Capitolo uno.

33.2K 1K 2K
                                    

Harry, nei suoi skinny neri e nella sua t-shirt bianca, correva sotto il sole cocente di inizio giugno cercando di arrivare in orario all'Istituto, con Chad Kroeger, cantante dei Nickelback –suo gruppo preferito- a cantare Gotta be Somebody nelle orecchie. Harry non poteva tardare proprio quel giorno dato che il suo professore, Simon Cowell, avrebbe tenuto una lezione importante, l'ultima prima delle vacanze estive.

Avrebbe assegnato un compito per l'estate, e chi presentava il risultato migliore, in Ottobre avrebbe avuto la possibilità di realizzare un book fotografico alle modelle della Forrester Creations. Harry era già in fibrillazione alla sola idea di poter essere lui ad entrare in quell'enorme edificio, che solamente da lontano lo faceva rabbrividire. Il suo sogno, infatti, era di poter lavorare lì come fotografo ufficiale dell'azienda, un giorno.

Fortunatamente il riccio non arrivò in ritardo ed entrò in aula, sospirando di sollievo quando si accorse che l'aula non era del tutto piena. C'erano alcuni suoi compagni di corso, ma "compagni" era un eufemismo. Harry non sopportava nessuno, erano tutti ragazzini e ragazzine montati, figli di papà con i soldi che gli uscivano anche dal buco del culo.

Ed erano lì solamente grazie alle raccomandazioni delle loro famiglie. Harry, invece, era lì solamente grazie al suo talento. Si riteneva un fotografo mediocre, non ottimo perché aveva solamente 22 anni, era ancora al secondo anno al The Art Institutes di Santa Monica, e aveva tutto il tempo a sua disposizione per migliorare.

Il riccio si tolse le cuffie dalle orecchie non appena varcò la soglia dell'aula, e si sedette al primo posto libero che trovò disponibile, abbastanza lontano dagli altri. Non gli importò che, appena entrato, un gruppo di ragazzi si misero a bisbigliare tra loro, indicandolo col capo. Era una routine, ormai, ed Harry sapeva benissimo che quei ragazzi erano, come lui, gay, e, purtroppo, sapeva anche cosa stessero dicendo di lui, o almeno poteva immaginarselo.

Simon Cowell entrò in aula appena scattò l'orario di inizio lezione, bofonchiando un buongiorno generale, a cui tutti risposero prontamente. Posò la ventiquattrore sulla scrivania e si tolse gli occhiali da sole, per sostituirli con quelli da vista. Alzò lo sguardo sui ragazzi e sorrise leggermente. Fece il giro della scrivania e si fermò dinanzi ai suoi alunni, poggiando il sedere contro il legno della scrivania, e congiungendo le mani sullo stomaco, in una classica posizione autorevole.

«Qual è la vostra passione, ragazzi?» Harry, e tutti gli altri, corrugarono la fronte, non sapendo se rispondere a quella domanda con una passione abbastanza ovvia. «Allora?» chiese Cowell, facendo segno con la mano proprio al riccio, seduto tra i primi posti, di rispondere.

«Ehm..la fotografia?» rispose in maniera titubante, perché quella risposta, davvero, gli sembrava più che scontata.

«Esatto.» Il professor Cowell gli sorrise, per poi riportare lo sguardo a tutti gli altri. «Il compito che vi assegno è proprio questo.» Tutti i ragazzi, ancora una volta, si ritrovarono ad aggrottare la fronte, guardandosi tra di loro confusamente.

«In che senso?» chiese un ragazzo, nelle ultime file.

«Nel senso che dovrete fotografare una passione.» Harry segnò tutto sulla sua piccola agenda, con ancora la fronte corrugata. «Una passione di qualcuno, naturalmente non vostra» il riccio aggiunse anche quel piccolo dettaglio, che pensò essere scontato.

Nei restanti minuti di lezione, Cowell non riprese l'argomento. Quando invece la lezione terminò, disse solamente «Quindi, ragazzi, non mi resta che augurarvi buon lavoro e buona estate. Tornate freschi e con ottimi lavori a portata di mano, mi raccomando» li guardò severamente, ma alla fine gli scappò un sorriso ed uscì dall'aula.

Harry sospirò e, dopo aver riordinato le sue cose, uscì dall'Istituto. Prese il cellulare e chiamò il suo ragazzo, Ben, che rispose dopo tre squilli.

Diamante grezzo.Where stories live. Discover now