Capitolo trentaquattro.

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Quando Harry corse fuori dall'auditorium, Louis ebbe qualche secondo di titubanza, prima di scattare sul posto e seguirlo, cercando di correre quanto più veloce possibile. Del riccio, però, non c'erano tracce nelle vicinanze, e Louis si fermò ad un incrocio, portandosi entrambe le mani nei capelli, gli occhi ancora lucidi.

«Che cazzo hai fatto?!» urlò, d'un tratto, una voce dietro di lui. Il deejay non fece in tempo a vedere chi fosse che, non appena si voltò, ricevette un forte pugno in pieno volto.

«Che cazzo hai fatto?» continuava ad urlare quella persona, mentre Louis era piegato in due, entrambe le mani sul naso, da cui iniziava a fuoriuscire del sangue.

«Cristo, Zayn fermati!» ecco chi gli aveva tirato quel pugno. Zayn. Venne in suo soccorso Liam, che riuscì a fermare all'ultimo il suo ragazzo, che si era già preparato ad assestare un altro pugno al liscio.

«Sei un pezzo di merda!» urlò, tra le lacrime, il mulatto, tirando poi su col naso. «Perché gli hai fatto questo?»

«Zayn, amore, calmati» Liam lo tirò maggiormente a sé, circondandogli il busto con le mani, mentre Zayn continuava a dimenarsi per liberarsi e scagliarsi nuovamente contro Louis.

«Lou..» arrivò anche Ed, seguito da Niall. «Perché?» gli chiese solamente il rosso, incapace di dire altro.

Louis sollevò lo sguardo, passandolo su ognuno dei suoi amici, e poté notare le loro espressioni deluse, sbigottite. Il liscio si alterò ancora di più. «Ma che cazzo vi prende?!» gli urlò contro, perforandoli con uno sguardo rabbioso.

«Davvero pensate che io possa aver fatto una cosa del genere?! Cristo, ma mi conoscete?» sull'ultima frase, la voce si spezzò, guardando i suoi amici con sguardo triste.

«I fatti parlano» disse Zayn, acido.

«Non l'ho fatto io quel dannato video!» sbottò, mentre delle lacrime uscirono anche dai suoi occhi, e ciò fece immobilizzare Niall e Liam, coloro che conoscevano il deejay da più tempo, e mai lo avevano visto piangere. «Troverò chi cazzo ha fatto questo ad Harry, e lo ucciderò con le mie stesse mani» promise a se stesso, digrignando i denti dalla rabbia.

«I pezzi di merda siete voi, per credere a ciò che avete insinuato» concluse, per poi dare loro le spalle e allontanarsi a passo svelto. Si asciugò le lacrime in fretta, non doveva mostrarsi debole né agli altri, né a se stesso, altrimenti sarebbe stata la fine.







A due giorni dall'accaduto, e nessuno sapeva dove si trovasse Harry. Louis lo chiamava più di mille volte al giorno, ma ormai, anche quando non lo faceva, gli rimbombava nella testa la voce metallica della segreteria telefonica, e stava letteralmente impazzendo. In più, non parlava con i suoi amici da quel giorno, eccetto Niall.

Quest'ultimo era l'unico che aveva deciso di credergli, ed era stato proprio il biondo ad informarlo che Harry, da allora, non si faceva sentire né con la sua famiglia, né con Zayn, e la cosa stava preoccupando un po' tutti.

Ma tutto cambiò al quinto giorno, quando, dopo il solito dj-set del weekend, Louis tornò a casa sua. Entrò in camera da letto, e non appena accese la luce sobbalzò per lo spavento, rischiando persino un infarto, quando notò il riccio seduto sul bordo del suo letto matrimoniale, lo sguardo basso alle sue mani, che si muovevano tra loro nervosamente.

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