Capitolo trentuno.

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Harry si sollevò dal busto del deejay, mettendosi a sedere sul letto, mugugnando per il dolore a fondoschiena. Il campanello suonò per l'ennesima volta e il riccio sbuffò, dando un'occhiata al ragazzo steso al suo fianco. Louis ancora dormiva profondamente, con la bocca socchiusa, nudo, coperto dal basso ventre in giù dal lenzuolo.

Il più piccolo si alzò, ricercando i suoi vestiti, riuscendo a trovare solamente i boxer di Louis e la sua maglia del giorno prima. Il campanello suonò per l'ennesima volta ed Harry grugnì, ma ciò non svegliò comunque il liscio, anzi, quest'ultimo iniziò anche a russare, leggermente.

Harry si portò una mano tra i capelli, mentre si dirigeva alla porta, pensando a come farla pagare a Louis, perché non era possibile che non sentisse nulla. Era lui ad essere stato sfondato, la sera prima, e doveva essere lui a rimanere a dormire a letto.

Non appena il più piccolo aprì la porta, sgranò gli occhi quando dall'altra parte della porta vi trovò Niall. Cercò di abbassarsi di più la maglia sul davanti, arrossendo visibilmente nel vedere lo sguardo del ragazzo seguire i suoi gesti, stringendo le labbra tra loro per trattenere una risata.

«Ehm..ciao» parlò Harry, schiarendosi poi la voce, sentendo le guance accaldarsi.

«Ciao» rispose Niall, anche lui imbarazzato, mordendosi il labbro inferiore. «Louis?» chiese, poi, cercando di non ridere di fronte alle guance rosse del riccio.

«Lui..sta ancora dormendo» rispose, indicando dietro di sé, non sapendo nemmeno lui il perché.

«Dorme ancora? Ma sono quasi le undici!» ribatté, rimanendo a bocca socchiusa.

Harry lo guardò con gli occhi sgranati, mettendo da parte la rabbia che provava per lui in quel momento. «Cosa? Le undici? Oddio» il riccio si portò una mano in faccia e tornò subito dentro, senza badare a lui.

Entrò in camera di Louis come una furia, cercando i suoi bermuda e le sue scarpe per tutta la stanza, facendo un baccano assurdo, mugugnando una litania di cazzo, merda, cazzo, merda. Alla fine trovò una scarpa sotto al letto ed una sulla scrivania –non si domandò come ci era andata a finire- e i bermuda sotto la trapunta gettata ai piedi del letto.

«Mh» mugugnò Louis, infastidito da quel casino. «Harry? Che stai facendo?» chiese, sollevando la testa dal cuscino per guardarlo con un occhio aperto e uno chiuso.

«Louis! Alzati immediatamente, c'è Niall di là. Sono le undici, io questa mattina avevo il turno, ora il proprietario di questa cazzo di spiaggia, che ancora non conosco, mi ammazzerà. Bel modo di fare conoscenza, non credi?» parlò velocemente, seduto sul letto, impegnato ad infilarsi le scarpe.

«Niall?» chiese Louis, sbuffando. «Ti puoi calmare un momento?»

«Calmarmi?!» il riccio rise nervosamente, alzandosi in piedi e guardando il più grande con gli occhi sgranati. «Come posso calmarmi se sto per essere licenziato? A me serve questo lavoro, cazzo!» sbottò, sospirando e portandosi entrambe le mani tra i capelli.

«Io vado, ci vediamo più tardi..forse» disse, prima di uscire dalla camera, e senza salutare il ragazzo in salotto, sbatté la porta di casa, per poi correre verso la sua postazione di lavoro.

Sgranò gli occhi, sorpreso, quando ci vide Xander già appostato, al suo posto. «Harry, ciao!» lo salutò, con un..aspetta, perché sorrideva? Non doveva essere incazzato?

«Xan cosa..cosa ci fai qui?» chiese, titubante, il riccio.

«Sto lavorando?» il ragazzo rispose, ridacchiando.

Diamante grezzo.Where stories live. Discover now