Capitolo trentasei.

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Harry entrò nell'auditorium camminando lentamente, deglutendo rumorosamente ad ogni piccolo passo in avanti che compieva. Aveva il cuore a mille, e nella mente riaffiorarono ricordi di quel giorno, le facce dei suoi compagni di corso, dei suoi amici, della sua famiglia, del suo professore, erano ancora ben nitide.

«Harry!» il riccio sobbalzò e spostò lo sguardo sul suo professore, seduto in prima fila, ma in quel momento in piedi a sorridergli caldamente. Harry fece un leggero cenno del capo, respirò profondamente, e si avvicinò.

«Buongiorno professore» disse, sorridendo debolmente.

«Ciao Harry, accomodati pure» il riccio eseguì gli ordini. «Come va?» chiese il professore, per smorzare la tensione, facilmente palpabile.

«Perché sono qui?» Harry, però, non aveva voglia di perdere tempo, non voleva restare in quel posto tanto a lungo.

Simon annuì, voltando il viso verso la poltrona al suo fianco, prendendo tra le mani qualcosa che aveva precedentemente poggiato lì. La mostrò al più piccolo, e quest'ultimo boccheggiò quando vide, sul palmo della mano del professore, la pen drive di Louis.

Harry deglutì e abbassò lo sguardo. Dove voleva andare a parare? Voleva sgridarlo per aver mostrato un video del genere davanti a tutti? Non capiva.

«Un ragazzo, il giorno dopo le presentazioni è venuto qui, cercando me. Si chiama Lewis, se non sbaglio» il professore assunse un'espressione pensierosa, mentre ad Harry mancò qualche battito.

«E'..è Louis» lo corresse, non potendone fare a meno.

«Giusto, Louis. Dicevo, venne nel mio ufficio come una furia. Mi ordinò, non chiese, di dirgli chi aveva toccato le pen drive. Arrivò persino a minacciarmi, ma quelli sono futili dettagli» Simon ghignò, mentre Harry sgranò occhi e bocca, a quella rivelazione.

«Gli dissi che avevo portato le pen drive a casa, quindi l'unico che le aveva potute toccare ero io. E forse mia moglie e il mio figliastro, ma non si sono mai permessi di toccare la mia roba, per l'istituto. Disse che qualcun altro doveva averle toccate, perché lui, o meglio, tu non avevi fatto quel video. Era impossibile una cosa del genere.»

Harry abbassò lo sguardo e respirò profondamente. Era abbastanza sorpreso. Se Louis aveva fatto quel video, perché andare dal suo professore come un pazzo, volendo sapere chi aveva toccato le pen drive?

«Ora, non so che rapporti ci sono tra te e questo ragazzo, se è un tuo parente o un tuo amico stretto, mi permetto solo di dire che, dal suo comportamento, deve tenerci davvero tanto a te, dal momento che ha anche quasi picchiato il figlio del tuo professore» disse, divertito, anche se quando accadde quella scena davanti ai suoi occhi, era tutto fuorché divertente.

Harry, a quelle parole, sollevò di scatto lo sguardo incredulo sul suo professore. «C-cosa?!» balbettò.

«Mio figlio è venuto a trovarmi proprio in quel momento, è una cosa che fa solitamente, e vedendo questo ragazzo inveirmi contro, mi ha difeso, insultandolo. Stavano per partire pugni, e quant'altro, ma sono riuscito a calmarli, entrambi» Harry era senza parole.

«Louis mi ha chiesto di darti una seconda possibilità. Mi ha implorato, guardandomi con i suoi occhi azzurri, in quel momento lucidi, e io non potevo dirgli di certo di no» il riccio boccheggiò. Cosa voleva dire? «Alla mia risposta positiva, mi ha dato questa» Simon si voltò nuovamente verso l'altra poltrona, e mostrò una nuova pen drive ad Harry, che la osservò incredulo.

«Il computer è già acceso. Prendila, infilala, fai finta che sono presenti le stesse persone di quel giorno, e fai la tua presentazione.»

Simon gli porse la pen drive, ed Harry lo guardò a bocca socchiusa, non sapendo cosa fare. «Io..no, io..» scosse la testa.

Diamante grezzo.Where stories live. Discover now