Capitolo tredici.

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«Bu!» Harry sobbalzò, per lo spavento, e si voltò di scatto, trovandosi un Louis, grondante di sudore, che rideva come un matto.

«Sei impazzito?» Harry aveva il cuore a mille, si era preso un grosso spavento, e in più il liscio l'aveva distratto mentre stava per scattare una foto a dir poco meravigliosa all'alba di Santa Monica, visibile dal molo.

Louis, a petto nudo, con Hutch al suo fianco, scosse le spalle, sempre con un ampio sorriso sulle labbra. Harry lo squadrò dalla testa ai piedi e deglutì più volte notando il sudore sparso su tutto il petto. Non era affatto una cosa schifosa, anzi.

«Che ci fai qui a quest'ora?» chiese Louis, poggiandosi con la schiena al legno.

Harry tossì leggermente, distogliendo lo sguardo per riprendersi dal momento di trance. «L'alba è il momento perfetto per scattare foto» rispose, osservando in lontananza il sole sorgere.

«E tu cosa ci fai qui?» rigirò la domanda, quella volta guardando Hutch, sdraiato, che sembrava davvero stanco.

«Corsa mattutina. Devo pur mantenermi in forma, dopo tutto l'alcol che bevo» ridacchiò, seguendo lo sguardo del riccio. «Hutch non è più abituato a certe cose» disse, sospirando.

«Lo costringi a venire con te? Poverino!» s'imbronciò, il riccio, abbassandosi sulle ginocchia, per accarezzare il cane.

Louis sorrise a labbra chiuse, puntando poi lo sguardo al mare, poggiando i gomiti sul corrimano. Harry intanto si sollevò e restò a bocca aperta quando osservò il profilo perfetto di Louis, reso ancora più bello dalla luce dell'alba.

Decise che quella non era un'immagine che poteva lasciarsi scappare, così riaccese in fretta la macchina fotografica, che aveva al collo, e puntò l'obiettivo sul profilo del ragazzo, rimasto incantato a guardare il gioco di colori di quel mattino.

Ma Louis si voltò, con la fronte corrugata, non appena sentì il rumore dello scatto ed Harry allontanò la fotocamera dagli occhi, mordendosi il labbro, assurdamente imbarazzato.

Il liscio lo guardò, inarcando un sopracciglio, in attesa che il più piccolo dicesse qualcosa, ma l'unica cosa che fece quest'ultimo fu schiarirsi la voce mentre si guardava intorno, con le guance rossissime.

«Mi hai scattato una foto, o sbaglio?» chiese, ghignando, il liscio.

Harry boccheggiò, e scosse frettolosamente la testa. «Cosa? No, assolutamente. Non lo farei mai. Prima ti chiederei il permesso» annuì a se stesso.

Louis scoppiò a ridere, con la testa rivolta al cielo, gli occhi chiusi in due fessure, le rughe ai loro lati, ed un bellissimo sorriso a trentadue denti a rendere il tutto ancora più bello. E no, Harry non poté tenere le mani ferme nemmeno in quel momento, così riavvicinò la fotocamera al suo occhio e scattò una foto a quel momento.

«Smettila!» lo rimproverò, Louis, dandogli un leggero schiaffo sul braccio.

«Non ho fatto nulla» ribatté, il riccio.

«Ah no? Allora posso vedere le tue foto?» chiese l'altro, ammiccando, allungando una mano verso la macchina fotografica del più piccolo, che però la strinse tra le sue mani e si allontanò, scuotendo la testa.

«No, mi dispiace. Ci sono foto private.»

«Foto di te nudo, intendi? Ma non è un problema, ormai conosco a memoria il tuo corpo» ghignò, facendo imbarazzare ancora di più il riccio.

«Cretino» sussurrò Harry. Mai si era imbarazzato con un ragazzo così tanto.

«Vieni da me?»

Diamante grezzo.Onde histórias criam vida. Descubra agora