Proprio mentre ero decisa a concedermi almeno 1/4 del mio sogno di "Domenica d'agosto perfetta" (prendere un caffè in santissima pace), il vegetale cazzone ha deciso che aveva dormito abbastanza e che era arrivato il momento di rompere l'anima all'Elisabetta di turno.

"Oh ecco qua la reginetta della capitale!!!" - che detto dal ritardato De Vellis junior con tono saccente non può che essere un'offesa gratuita vestita da coniglietto pasquale.
Inutile dire che non ho sollevato alcuna obiezione ed ho continuato a sorseggiare il mio caffè fissando un punto indefinito oltre la finestra della cucina. Giustamente lui ha ben pensato di rincarare la dose: "Che c'è?! Hai perso la parola dopo queste due settimane di baldoria? Beh, se tornartene dai tuoi ti fa essere così taciturna perché non decidi, per il popolo sovrano, d'andarci ogni fine settimana?" - ok, ora per quanto una vocina nella mia testa urlasse a tutto il mio corpo di starsene fermo e di non raccogliere i suoi insulti non ci sono riuscita.

Ho deglutito, posato la tazzina, spostato la sedia ed ho lasciato che quella vocina nella mia testa si affievolisse prima di dar voce a tutto ciò che realmente avevo voglia di dire: "Ed ecco qua che hanno aperto la fogna cittadina!" - un'ombra di ignoranza gli ha oscurato il volto ma, in fondo, cosa potevo aspettarmi da un soggetto del genere?! Ha giusto atteso una manciata di secondi prima di dar adito ad ogni mio dubbio sulla sua alienante intelligenza: "Ce l'hai con me? Ah, sei sempre così cafona di prima mattina?" , ed è stato proprio in quel momento che erroneamente ho pensato - E' come sparare sulla croce rossa Elisabè! - ma ecco che qualcosa in quella mente bacata e perversa si è acceso, forse il suo solo neurone ha riposto la Bud che stava sorseggiando in giardino ed ha deciso di lavorare almeno un giorno sui 364 restanti.

Ha piegato il lato del labbro in un labile sorriso beffardo e mi ha fissata con aria di sfida parafrasandomi a denti stretti: "Signorina "Sotuttoio" forse è il caso che tu scenda dal tuo piedistallo e che ti renda conto che la perfezione, oltre a non esistere, annoia quindi se continui ad avere quest'aria del cazzo ben presto resterai sola ed io, in quel momento, mi farò davvero delle grasse risate!" ... ed è stato in quell'istante che, vedendolo voltarsi ed andarsene, tutte le mie false sicurezze di giovane donna -29enne, laureata, femminista, responsabile, consapevole delle proprie qualità e potenzialità - hanno fatto un salto mortale dalla terrazza del nostro attico, sito al quindicesimo piano.

Sono rimasta a fissare lo stipite della porta, dalla quale si era dileguato Gabriele, per oltre la buona mezz'ora successiva senza avere la benché minima reazione. Perché? (come qualcuno potrebbe domandare) ... Ma perché, in fondo, sapevo che aveva ragione.
E fu così che in quella cucina deposi il cadavere dell'Es di Elisabetta.

Betta.

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