~2

10.2K 300 24
                                    

Ps: Questa frase* è mia, quindi, essendo questo libro protetto da COPYRIGHT ©, penso che sappiate che ogni frase copiata da esso è un reato punibile penalmente.
❗️❗️❗️
Se volete scriverla da qualche parte, potete farlo solo ed esclusivamente specificando che è mia (con il mio nome o il titolo del libro).
©

<<Mentre il mio animo grida e sopravvive, il Paradiso chiude le sue porte e l'Inferno mi accoglie come sua fedele guerriera>>* sospiro, guardando fuori dalla finestra con il cuore in gola.
Trascrivo la mia frase in un diario e accarezzo la pagina, guardandomi intorno, come se qualcuno potesse irrompere all'interno di questa cella da un momento all'altro.
Scruto per qualche istante il parco triste e abbandonato, posto poco lontano da qui, e infilo rapidamente in diario sotto il materasso, dopo aver sentito il rumore della porta blindata scattare.
Osservo l'orologio notando che fra dieci minuti dovrò essere in mensa, e indosso velocemente la divisa del riformatorio, per non sorbirmi le urla di quell'arpia della direttrice.

Esco dalla stanza e la guardia fuori dalla porta mi afferra il braccio spingendomi verso la sala pranzo.
Odio questo posto, mi stanno sul cazzo tutti qua dentro.
Seh, solo qua dentro.

Varco l'entrata della mensa e mi libero dalla stretta dell'uomo in divisa accanto a me.
Tutti ovviamente si voltano dalla mia parte e bisbigliano squadrandomi dalla testa ai piedi.
Mi sono abituata ai loro sguardi, ai commenti e agli insulti, ma non mi rattristano affatto.
Io non provo più tristezza, non sento depressione, sono solo incazzata. Costantemente incazzata con il mondo e con ogni essere umano, li odio tutti dal primo all'ultimo.
Non so esattamente il motivo del loro interesse verso di me.
Probabilmente perché mi vedono strana e troppo scontrosa per essere accettata da loro.
Non sono migliori di me.
A volte si dimenticano del posto in cui siamo, non si rendono conto di esserci anche loro qua.
<<Devi rimanere lì impalata ancora per molto? Ah, e ricorda che devi essere nel mio ufficio alle tre in punto, verranno le guardie a prenderti come al solito.>> la strega mi guarda con disgusto e si dirige verso il tavolo degli educatori.

Mi ero dimenticata di dover partire oggi, devo ancora fare la valigia cazzo... beh, non che io abbia molti vestiti, ma si fa per dire.

Mio zio, ovvero il fratello di mio padre, è stato chiamato dal giudice con il compito di portarmi via da questo posto.
Dovrò stare sotto la sua tutela, e per sicurezza ci sarà qualche guardia a controllarmi per due settimane ogni mese.
Non sono per niente d'accordo con questa decisione, ma purtroppo non posso farci niente.
Sono stata spedita in riformatorio all'età di tredici anni, per aver ucciso un ragazzo.
Il motivo per cui l'ho fatto è stato più che valido, ma secondo i piani alti dovevo semplicemente difendermi.

Loro hanno capito. Non sono stupidi.
Quel ragazzo in orfanotrofio mi aveva provocato, aveva provato a toccarmi.
E lì non ci avevo visto più.
Gli ero saltata addosso e sembravo come impossessata, avevo sfogato tutto il mio dolore su di lui.
Prendevo gli oggetti accanto a me e glieli tiravo in testa.
Ricordo che era svenuto, ma io non mi ero fermata.
Avevo preso un martello e l'avevo colpito sul capo ripetutamente.
Ricordo la calca di persone che entrarono in quella stanza attirate dalle urla.
Ricordo le mani delle educatrici che mi afferravano per allontanarmi da lì.
Un mostro.
Ecco come mi hanno chiamato.
Ecco cosa sono.
Non posso dargli torto.
Non so contenere la rabbia tuttora al contrario di quello che credono qua dentro, non ho imparato niente stando in quella stanza blindata.

Non mi hanno mandato in carcere solo perché l'età prevista sono i quattordici anni in su, e io ne avevo solo tredici.
Sono passati tre anni da quel giorno, e credo che il giudice abbia deciso di farmi stare da mio zio per valutare "se sono migliorata".

You'll be MineWhere stories live. Discover now