Capitolo ventinove.

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«Ed!» Harry urlò il nome del rosso non appena lo vide all'esterno del locale, impegnato a pulire un tavolino. L'amico si girò e salutò il riccio con un piccolo sorriso e un accenno di mano. Harry corrugò la fronte e si avvicinò, ormai concluso il suo turno di lavoro.

«Ehi» il più piccolo provò ad approcciarsi come se fosse un giorno normale, anche se dentro moriva dalla voglia di sapere com'era andata il giorno prima con Niall.

«Ciao Harry» rispose l'altro, senza alzare lo sguardo.

«Come stai?» chiese il riccio, titubante. Non sapeva cosa dire, e aveva una brutta sensazione.

Ed, infatti, respirò profondamente e finalmente voltò il viso verso il riccio. «Non molto bene» disse solamente, scuotendo le spalle.

Harry capì e sospirò. «Mi disp..»

«No» lo bloccò il rosso, immediatamente. «Per favore, non dirlo.»

Il più piccolo allora annuì, abbassando lo sguardo e mettendosi entrambe le mani nelle tasche dei bermuda che indossava. «Vuoi..vuoi parlarne?»

Ed, senza rispondere, si sedette, sospirando profondamente, ed Harry lo imitò. «Ieri l'ho cercato per tutta la spiaggia, fino a quando mi sono deciso ad andare a casa sua, e fortunatamente era lì» iniziò, con tono triste.

«Quando gli ho detto di essere innamorato di lui, lui..» deglutì, con lo sguardo basso e triste «lui è rimasto shockato, letteralmente a bocca aperta. Non ha detto nulla per un paio di minuti, fino a quando l'ho esortato a dire qualcosa, ma..» si morse il labbro e chiuse gli occhi, mentre la mente ripercorreva le dure immagini della sera precedente.

«Non mi ha detto nulla. E' rimasto lì, fermo, alla porta a guardami..schifato» Harry sgranò gli occhi e schiuse la bocca, sorpreso. «Poi mi ha chiuso la porta in faccia, senza dire nulla. Ogni mattina veniva qui a fare colazione, ma stamattina non è venuto. Non vuole più avere nulla a che fare con me, e lo capisco. Non me l'aspettavo, inutile negarlo, ma va bene così, almeno c'ho provato» il rosso scosse le spalle, sorridendo malinconicamente.

Harry non sapeva davvero cosa dire, non si aspettava un simile comportamento da parte di Niall. Non conosceva il biondo benissimo, ma da quel poco che era riuscito ad apprendere di lui, non sembrava un tipo che potesse fare una cosa del genere.

«Adesso torno a lavoro, buona giornata Harry» Ed si alzò e gli sorrise debolmente. Il riccio, però, lo richiamò, bloccandolo.

«Niall è un vero stronzo» disse, facendo sospirare il rosso.

«Harry non è necess..»

«No, zitto. Avrebbe potuto dirti di non provare le tue stesse cose, invece ha usato un comportamento immaturo, chiudendoti la porta in faccia e senza dirti una parola. Non me l'aspettavo, e probabilmente ciò è dipeso anche dal fatto che non lo conosco affatto, ma tu lo conosci da molto più tempo di me, e se non ti aspettavi nemmeno tu un comportamento del genere, allora vuol dire è che un vero stronzo» parlò con rabbia, con disprezzo, perché era tutto ciò che provava verso Niall, in quel momento.

«E tu meriti assolutamente di meglio, Ed.»

Il più grande sorrise a labbra chiuse e abbassò lo sguardo per un momento, prima di puntare nuovamente gli occhi in quelli del riccio e sospirare. «Ti voglio bene, Harry» ammise, con gli occhi lucidi. Harry boccheggiò, e un secondo dopo si alzò in piedi e lo abbracciò, stringendolo più forte che poteva.

«Ti voglio bene anch'io» disse, accarezzandogli la schiena. Ed annuì e dopo un po' si staccò, gli sorrise caldamente, e tornò alla propria postazione lavorativa.

Diamante grezzo.Where stories live. Discover now