Capitolo quattro.

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«Non mangi più?»

Harry si pulì le labbra col tovagliolo e scosse la testa, senza guardare in faccia il suo ragazzo, seduto di fronte a lui. Ben l'aveva portato, naturalmente, nel ristorante più rinomato di Los Angeles, il Water Grill. Il più piccolo non si sorprese molto, se l'aspettava da una persona come Ben. Non ne era rimasto compiaciuto, però, perché come già gli aveva detto, non bastava il locale più famoso della città a risolvere le cose.

«Vuoi parlare?» chiese Ben, continuando a mangiare le sue ostriche.

«Se solo mi prestassi attenzione..» sospirò, Harry, scuotendo esasperato la testa.

«Mi spieghi cosa cazzo ti prende, ultimamente?» sbottò Ben, facendo sobbalzare il più piccolo. Harry lo guardò con entrambe le sopracciglia inarcate, incredulo di quell'atteggiamento. Non era mai stato così duro con lui.

Ben se ne accorse e sospirò, smettendo anche lui di mangiare. «Scusa. Colpa del lavoro, sono stanco.»

Harry sorrise amaramente. «E' sempre colpa del tuo lavoro. Ecco cosa mi sta prendendo, ultimamente» ribatté, apatico.

«Che cosa significa? Vuoi che non lavori più? Scordatelo» ridacchiò, Ben.

«Non te lo chiederei mai. Sto solo dicendo che metti sempre al primo posto il lavoro. Da quando hai iniziato a lavorare nell'azienda di tuo padre, io non esisto più» ammise, seriamente amareggiato.

«Ma che dici? Non appena ho un minuto libero, penso immediatamente a te e ti chiamo» ribatté Ben, contrariato.

«Appunto Ben, mi chiami. Non ci vediamo mai. Non usciamo più, non facciamo più l'amore, non ci divertiamo più.»

«Non ho più molto tempo, Harry.»

«Nemmeno io.»

Ben corrugò la fronte. «Che vuol dire?»

Il più piccolo sospirò. «Non possiamo andare avanti così. Anzi, non voglio andare avanti così» disse, mentre scuoteva leggermente la testa.

«Mi stai lasciando?» chiese Ben, rimanendo poi a bocca socchiusa.

Harry allungò la mano verso quella del suo ragazzo, e la strinse tra le sue dita. «No» il più grande emise un sospiro di sollievo, stringendo a sua volta la mano del compagno.

«Ma voglio che tu sia più presente, nella mia vita. Non solo tramite stupide chiamate che durano non più di dieci minuti.»

Ben annuì. «Hai ragione. Prometto che lo farò.»

Il riccio sorrise a labbra chiuse, grato di quel proposito. Finirono di cenare, e proprio quando Ben chiese il conto, ad Harry arrivò un messaggio. Prese il cellulare e l'aprì:

Da: Zayn.
Ore: 23:20
Alle 24 andiamo alla discoteca sulla spiaggia, e Louis si esibisce in un dj-set. Devi proprio sentirlo. Sei dei nostri?

Harry si morse il labbro inferiore e alzò lo sguardo sul suo ragazzo, impegnato anche lui col cellulare. Ringraziò con un sorriso il cameriere che portò il conto al loro tavolo, dato che Ben si era estraniato. Il riccio si schiarì la voce, per richiamare la sua attenzione, e subito Ben alzò lo sguardo e posò il cellulare nella tasca dei pantaloni, prendendo il conto.

«Zayn mi ha appena invitato in un locale in spiaggia, ti va di andarci?» chiese, titubante, Harry.

Ben lo guardò e sospirò, rammaricato. «Domani devo svegliarmi presto, amore.»

Harry annuì, respirando profondamente. Ne rimase deluso, naturalmente. «Ma tu vacci, e divertiti anche per me» concluse il più grande, con un dolce sorriso a cui Harry non poté non rispondere con uno più piccolo, e più triste, ma Ben non se ne accorse.

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