Capitolo trentatré.

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Settembre arrivò in fretta, per Harry forse troppo in fretta. La data in cui si sarebbe tenuta la presentazione del compito assegnatogli dal suo professore si avvicinava, e lui era sempre più in fibrillazione.

Fortuna che c'era Louis a dargli una mano, a calmarlo quando i nervi prendevano il sopravvento, a consolarlo quando credeva di non farcela in tempo a consegnare il lavoro. Ma, proprio grazie all'aiuto del liscio, riuscì a consegnare la pen drive al suo professore in tempo, non avendo avuto, però, il tempo di vedere il video, che aveva fatto Louis, come gli aveva detto tempo prima.

Ma Harry si fidava ciecamente di Louis, ormai stavano insieme da quasi tre mesi, e la loro storia era solamente un crescendo: di emozioni, di belle parole, di sentimenti. Quest'ultimi, soprattutto, spaventavano tantissimo entrambi, dato che mai erano stati così coinvolti con una persona, in passato.

«Quale metto domani?» Louis, sdraiato sul letto del riccio, scostò il cellulare dal viso, spostando lo sguardo sul ragazzo, in piedi di fronte al letto, con due camicie tra le mani. Erano uguali, tranne per il colore. Una nera, l'altra bianca.

«Amore, staresti bene con qualsiasi cosa addosso» rispose il deejay, con un tenero sorriso ad adornargli il viso. Harry era ormai abituato a sentire il liscio chiamarlo in quel modo, mentre Louis era ormai abituato a chiamarlo così. Nessuno dei due si fece domande, in merito a ciò.

«Si ma..» il riccio sospirò, voltandosi verso lo specchio e poggiando prima una poi l'altra camicia sul suo petto. Decise poi di provarsele, ma nemmeno ciò sembrava aiutare il suo dilemma, così, come era solito accadere, il suo ragazzo andò in suo soccorso. Gli cinse i fianchi, mentre era ancora impegnato ad osservarsi allo specchio, con la camicia bianca addosso, e lo voltò verso di lui.

«Metti gli skinny neri, giusto?» Harry annuì. «E la giacca e gli stivaletti dello stesso colore» il riccio annuì nuovamente. «Allora questa camicia è perfetta. Sai, per non sembrare di essere ad un funerale» riuscì a farlo ridacchiare.

«Sei sicuro?» chiese, mordendosi il labbro inferiore.

Louis annuì, mettendosi in punta di piedi per poter arrivare a sfiorare le sue labbra e sussurrare su queste «sei perfetto, Harry Styles.»

Il più piccolo sorrise, scuotendo la testa, per poi nascondere il viso nell'incavo del collo del deejay, lasciandosi stringere dalle sue braccia possenti.

«Agitato?» chiese Louis, quando sentì l'altro emettere un profondo sospiro.

«Si, troppo. Non so perché, ma sento che andrà malissimo, ho una brutta sensazione» ammise anche a sé stesso, per la prima volta, ciò che più lo turbava.

Era da un paio di giorni che viveva perennemente con l'ansia, e non era mai successo prima d'allora. Non era il primo compito da svolgere che riceveva, ma quella volta sentiva qualcosa di diverso, che lo metteva in agitazione.

«Andrà tutto bene. Le foto sono bellissime, i tuoi discorsi altrettanto. Farai rimanere tutti a bocca aperta, amore, ne sono sicuro» Harry respirò profondamente l'odore della pelle del maggiore, socchiudendo gli occhi.

Annuì alle sue parole, seppur ancora parecchio titubante. Probabilmente la sua agitazione era dovuta al fatto che, alla presentazione, sarebbero stati presenti tutti i suoi amici, e la sua famiglia, e doveva necessariamente fare una bella figura.






Harry si sistemò un'ultima volta la giacca, davanti allo specchio. Chiuse poi gli occhi e respirò profondamente. Era nel bagno dell'istituto, a distanza di qualche minuto la presentazione sarebbe iniziata. Lui sarebbe stato il sesto, a presentare il suo lavoro, quindi doveva convivere con la sua agitazione ancora per un'ora, circa.

Diamante grezzo.Where stories live. Discover now