Capitolo quarantuno.

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Harry si passò una mano tra i capelli, dopo aver bussato con le nocche contro la porta di casa di Louis. In lontananza l'aveva visto entrare in casa e si era precipitato subito lì. Sospirò, bussando nuovamente. Aveva il cuore a tremila, il respiro affannoso per la corsa, e Louis non gli apriva la porta.

«Louis!» lo chiamò, a voce alta. «Louis aprimi, per favore» continuò, socchiudendo gli occhi e poggiando la fronte contro il legno della porta. Diede poi un calcio contro essa e in risposta sentì solamente Hutch abbaiare.

«Cristo, Louis aprimi o giuro che sfondo la porta!» urlò, irato.

Louis era seduto per terra, la schiena contro la porta, gli occhi chiusi, il labbro tremante stretto tra i denti, per trattenere le lacrime. Sembrava riuscirci, anche se le urla di Harry non aiutavano a fargli mantenere il controllo della situazione. All'ennesimo pugno contro la porta, sospirò profondamente e si alzò, aprendola.

«Finalmente!» esalò, Harry, guardando il suo volto ancora parecchio sconvolto. Il riccio sospirò ed entrò in casa, senza alcun permesso.

«Non ti ho invitato ad entrare» dichiarò, infatti, Louis, guardandolo torvo.

«Louis, devo spiegarti» si affrettò a dire, il più piccolo, pregandolo con lo sguardo di ascoltarlo. Louis cedette subito, sbuffando e chiudendo la porta d'ingresso.

«Non hai nulla da spiegarmi, va bene così. Avrei preferito saperlo da te, piuttosto che vederlo con i miei occhi, ma è okay..credo» corrugò la fronte, distogliendo lo sguardo dagli occhi verdi del più piccolo.

«Anzi no, non è per niente okay, ma non importa. Hai avuto del tempo per pensare, non sei tornato, e me ne farò una ragione. Volevo solo che trovassi le palle per venire a dirmi che sei tornato con lui.»

«Che cosa diavolo stai dicendo?!» sbottò, Harry, gesticolando.

«Non sono tornato con..» il più piccolo chiuse gli occhi e respirò profondamente, calmandosi, non appena sentì la rabbia crescere in lui, verso Ben. «Non sono assolutamente tornato con lui.»

«Allora perché diavolo l'hai baciato?! Per farmi capire che è inutile che io resti ancora ad aspettarti, come un cretino?» gli urlò in faccia, il deejay, duramente. «Il messaggio è arrivato forte e chiaro, credimi.»

Harry boccheggiò, scuotendo impercettibilmente la testa. «No, Lou. Non farei mai una cosa del genere» ammise, incredulo per il ragionamento del più grande.

Louis sorrise amaramente, distogliendo lo sguardo. «Ma è ciò che hai fatto.»

«E' stato lui a baciarmi, dannazione!» quella volta ad urlare era stato Harry, facendolo sussultare. «Se avessi visto tutta la scena, invece di correre via come un pazzo, avresti visto che mi sono scansato subito» continuò, con lo stesso tono di voce.

«Ah pure? Dovevo rimanere lì a guardare il ragazzo di cui sono innamorato baciarsi il mio fratellastro? Ma che cazzo dici?» ribatté Louis allo stesso modo.

«E' stato lui a baciare me!» Harry lo chiarì nuovamente, in caso non l'avesse capito.

«Non m'importa un cazzo chi a baciato chi!» I due si stavano urlando entrambi contro, con gli occhi lucidi, fissi in quelli dell'altro, il cuore a mille, le labbra tremanti.

«E allora perché ti alteri così tanto?!»

«Perché ti amo, cristo santo, lo vuoi capire?» sbottò, il deejay, ad occhi sgranati e lucidi, il respiro ansante per le urla, il volto rosso per la rabbia.

Diamante grezzo.Where stories live. Discover now