Capitolo trentacinque.

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Harry tornò a casa sua il giorno dopo, e quando era certo di non trovare Zayn. Però, entrò comunque in casa silenziosamente, guardandosi intorno circospetto. Sospirò di sollievo quando costatò che nessuno fosse in casa.

Si affrettò, dunque, ad andare in camera sua, prese un borsone dall'armadio e ci mise dentro quanti più vestiti possibili. Prese anche dei soldi, perché quelli che aveva non gli bastavano più, e non sapeva come pagare l'hotel in cui aveva alloggiato fino ad allora.

«Sei tornato» Harry s'immobilizzò e sgranò gli occhi, quando sentì una voce alle sue spalle. Si voltò lentamente e vide Zayn accanto alla porta aperta della sua camera, che lo guardava con gli occhi sgranati.

Pian piano, però, un ampio sorriso comparì sul volto del ragazzo che «sei tornato!» ripeté, avvicinandosi di corsa al riccio per abbracciarlo più forte che poteva. «Dio, Harry, dove sei stato? Hai fatto prendere un grosso spavento a tutti.»

«C-cosa?» Harry era rigido, non ricambiò l'abbraccio, sgranò semplicemente gli occhi e boccheggiò. Com'era possibile che Zayn era felice di vederlo?

«Dove sei stato?» chiese nuovamente l'amico, staccandosi leggermente dall'abbraccio per prendergli il viso tra le mani e sorridergli, tra le lacrime di gioia che avevano preso il sopravvento non appena aveva stretto a sé il riccio.

«Zayn..cosa stai facendo?»

Il moro perse il sorriso, e lo guardò stralunato, corrugando la fronte. «Come?»

«Perché sei..sei felice? Non ti faccio schifo?» chiese, con voce tremante.
Zayn sgranò gli occhi e allora capì. Harry non era tornato a casa perché temeva il suo giudizio, e a quel punto anche quello della sua famiglia, e degli altri.

Zayn non poté negare che c'era rimasto di merda nello scoprire quella parte del suo passato attraverso un video, ma nemmeno per un secondo l'aveva giudicato. Voleva sapere il perché aveva intrapreso quella strada, certo, ma non l'avrebbe mai costretto a farlo né l'avrebbe mai abbandonato per una cosa del genere.

«No. No, Harry, assolutamente no» rispose, accarezzandogli dolcemente le guance, come a rassicurarlo, notando i suoi grandi occhi verdi divenire acquosi in poco tempo.

«Ti ho sempre detto che mai ti avrei giudicato. Sono tuo fratello, Haz, per me non potresti mai essere una cattiva persona, ti conosco meglio delle mie tasche. Sei una persona d'oro, da trattare nel migliore dei modi. Se ti va, un giorno, di parlarmi di tutto quello, io ti ascolterò, sempre senza giudicarti, né rimproverarti, né niente.»

Harry, di scatto, abbracciò l'amico e nascose il viso nell'incavo del suo collo. Un singhiozzo scosse il suo corpo e lacrime presero a bagnare il collo di Zayn, che subito accarezzò la schiena del riccio lentamente, cercando di calmarlo.

«Ehi, non piangere. Va tutto bene» parlò al suo orecchio, sollevando una mano ai suoi capelli, lasciandoci dolci carezze.

«Non è vero. Non è vero» disse Harry, scuotendo la testa e piangendo più forte di prima, stringendo in due pugni la t-shirt del moro. Quest'ultimo iniziava a preoccuparsi e quando cercava di allontanare il corpo del più piccolo dal suo, per guardarlo, lui era irremovibile, e aumentava addirittura la presa.

Zayn sospirò. «Tesoro, mi dici che succede?»

Harry tirò su col naso e chiuse gli occhi. «L-lou..» riuscì a dire, tra i singhiozzi.

Zayn capì subito che si stava riferendo al deejay, e strinse le mani in due pugni per non alterarsi. «E' solo uno stronzo, Haz. Lascialo perdere, lo dimenticherai in fretta» a quelle parole, il riccio pianse ancora di più, senza trattenere i versi disperati, scaturiti dal pianto.

Diamante grezzo.Where stories live. Discover now