Chapter LXXIX

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«Ti amo anche io Camz. Ti amo tantissimo.» le dissi per poi baciarla e successivamente addormentarmi abbracciata a lei.

L'indomani ci alzammo alle sette dato che Camila aveva il volo alle dieci.
Mi preparò la colazione e mangiammo guardando il mare che si infrangeva sulla spiaggia.
«Camz, abbiamo tempo per una doccia?» le chiesi accarezzandole i lunghi capelli mori.
«Fammi vedere l'ora.» disse osservando l'orologio «mi dispiace Lauren, non abbiamo molto tempo.»
Ci rimasi male ma capii tutto e mi andai a preparare.
Lasciammo l'abitazione e tornammo a casa.

«Mi vado a preparare, quando ho fatto, ti faccio scendere così ci salutiamo okay Lolo?» mi avvertì.
«Okay.» risposi semplicemente.
Mi lasciò un bacio di sfuggita sulle labbra e poi scese dalla macchina dirigendosi all'interno della casa.
Entrai in casa mia e salutai mia madre e tutti gli altri.
Andai in cucina e mi misi seduta sul tavolo, aspettando, impazziente e triste, un messaggio della mia ragazza.
Mia madre si mise a chiedermi cosa avevo e non resistei.
Mi misi a piangere sfogandomi e le dissi che mi sarebbe mancata troppo.
«Laur è solo una settimana, passerà presto, non puoi partire mi dispiace. Ma capiscimi non ti voglio mandare così lontano.»
«Ti capisco okay.»
Realizzai tutto.
Non c'era nessuna speranza di andare dalla mia ragazza a Cuba.
Mi vibrò il telefono e mi fiondai fuori dalla porta ma non c'era nessuno.
Allora lessi il messaggio.
«Lolo, siamo dovute andare via. Ti prego di perdonarmi, sono in aeroporto che sto aspettando. Scusami davvero. Ti amo da morire.»
Non ci potevo credere. Non mi aveva nemmeno potuto salutare.
Stavo piangendo, le lacrime cadevano calde senza fermarsi sulle mie guance, arrivando alla bocca o direttamente a terra.
Non stavo più riflettendo.
«Mamma! Prendi le chiavi della macchina e vieni con me!» urlai da fuori.
Corse verso di me, mi tirò le chiavi, che afferrai subito, e salii in macchina con mia madre.

Erano le diedi meno dieci e avevo solamente cinque minuti.
«Guida Lauren, non pensare.» mi diceva mia madre.
Stavo andando veloce e me ne stavo sbattendo di tutto.
Arrivai all'aeroporto, lasciai la macchina nella mani di mia madre, corsi dentro e cercai le indicazioni giuste.
Ero stanchissima, mi facevano malissimo le gambe anche se ero abbastanza allenata con la pallavolo, ma continuavo a correre.
Arrivai nella "sala" dove i passeggeri aspettano.
Controllai bene fin quando non vidi una persona di spalle, d'avanti ad un bancone, che stava parlando con l'hostess di terra.
Aveva una lunga treccia, vestita con i jeans celesti e le converse bianche.
«Camila?» chiamai quasi senza fiato.
La ragazza si girò.

Non era lei. Non era la mia Camila.
«Scusami.» dissi indietreggiando.
Mi sorrise e se ne andò entrando nel tunnel per andare verso l'aereo.
Non avevo fatto in tempo.
Ero stata troppo lenta e adesso ero sola nel bel mezzo della sala.
Tornai indietro, camminando lentamente dato che ero stremata.
Mandai un messaggio a mia madre spiegandole la situazione e mi rispose che mi stava aspettando senza nessun problema.
«Mamma vengo a piedi, mi faccio una passeggiata, anche se è un po' lontano. Ci vediamo a casa.»
E così mia madre tornò a casa mentre io passeggiavo a testa bassa.

Se dovessi dire a cosa stavo pensando lungo il tragitto per tornare a casa, beh la risposta sarebbe: al bellissimo nulla.
Troppe cose si erano affollate nella mia mente e nessuna si era focalizzata per bene.
Impiegai più di due ore per tornare a casa e quando arrivai andai nella mia camera chiudendo la porta a chiave.
Fanculo alla promessa.
Mi tagliai numerose volte in tutti e due i lati dei fianchi.
Mi fece male, ma lasciai stare.
In quel momento stavo male e non mi importava di niente.
Scesi a mangiare, se quello si poteva definire mangiare, dato che finii un pacchetto di patatine accompagnate dalla Coca Cola.
Restai a casa tutto il giorno senza fare niente, passando dalla mia camera e quindi il mio letto, per poi andare sul divano nel salone.
Vidi più film io che un proiettore al cinema.
Tutti drammatici o di fantasia.
Mia sorella restò con me a vedere qualche film poi uscì con le sue amiche.
Chris tornò a casa per l'ora di cena insieme a mio padre.
Mangiai pochissimo a cena e mi ritirai subito nella mia stanza ad aspettare che il sonno scendesse su di me.

Di Camila nessuna traccia, nessun messaggio e nemmeno nessuna chiamata.
Ero così incazzata, triste, urtata, depressa, sensibile che non avevo guardato più di tanto il telefono.
Mia madre bussò alla porta.
Nascosi tutto e la lasciai entrare andandole ad aprire la porta.
«Lauren? Come stai?» mi domandò mettendosi seduta sul mio letto.
«Lo vuoi sapere davvero? Nessun messaggio o altro. Niente. Potrebbe essere anche con un'altra ragazza ed io non lo saprei mai. Sto pensando a tutte le cose più possibili e non ci capisco più niente.» le risposi demoralizzata, mettendomi seduta affianco e poggiando la testa sulla sua spalla.
«Stai tranquilla amore, non le prenderà il telefono o non potrà. Non pensare subito male per favore.» mi provò a consolare.
Restai con mia madre abbracciata tutta la serata finendo addormentata tra le sue braccia.

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B🏳️‍🌈💕

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