Chapter XXXVI

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Uscimmo di casa e raggiungemmo la scuola, incontrando per strada due delle nostre amiche: Dinah ed Ally.

«Buongiorno ragazze!» disse Dinah.
«Normani è con voi?» aggiunse Ally.
«Veramente lo stavamo per chiedere noi.» disse Camila.
«Forse arriverà in ritardo.» aggiunse Dinah per poi entrare tutte insieme nell'edificio.
Mentre stavamo camminando per raggiungere ognuno la propria aula, Camila mi chiese su cosa avessi incentrato la mia ricerca di filosofia.
«Era basata su una fobia a nostra scelta, io ho scelto quella di baciare: la Philemafobia. È la prima che mi ha colpito.» le spiegai.
Le nostre strade si divisero ed io entrai nell'aula.

«Buongiorno ragazzi, spero voi abbiate studiato la vostra ricerca, perché oggi ho voglia di interrogare.» disse il professore sorridendo e creando un brusio tra tutti gli alunni.
Sorrisi anche io per la sua battuta.
«Jauregui, ti piacerebbe iniziare?» disse un po' presuntuoso.
«Certo.» risposi educatamente, alzandomi dalla sedia e andando a parlare davanti tutta la classe.
Spiegai la fobia scelta e al fine della spiegazione, il professore mi pose una domanda.
«E te Jauregui, hai questa fobia? Si dice di solito che se scegli un qualcosa, in questo vado questa fobia, significa che la provi.»
«Forse un po' di paura ne ho avuta. Non baciare la persona giusta sarebbe umiliante per te stesso ma anche pauroso, per esempio dei giudizi altrui. Io per mia fortuna, ho baciato e sto continuando a farlo con la persona con cui sto avendo un rapporto sano è bellissimo, quindi non ho più paura.» risposi convinta di me.
Il professore mi guardò sbalordito e il resto della classe batté le mani per il mio discorso.
Arrossii leggermente e tornai al mio posto con una A+.
Ero felice ed anche abbastanza orgogliosa di me stessa.
Interrogò per tutta l'ora.
Alcuni incentrarono la loro ricerca nella paura dell'altezza, altri nella paura della gente e altri ancora sulla paura di sognare.
Fu una lezione molto interessante secondo i miei gusti.
Finita quest'ultima, il professore mi fece i suoi complimenti e poi uscii dall'aula, dirigendomi nell'aula 107.

Camila mi stava aspettando.
«Scusami Camz, mi ha fermato il professore.»
«Perché?» chiese.
«Mi ha interrogata nella ricerca.»
«Ah davvero? Quanto hai preso?»
«A+, mi ha chiesto anche se avessi questa fobia ed io gli ho risposto che adesso non avrei nessuna motivazione di averla dato che ho trovato la persona giusta.» le sorrisi.
«Beh, sono contenta per te allora, e anche per lei, dato che quella persona è la sottoscritta. Vero?» mi disse.
«No, non sei te.»
«Come scusa?» forse si stava arrabbiando.
«No, è mia madre. Mi piace tanto stare con lei.» dissi teneramente.
Come risposta ricevetti un dito medio ed una parolaccia mimata.
Stava per uscire dall'aula ma la fermai prima.
«Sei permalosa principessa.»
«Forse un pochino.» disse aiutandosi con la mano, indicando una piccola parte.
«Sexy, comunque sottoscritta, mi vuoi dare un bacio?» le chiesi maliziosamente.
«Okay, ma solo per questa volta.» rispose per poi tirarmi dalla maglietta ed andare contro di lei.

L'ora la passammo a non fare gran che, tutte e due ripassammo per le interrogazioni che ci sarebbero state nelle ore successive, tra risate, baci di sfuggita e alcune spiegazioni di argomenti che non erano chiari alla ragazza seduta accanto a me.

«Ci vediamo dopo okay?» mi chiese.
«Vieni a mensa con noi? Ci onori della tua presenza?» le dissi scherzando.
«Quanto sei simpatica mia cara Lauren, se non vuoi posso andare da mio cugino con i suoi amici, single.» sottolineò l'ultima parola alzando gli occhi al cielo.
«Non lo faresti mai, mi ami troppo per andare con un ragazzo.» le risposi convinta.
«Stai a vedere.» concluse uscendo dalla porta della nostra aula.

La seguii fermandola per il braccio.
«Non ci provare. Assolutamente. Ciò che è mio, rimane stesso. Non avvicinarti a quel branco di deficienti, intese?» ruggii.
«Non credo di essere tua.» mi provocò.
«Ah davvero?»
Mi osservai intorno, c'erano troppe persone, ma c'era una porta semi aperta.
Collegai tutto nel mio cervello.
Sapevo cosa dovevo fare.
La trascinai dentro quella stanza che si rivelò essere un magazzino.
Chiusi a chiave la porta e spinsi con delicatezza, ma non troppa, Camila al muro.

La baciai vogliosamente, le levai la giacca e infilai una mia mano sotto la sua maglietta, accarezzandole la sua pancia con le mie mani gelate e arrivando poco più sopra del suo reggiseno.
L'altra mia mano stava sul suo collo.
Stava cedendo, le tremavano le gambe, così l'anticipai mettendo una mia gamba tra le sue, premendo sulla sua natura.

Faceva caldo, molto caldo.
Mi staccai, ma non prima di averle lasciato un segno violaceo sul collo, bello ed evidente.
«Si, sei mia principessa.» le dissi per poi aprire la porta e fuggire nel corridoio in ritardo per la lezione di arte.

Buona lettura💥
B🏳️‍🌈

Aula 107Where stories live. Discover now