Chapter X

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Cerco Normani per i libri e dopo avermeli consegnati mi dirigo presso l'aula di francese dove incontro Dinah.
Mi stava tenendo il posto.

«Grazie DJ»
«Figurati Laur, come va?» mi chiese.
«Abbastanza bene, a te?»
«Tutto okay, anche se non ho voglia di fare quest'ora. Uffa!»
«A chi lo dici.» finii mettendomi a ridere insieme a lei.
La lezione inizia e il professore comincia ad interrogare a tappeto.

«Vediamo chi sarà la prossima ad essere interrogata...» fece una lunga paura per poi finire.
«...Hansen!»
«Lo sapevo!» mi sussurra prima di alzare la mano per indicare dove si trovasse.
Aiutai Dinah per tutta l'interrogazione facendole prendere un voto abbastanza alto.
Il mio buon senso stava crescendo sempre di più.
Forse stavo cambiando, in meglio. Lo spero.
«Laur, cosa farei senza di te? Grazie mille davvero mi hai salvata.» le sorrisi contenta di aver aiutato un'altra amica.

Le ultime due ora furono molto noiose, come sempre.
Incontrai le tre ragazze a mensa e ci sedemmo al solito posto e parlammo di quello che avevamo fatto in mattinata.
Dopo esserci salutate, ritornai a casa, ma prima passai dal mare.
Mi rilassa sempre e non so per quale motivo ma ero veramente nervosa.

Mi fermai un'ora sulla spiaggia a guardarlo ma soprattutto a sentire il rumore delle onde.
Pensai molto e riflettei su di me, sulla mia famiglia e su un pensiero fisso nella mia mente: Camila.
Perché penso sempre a lei?
Perché sto male quando non mi parla?
Forse sono innamorata?
Forse è solo una cotta passeggera?
Non lo so ed ho abbastanza paura di saperlo.
Mi alzai dalla sabbia e mi incamminai verso casa, quando sentii vibrare la mia tasca.
Il telefono stava squillando.
Il numero era quello di mia madre. Cazzo.
«Dimmi mamma!»
«Lauren Michelle Jauregui dove sei?» mi sembrava arrabbiata, anzi molto probabilmente lo era.
«Mamma scusami, mi sono fermata un'ora al mare per rilassarmi un po'. Sai che di solito ci vengo quando sono nervosa.» risposi con calma.
«Cosa è successo? Tutto okay? Qualcosa di preoccupante?» si stava calmando.
«Niente di che davvero, nulla di importante.»
«Okay tesoro, se vuoi rimanere un po' di più al mare per calmarti non ti preoccupare, resta.»
La ringraziai e le dissi che sarei rimasta un altro po' in quel posto magico.
Studiai le poche cose che avevo per il giorno seguente e poi mi misi ad ascoltare la musica.
Alzai il volume più alto possibile, ma più che altro sopportabile per le mie orecchie e mi sdraiai sulla giacca.
Mi addormentai trasportandomi dal movimento lento e ripetitivo delle onde.

Lauren, Lauren, Lauren...
Sentivo chiamarmi, chi poteva essere?
Lauren, Lauren, Lauren...
Decisi di svegliarmi e appena aprii gli occhi vidi due nocciole puntate contro i miei smeraldi.
«Camz?»
«Lauren, ti sei addormentata, non so da quanto tempo, ma adesso sono le sette di sera.» analizzai ogni sua parola e capii che sarei morta, uccisa da mio padre perché non avevo avvisato nessuno.
«Cavolo! Devo andare a casa, mio padre mi ucciderà!» presi tutte le mie cose mettendole nello zaino e mi iniziai ad incamminare quando una mano fermo il mio braccio.
«Ehi tranquilla, mi sono permessa di prendere il tuo cellulare e chiamare tua madre per dirle che saresti venuta a casa da me. Ti ho trovata alle cinque che già dormivi e ti ho lasciata riposare. Oggi ti ho vista stanca.»
Rimasi senza parole, era stata veramente molto gentile a lasciarmi riposare e la ringraziai subito.
«Hai voglia di venire a dormire da me? Sono a casa da sola. Se vuoi passiamo prima a casa tua per prendere il cambio e poi andiamo da me.» mi domandò.
«Sento mia madre e ti faccio sapere. Dammi un attimo.» le sorrisi per poi chiamare mia madre.
Le chiesi il permesso e lei acconsentì.
«Okay Camz, andiamo un attimo a casa mia va bene?»
Annuì e incominciammo a camminare.

Ci fu un silenzio imbarazzante finché non mi feci coraggio e le domandai perché non mi avesse salutato quella mattina alla terza ora.
«Io... io non lo so.» ed abbassò la testa.
Presa dall'impulso, l'abbracciai.
Era sorpresa della mia azione, ma dopo pochissimo contraccambiò l'abbraccio, stringendomi forte a se.

Arrivammo a casa e salutai tutta la mia famiglia, come sono solita fare tutti i giorni.
A mamma presentai Camila.
«Mamma, lei è Camila! È la ragazza che mi insegna a suonare la chitarra ed io in cambio le insegno matematica.» dissi.
Mamma porse la mano a Camila che la strinse con un grande sorriso sulla bocca.
«Piacere signora Jauregui. Sono Camila Cabello.» arrossì.
«Sono abbastanza giovane, chiamami Clara per favore.» e si misero a ridere tutte e due.
«Mia madre non ci sarà questa sera e visto che sono sola, ho chiesto a Lauren di venire da me, se per lei va bene.»
«Ma certo Camila, nessun problema, l'importante è che domani andiate a scuola.» stava iniziando uno dei suoi noiosi discorsi quando la fermai.
«Ehm okay mamma, vado a prendere tutte le mie cose e poi andiamo.» afferrai Camila per un braccio e la feci salire al piano di sopra.

Aprii la porta che avevo chiuso a chiave e feci entrare Camila nella mia camera.
«Sentiti onorata, sei la prima persona e non mento quando dico prima, che entra nella mia camera.»
«Davvero? Neanche tua madre entra qua?»
Negai con la testa.
«Beh, ne sono veramente onorata allora!» disse mettendosi a ridere con la sua risata contagiosa.
Risi anche io.
Preparai una borsa con un pigiama, ovvero maglietta enorme e pantaloncini, un cambio e l'intimo.
Preparai anche lo zaino di scuola con il materiale per il giorno seguente.
Guardai Camila osservare la mia stanza dettaglio per dettaglio, ma quando si avvicinò al mio cassetto vicino al letto, le saltai addosso, facendole perdere l'equilibrio e cadendo per terra.

Spero che la storia vi stia piacendo.
Grazie per le stelline, beh continuate se vi piace la storia😊
B💖

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