~25

6.4K 268 16
                                    

Ciao a tutte, vi ricordo di lasciare una stellina e un commento a fine capitolo nel caso che questo vi sia piaciuto.
Buona lettura!

Axel parcheggia l'auto a pochi passi dalla spiaggia: Miami Beach è stupenda ed io amo il mare, lo sa perfettamente e il fatto che se lo sia ricordato mi procura un tuffo al cuore.
Non rammollirti.
Non mi sto rammollendo, lui è Axel, è una cosa differente.

Scende dalla macchina e dopo aver lasciato i miei tacchi al suo interno, lo raggiungo.
Axel mi aspetta sulla spiaggia, con le mani all'interno delle tasche dei pantaloni. La sua giacca elegante nera è riposta sul sedile posteriore della macchina e la cravatta, ora snodata, insieme alle maniche della sua camicia bianca, girate più volte in modo da mostrare i suoi tatuaggi sul braccio, gli conferiscono un'aria da cattivo ragazzo senza eguali.
Non si volta verso di me mentre lo affianco, ma continua a fissare il mare e le sue bellissime onde.
I miei capelli ricci vengono scossi dal vento, le mie narici si beano di quel buonissimo profumo di salsedine e libertà che regna sempre sovrano in questi luoghi.

<<Quando Abigail veniva a trovarti, tornava sempre in lacrime>> inizia a parlare, cogliendomi di sorpresa.
<<Diceva che eri cambiata, che stavi male, che non ti avremmo più riavuta indietro>> continua poi.
Stringo i pugni lungo i fianchi e penso a quanto queste parole siano reali.
<<A lei hai detto tutto, a me no>>
Ora mi guarda e ciò che vedo non mi piace per niente, i suoi occhi non sembrano solo furiosi, ma distrutti.
<<Mi hai perso per sempre, per me Asky è morta>> sostiene.
Ricevo un pugno al cuore, dopo tanti anni, risentire il soprannome con cui solo lui mi chiamava, inoltre su questa spiaggia dove tutto è iniziato, mi delude a dir poco.
<<Non sai niente, come puoi sputare sentenze?>>
<<Hai forse cercato di rimediare da quando sei tornata? Scappando come una vigliacca hai dimostrato di tenere a me o anche solo di conoscermi? Sei tu a non sapere niente, non sai niente di me perché non ti è mai importato. Se ti ho portato via da lì adesso è solo perché ho rivisto in te altro, quello che io ricordo, ma non credere che sia cambiato qualcosa>> mi grida addosso.
Lo vedo portarsi entrambe le mani sulla testa, stringere gli occhi per contenere la rabbia e riaprirli verso il mare, in modo da calmarsi.
Il mare è sempre stato la nostra valvola di sfogo, il nostro calmante, l'unico posto in grado di farci rilassare e lasciare tutto alle spalle.
Mia madre mi ripeteva sempre una frase, non era sua:
Se il rumore del mare sovrasta quello dei pensieri, sei nel posto giusto.

Quando mi diceva questa bellissima frase con la sua voce dolce e amorevole, i miei pensieri davano il via ad un numero infinito di interpretazioni.
Il mare, compie come un sortilegio sui nostri animi.
Ha il potere di ridare al nostro cuore la vita, di donarci per quel breve, ma intenso momento la pace e se questo potere, non viene da noi accolto poiché troppo persi nei nostri brutti pensieri o arrabbiati, allora dobbiamo cambiare luogo.
Il mare non è fatto per rimanere distanti, tutt'altro.
Non si può portare la nostra negatività in un luogo così bello, non si può essere così superficiali da continuare a pensare soltanto a se stessi quando difronte a te si presenta un panorama di tale bellezza.
L'Acqua, a mio parere, è un bellissimo Elemento, ma nonostante questo, so già che se dopo la morte avessi la possibilità di rappresentare un Elemento, sarei il Fuoco.
Adoro l'Acqua con tutta me stessa, poiché in grado di rilassarmi, ma il Fuoco è ciò che più mi rappresenta: scorre nelle mie vene al posto del sangue, mi bea del suo calore confortante e pieno di sostegno.
È grazie al Fuoco se sono ancora viva.
Io sono Fuoco.

<<Non è vero che non ti conosco, non hai idea di come siano andate le cose e sono cosciente del fatto che questa sia solo colpa mia, ma cazzo è stato un periodo di merda, tu neanche immagini come io mi sia sentita quando sono uscita da casa tua, senza averti detto il vero motivo per il quale ero venuta>> adesso sto sollevando la voce anch'io.
Sono sempre la prima a dire che quando si è arrabbiati la voce non si deve mai sollevare, perché dimostra solo la nostra colpevolezza e per essere stronze questo concetto va appreso.
Ma io al momento non sono arrabbiata, sono triste ed è solo a causa mia se questo è accaduto, io sono colpevole, quindi posso permettermi di gridare a tutti i venti quanto sono vigliacca e stupida, ma nonostante questo, non potrò mai più tornare indietro e riparare ai miei sbagli.
Questa regola di non sollevare la voce, la riservo ai casi umani che incontro in ogni dove durante il mio cammino, per il resto, in casi simili e quando ad avere torto sono io, a volte decido di lasciar perdere.
<<Per Abigail adesso sono un mostro, non importa quanto mi voglia bene>> continuo scostandomi i capelli dal volto <<E tu mi vedresti allo stesso modo>>

You'll be MineWhere stories live. Discover now