Capitolo diciotto.

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Harry sollevò le loro mani intrecciate e aprì il suo palmo, invitando Louis a fare lo stesso. Ridacchiò quando notò l'evidente differenza tra le due mani, quella del liscio era nettamente più piccola della sua. Lo notò anche il più grande, che sbuffò, ritirando la mano.

«Dai!» s'imbronciò, il riccio, poggiando il mento sul petto del ragazzo, per poterlo guardare in volto.

«Fottiti, Harold.»

Harry rise. «L'hai appena fatto tu» sussurrò sulle sue labbra, dopo essersi sollevato e posizionato a cavalcioni su di lui.

«Appunto, stai buono» lo ammonì, il più grande, con le mani sui suoi fianchi.

«Stanco, Tommo?»

«Ti ho scopato tre volte, mi sembra ovvio che sono esausto.»

«Stai perdendo colpi, eh? L'età si fa sentire» lo prese in giro il più piccolo, mordendogli il collo. Louis, con uno scatto repentino, ribaltò le posizioni e bloccò le mani del riccio sopra la sua testa, stando col viso a pochi centimetri dal sorriso malizioso e divertito dell'altro.

«Adesso vediamo se sto perdendo colpi» disse, facendo in modo di tenere le mani dell'altro con una sola mano –cosa molto difficile, dato che la sua era metà di una mano del riccio- e con quella libera prese il suo membro tra le mani, già in posizione eretta. Stava per introdurlo nell'apertura sensibile del più piccolo, ma venne bloccato dal suono del suo cellulare, che lo avvisava di una chiamata in arrivo.

«Chi cazzo rompe alle 3 del mattino?!» Louis sbuffò, alzandosi, nudo, dal letto. Si avvicinò alla scrivania dove aveva precedentemente poggiato il cellulare, mentre Harry non smetteva di osservargli il sedere.

«Lottie?» chiese stranito, Louis.

«L-lou» il liscio sentì singhiozzare e s'irrigidì immediatamente.

«Lottie, che succede?»

Harry corrugò la fronte e si mise a sedere, notando il tono preoccupato del più grande. «Lou, lui..lui..» la ragazza non riusciva a dire una frase sensata, continuando a singhiozzare e a piangere disperatamente.

«Cristo, Lottie parla!» si alterò, Louis, ispezionando la camera e indossando i boxer, tenendo il cellulare tra l'orecchio e la spalla. «Dove sei?!» chiese, mentre si infilava anche i jeans.

«A c-casa. Lou..mi ha..p-picch» Lottie venne interrotta da un singhiozzo, seguito da altre lacrime che non gli permettevano di parlare correttamente.

Louis, però, aveva capito cosa la ragazza stava per dire, e si passò una mano tra i capelli, chiudendo gli occhi e grugnendo di rabbia. «E' ancora in casa?»

«N-no.»

«Sei sola?» continuò a chiedere, infilandosi le scarpe, seduto sul letto. Harry, intanto, capì che qualcosa non andava e non appena vide il liscio iniziare a vestirsi, fece lo stesso.

«Si. M-mamma e p-papà sono..f-fuori l'intero w-weekend.»

«Non ti muovere da lì, okay? Nasconditi da qualche parte, se torna. Io sto arrivando» disse Louis, alzandosi dal letto e prendendo una maglia a caso, trovata per terra.

«O-okay» rispose la ragazza, prima di chiudere la chiamata.

Louis corse come una furia in salotto, infilandosi la maglia che notò andargli troppo larga. Se ne fregò, prendendo le chiavi del suo pickup e aprendo la porta d'ingresso. Si dimenticò di Harry fino a quando il riccio lo richiamò, dopo averlo seguito per tutto il tempo.

Diamante grezzo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora