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<<Non preoccuparti adesso ce ne torniamo a casa>> la rassicuro tenendo sia il mio che il suo zaino e prendendo il telefono per comporre il numero di Micheal.
<<Accompagnami a casa di una mia amica>> gli ordino appena accetta la chiamata e sbuffa.
<<Sono davanti a scuola e muoviti>> riprendo a parlare, chiudendo la chiamata e sedendomi nel muretto della struttura.
<<Grazie>> sussurra Summer rimanendo in piedi con i capelli bagnati legati in una coda e con la maglietta fradicia in mano.
Appena uscite dalla mensa abbiamo provato a sistemare quel disastro, ha indossato la sua giacchina e ha provato a togliersi tutto quello schifo dai capelli, ma senza troppi risultati.
Osservo un pezzo di carota incastrato nella sua chioma bionda e sospiro stanca.
<<Che merda di giornata cazzo, ogni giorno ce n'è una>> sbotto controllando il telefono e sperando che Micheal e Ace arrivino presto.
Sposto lo sguardo sull'occhio nero di Summer che, con l'acqua, è stato liberato da quello strato di fondotinta che cercava invano di coprirne le tracce.
<<Non credevo che sarebbe diventato cosi>> sospiro con lo sguardo perso nel vuoto, mentre le immagini di quel ragazzino sorridente e sempre gioioso mi tornano alla mente.
<<Io l'ho conosciuto in questo modo, i primi anni stava nella sua camera senza neanche considerarmi. Passava ore là dentro e non usciva mai, i suoi amici andavano a trovarlo. Poi però ha iniziato ad uscire tutte le sere, a tornare a casa verso le quattro, ad urlarmi addosso, a fare feste quando casa era libera e chiudermi in camera per non partecipare>> rivela stringendosi nelle spalle e guardando la strada.
<<Non era così, è anche colpa mia>> sospiro abbassando lo sguardo.
Noto alcune teste affacciarsi dall'entrata della scuola per vedere che succede e faccio il ghigno a tutti loro in risposta.

Finalmente una macchina nera si parcheggia difronte al cancello e salto giù dal muretto raggiungendola velocemente.
Salgo nei posti dietro insieme a Summer, che tiene la testa bassa e fa di tutto per non appoggiare la testa al sedile.
<<Cazzo Alaska, ma che hai combinato stavolta>>
Micheal mi guarda di sbieco dallo specchietto retrovisore, mentre segue le indicazioni dategli da Summer.
<<Non sono stata io, ma una troia>>
<<Ah d'accordo, allora cambio la domanda. Cosa hai fatto tu alla troia?>> risponde ironico e sento Summer fare un leggero sorrisetto a quel tono canzonatorio.
<<Senti so che devo stare attenta d'accordo? Ma non posso restare lì a guardare mentre una zoccola urla addosso parole orribili alla gente e le tira il vassoio in testa>> mi difendo sbuffando sonoramente e sfregandomi le mani sul viso.
<<Si lo so che non puoi, ma devi stare attenta Alaska cazzo. Possibile che non ci sia nessuno là dentro con un po' di palle?>>
<<Stavano tutti a ridere e a guardare, non c'è nessuno che possa fare l'eroe della situazione al mio posto. Con la differenza che io sarò reputata sempre un mostro, e queste non saranno cose che mi scagioneranno, anzi. Pure con tutte le buone intenzioni del mondo, questi si aspettano che io resti a guardare>> sbotto ricevendo un'occhiataccia da Ace e poggiando la schiena sul sedile.
<<L'ha fatto solo per difendermi>> sussurra Summer guardandoli preoccupata e Micheal annuisce impercettibilmente.
<<Potrebbe esserci un video, o bravate simili Alaska. E io capisco cosa volevi fare, ma so anche qual'è il tuo carattere e sono convinto che non l'hai semplicemente bloccata>> mi rimprovera Micheal guardandomi come un fratello protettivo.
Sospiro dandogli ragione e aspetto che si parcheggi difronte a quella casa che è stata anche la mia per tutta la mia infanzia.
<<Siamo arrivati, passeremo a prenderti appena ce lo dirai, non fare troppo tardi. E dovremo stare a casa tua per qualche ora, sai che non possiamo lasciarti da sola, stiamo facendo troppi strappi alle regole con te>> risponde Ace, guardandomi anche lui con una leggera comprensione, che nonostante tutto apprezzo e mi limito a incurvare le labbra in un leggero sorriso.
Saluto i due scendendo dall'auto e recandomi difronte al cancelletto familiare.
Sento il cuore martellarmi nel petto al pensiero di tutte le notti passate qui, le giornate intere nel suo giardino o a giocare nella piscina.
Quante volte avrò varcato questo ingresso?
Non ruoto la testa nemmeno un istante, avendo troppa paura di vedere la mia casa dall'altro lato della strada.
Mia zia l'ha voluta tenere, stipulando un contratto secondo cui ai miei diciotto anni, sarebbe passata a me e la ringrazio davvero tanto per questo, ma ora non ho proprio il coraggio di vedere anche quella.
Sarebbe troppo per me.
La porta d'ingresso si apre rivelando Alis, sua madre, che stupita alterna lo sguardo da me a sua figlia confusa.
Apre il cancello velocemente e ci corre incontro non sapendo se sorridere o piangere.
<<Alaska, piccola mia, è cosi bello vederti qui, quando è stata l'ultima volta che sei venuta?!>> mi dice abbracciandomi e piangendo come pochi giorni fa.
<<E tu tesoro cos'hai fatto?>> dice subito dopo staccandosi da me e guardando preoccupata sua figlia.
<<Un incidente a scuola>> risponde lei distogliendo lo sguardo.
La madre ci accompagna dentro casa e trattengo il respiro osservando che tutto è rimasto esattamente come prima, sono comparse solo alcune foto in più e il divano è stato cambiato con uno enorme color panna a L.
<<Dopo dovrai parlarmene signorina>> le dice la madre con tono che non ammette repliche, il che mi ricorda tutte le volte che sgridava me ed Axel per una marachella commessa.
Sento il cuore stringersi nel mio petto, mentre i miei occhi continuano a vagare su tutti i muri della casa e a ricordarmi tantissimi momenti passati insieme.
<<Vai a farti una doccia, io e Alaska ti aspettiamo qui>> le dice la madre poi dandole un bacio sulla fronte, mentre Summer mi guarda per un istante e sale le scale velocemente.
<<Non sapevo fossi amica di mia figlia>> mi dice con un sorriso andando a prendere qualcosa dal frigo.
<<Uh, lo so che ti stai facendo delle domande, ma è complicato. Un anno dopo la nascita di Axel sono partita per affari e ho conosciuto un uomo e... mentre Axel stava qui con suo padre John, ho avuto una relazione con lui e da lì è nata Summer. Qualche anno fa l'ho rincontrato, John è venuto a sapere tutto e se n'è andato, mentre io e il padre di Summer ci siamo riavvicinati e... ehm. Axel non l'ha presa molto bene.>> mi spiega velocemente lasciandomi confusa.
Ha tradito John per un altro, mentre Axel aveva solo un anno?
<<Scusa e come hai fatto a non fargli vedere che eri incinta?>> le chiedo riferendomi a John.
<<Dopo il terzo mese di gravidanza, appena la pancia ha iniziato a vedersi, sono tornata a Miami da lui e gli ho lasciato la piccola, sapendo che se qua l'avessero scoperto sarebbe successo un disastro. Ho lasciato mia figlia lí con lui, ma più pensavo a John ed Axel e più mi sentivo in colpa per aver abbandonato loro per tutti quei mesi, mentendoli sul mio viaggio di lavoro così lungo.>> risponde con le lacrime agli occhi.
Io sospiro sconcertata, guardando per la prima volta questa donna con dolore, mentre il pensiero di ciò che Axel possa provare mi passa per la mente.
È stato tradito sia da me che da sua madre.
Merda che cosa ho fatto, se io gli fossi stata accanto forse lo avrei aiutato o magari...
<<Ma sono felice che tu sia tornata Alaska, magari potrai sistemare le cose. Axel tornerà come prima me lo sento>>
La donna che per anni è stata la mia seconda famiglia mi guarda con disperazione e speranza e non posso fare a meno di stringere le sue mani e non replicare.
Non posso far tornare Axel come prima, l'ho deluso. E deludendo lui, ho deluso anche me stessa.
<<Come si chiama il padre di Summer?>> le chiedo in un sussurro.
<<Jordan>> abbassa lo sguardo ed io annuisco.

<<Alaska ho fatto, vuoi uhm salire?>>
La testa bionda di Summer sbuca dalle scale e mi osserva implorante.
Mi alzo dalla sedia della cucina e, dopo aver scambiato uno sguardo d'intesa con Alis, salgo al piano do sopra.
Poso la mano sul corrimano, ricordando quando da piccola ero costretta a tenermi più in basso poiché non ci arrivavo.
Involontariamente mi scappa un sorriso, Summer lo nota, ma seppur incuriosita, non dice niente.
<<Questa è la mia camera, uhm probabilmente ci sarai già stata però ecco ora è diversa sicuramente>> dice velocemente muovendo le mani difronte a se.
<<Cosa ti ha fatto
all'occhio?>>
La sua espressione cambia radicalmente, sembra vergognarsi, poi trattiene a stento il pianto e infine la rabbia.
<<Anzi, perché ti ha fatto questo all'occhio? Non ci vuole un genio per capire che ti ha tirato un pugno>> cambio la mia domanda spostando lo sguardo sul pavimento e stringendo forte le nocche.
Lui non era così.
<<Lui non, non mi ha tirato un pugno è solo che ecco...>>
Si guarda intorno cercando qualcuno che la distragga, ma in questa stanza dalle pareti chiare ci siamo solo noi due e nessuno verrà a interrompere il nostro discorso.
<<Lui era ubriaco e mi insultava, c'erano dei tipi con lui, è stato uno di loro. Axel rideva, ma era completamente andato stava ridendo e parlando da solo>> mi confessa buttandosi sul letto con un tonfo.
<<Quali tipi?>>
<<Non lo so Alaska okay? Io non li conosco quelli. So solo che mio fratello mi odia, mi disprezza e non fa che ricordarmelo ogni giorno. Mi spintona, mi insulta, mi fa del male verbalmente, ma non alza mai le mani su di me>>
Vedo delle lacrime scorrere lungo le sue guance.
Summer porta le ginocchia a se per coprirsi e dare sfogo al suo dolore, mentre io ascolto in silenzio ciò che non riesco e non posso fare.
<<L'ho sentita mamma. Ho sentito cosa ha detto. Crede che tu riuscirai a farlo tornare come prima, io non ho idea di come fosse. So solo che in tutte le foto lui sorride e c'è questa bambina dai boccoli castani con lui...>> continua a piangere allontanando le mani dal suo viso.
<<E spero tanto che abbia ragione, spero che quella bambina possa ridargli il sorriso perché non ce la faccio più. Probabilmente mi odierà per sempre, ma potrebbe almeno rispettarmi e magari, magari in futuro capirà. Spero che tu Alaska possa ridonargli quel sorriso>>
Ormai sta singhiozzando, i suoi occhi sono rossi ed io sono qui in piedi con espressione assente.
<<Summer cosa potrei fare io? Ho tradito la sua fiducia, sono cambiata e per di più ora tratta male anche me. E quando qualcuno mi tratta in questo modo io prendo le distanze>> ribatto scocciata.
<<Io neanche ti conosco, sento così tanto parlare di te e della tua famiglia, ma sono tutte ipotesi. Nessuno sa realmente chi siete. E poi vengo a scoprire che la bambina che ricopre più della metà delle foto in questa casa sei proprio tu. Sei la mia salvezza Alaska lo capisci? Io so che stai male, lo vedo che sei stata malissimo, probabilmente anche peggio lo so. Però perfavore devi aiutarmi, lo so che ci tieni a lui>>

Cammina verso di me e posso sentire il rumore del suo cuore che sbatte contro la cassa toracica fino a farle male.
Ah no aspetta, è impossibile... è il mio cuore, non il suo.

<<Deve fare la sua parte, io non mi fido. Ho detto che sono cambiata. Mi dispiace per come è diventato e mi spiace per quello che ho fatto, ma non posso cambiare il passato. Se solo potessi, ne cambierei ogni singolo dettaglio. >>

Spazio Autrice:
Ricordatevi di lasciare una stellina e un commento per farmi capire cosa ne pensate.
Ps: Come vi chiamate?
-Asia.

You'll be MineWhere stories live. Discover now