Il miglior collo di volpe...

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Sono trascorsi dei giorni dall'ultima volta che ho scritto su questo diario ma non è successo nulla d'interessante, almeno fino a ieri sera.
Credo che entrambi, in una maniera o nell'altra, ci siamo sentiti in colpa nei rispettivi confronti e che, proprio per questo motivo, abbiamo evitato di parlarci per giorni, ignorandoci addirittura.

Tutto si è trascinato così fin quando, ieri pomeriggio, mi son fatta forza ed ho attraversato il corridoio diretta nella stanza di Gabriele.

Se qualcuno ancora pensa che il coraggio lo si dimostri solo con l'azione dovrebbe rivalutare anche l'olfatto, la vista ed il tatto, quando si ha a che fare con la camera da letto di Lele.
Stenderò un velo pietoso sulle condizioni igieniche di quella stanza e andrò oltre, dedicando le mie parole ad altri dettagli...quali ad esempio una illuminante conversazione con il mio fido coinquilino:

"Lele...ehm...hai impegni per questa sera?" - gli domando sollevando una mano in segno di svenevole saluto mentre barcollo accanto alla porta -
"Boh. Forse dovrei uscire con Gianmarco ma quel demente sta cercando di rimorchiare la cameriera del bar sotto casa sua e se quella cede....beh insomma, hai capito!" - e conclude la sua intelligente risposta con uno dei suoi sorrisi ammiccanti alla "dai che hai capito...se gliela dà è giusto che riscuota!", allorché non mi resta che ignorare quel sottile messaggio subliminale e tentare di dare un senso più profondo a quella sterile conversazione.

Per quanto io consideri il Q.I di Gabriele davvero inferiore alla media nella classifica delle lucertole arrostite al sole devo ammettere che, in questo mondo, può esserci di peggio.
Il "di peggio" si è materializzato, proprio in questi ultimi giorni, nelle fattezze di un aitante giovanotto all'apparenza discretamente sveglio, sufficientemente normodotato e discretamente meno maniaco sessuale dei suoi confratelli uomini.
Sfortuna ha voluto che "l'apparenza inganna" davvero ed è qui che entra in gioco il confronto necessario con il mio caro coinquilino che, seppur di donne ci capisce ben poco (il suo mantra è "ogni buco è trincea!"), devo considerarlo da sempre un grande consigliere.

Probabilmente è proprio in preda a questa disperazione che mi son ritrovata a chiedere proprio a lui di trascorrere insieme la serata al pub. I miei stessi neuroni non credevano alle loro orecchie ed hanno iniziato a schiaffeggiarsi, certi di essere caduti in una strana forma di trance.

"Io e te all'Irish??? Elisabè ma sei sicura di stare bene?!" - beh lo scetticismo di Lele non avrebbe dovuto stupirmi, in effetti io stessa lo ero mentre l'eco delle mie parole mi rituonava nelle orecchie.
"Sì Lele, che c'è di tanto catastrofico in una birra e quattro chiacchiere tra due persone che condividono lo stesso appartamento ormai da anni?!" - risposi tentando di apparire il meno scioccata possibile dalla mia stessa richiesta.

I primi segni dello sbigottimento che gli ombrarono il volto svanirono e lui iniziò a vedere i lati positivi di quella serata: "Va bene! Offri tu, no?" e sulle note cantilenate della sua domanda non potei che scuotere la testa amareggiata pensando che non sarebbe cambiato mai!

Adoravo quel pub da sempre, pur non avendolo mai ammesso a nessuno perché, in fondo, c'avevo messo anni per cucirmi addosso quell'aria da duro topo di biblioteca e svestirmene proprio ora sarebbe stato svilente.
I suoi colori scuri e caldi, quell'odore di bacon e malto che aleggiava tra le persone, i volti allegri e gli occhi vispi di chi aveva alzato il gomito più di quanto avrebbe dovuto, tutto in quel locale mi ricordava la mia vacanza da ventenne folle in un'Irlanda che mi ha accolto e cullato come una figlia.

Sorseggiando una rossa doppio malto con Gabriele mi sono sentita, inesorabilmente, parte di un qualcosa che sentivo non appartenermi più ormai da anni e, per qualche istante, quelle occhiate complici e la familiarità di quei sorrisi mi ha trasmesso più di quanto avessi mai immaginato.
Ma alcune persone sono, mio malgrado, dotate di parola e non appena lui ha creduto sensato dar sfogo ai suoi pensieri quella magia si è frantumata: "Guarda che bagagliaio che ha la baristaaaa!!! Cioè che sfiga che sono qui con te questa sera, se non dovevo farti da baby-sitter sicuro che me la ciupavo tutta!" - Elisabetta respira! - era il solo pensiero che mi spingesse ad un autocontrollo degno di me.

Dopo imprecazioni, ammiccamenti e opinioni su ogni singolo sedere svolazzasse nel giro di 30 cm dal nostro tavolo, abbiamo iniziato ad intavolare la discussione che più mi premeva fare quella sera:
"Lele, tu che sei uomo (animale sarebbe stato più consono nel tuo casospecifico... - trattenni questa correzione mentalmente) sapresti darmi un consiglio obiettivo su un ragazzo?!" - e dopo essersi quasi strozzato con la birra che stava deglutendo nel momento in cui parlai si degnò di darmi una risposta seriamente profonda: "Elisabetta Rossi, mi stai dicendo che quella mente perversamente intopata sta pensando seriamente di poter avere una vita intima e privata? - e per quanto rimasi stupita del suo tatto dovetti ricredermi dopo pochi istanti - VUOI SCOPARE???" - urlò ignorando il numero inquantificato di persone che ci circondava e lì mi pentii quasi di aver scelto lui come confidente per quella sera.

"Dannazione Gabriele, no!!! Riesci almeno per una volta a fare la persona seria e ad ascoltare senza affrettare i tuoi giudizi o lasciar galoppare quella dannata fantasia maniacale che hai?!" - in fondo, per quanto nel voler avere dell'intimità non ci fosse nulla di male alla mia età, mi sentivo ferita per aver visto sbandierare davanti a dei perfetti sconosciuti la mia vita privata.
"Ok ok Betta - fece un cenno di assenso con la testa prima di tracannare, in un solo sorso, metà boccale - ...vai avanti, sei tu che mi lasci sulle spine!"
Dondolai tristemente la testa e continua a parlare:
"Gabri è che ho conosciuto un ragazzo... - e continua ignorando le sue smorfie sbigottite e divertite - ...ma, nonostante inizialmente lo avessi idealizzato, ora mi rendo conto che è un idiota patentato e non so come stoppare la cosa."
Si fece serio, tirò fuori i pettorali e con una mano scompigliò quei suoi capelli setosi (perché, diciamoci la verità, io non ho ancora incontrato un ragazzo con dei capelli più belli del De Vellis) mostrandosi pensieroso. Sorseggio ancora la sua birra e solo quando riposò il boccale sul tavolo prese aria per parlare:
"Secondo me potresti dirgli che hai capito d'essere lesbica!"

Un macigno mi cadde sulla testa e, in quell'istante, compresi che Gabriele non sarebbe mai stato il miglior amico di una donna. Deglutii a fatica quando le sue parole mi raggiunsero e fulminandolo con lo sguardo dissi più di mille parole cosicché lui abbozzò un sorriso nervoso e si sbrigò ad aggiungere: "Dai che scherzavo! Sarebbe senza dubbio una delle mie idee più strambe ma comprendo che non sarebbe la migliore. Mmmmm, è che per placare l'uccello in volo di un uomo devi giocare d'astuzia Betta...devi pensare come un uomo ed un uomo sai che farebbe in questo caso?! - credo che vedendo la mia espressione incredula prese coraggio e continuò senza che lo incalzassi oltre modo - ...un uomo si farebbe vedere in giro con un'altra!"
Immagino che il mio volto avesse assunto un'espressione vacua e stupita perché persino Gabriele, rendendosene conto, mi fissò e riprese la parola:
"Beh sì...per quanto possa sembrare scontata come reazione, se ci pensi bene, è anche la più diretta ed indolore: tu ed il tuo ipotetico ragazzo che sfilata davanti al povero sfigato senza dargli spazio a nessun dubbio o ad alcuna speranza. BAM! Colpo secco, no?!"

E per la prima volta nella mia vita mi ritrovai ad annuire davanti alla maestosa mente perversa di quel ragazzo.

Avevo trovato la mia soluzione ma restava un problema più grande del problema iniziale stesso: dove avrei trovato un finto fidanzato da sfoggiare a mò del miglior collo di volpe esistente?!

Betta.

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