~22

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Parcheggio la mia Maserati Ghibli nel garage dell'enorme casa a due piani, perdendomi qualche istante a curiosare le macchine accanto a me.
Osservo il mio polso finalmente libero, felice per la libertà a me concessa dal giudice, con l'unica ordinanza di non uscire dallo Stato.
Ammetto che tutti questi obblighi non fanno altro che alimentare la mia rabbia: odio essere messa alle strette o essere privata della mia libertà.
Quei deficienti credono che io mi sia pentita, ma si sbagliano di grosso, non potrei mai pentirmi di aver difeso il nome di mia madre.

Scendo dalla mia amatissima auto chiudendo con delicatezza lo sportello e la guardo con tenerezza un ultima volta, per poi imboccare la via verso l'ingresso del rifugio.
La porta è già spalancata e le voci concitate e rabbiose degli uomini all'interno, mi suggeriscono la strada da percorrere.
Mi appoggio contro la parete osservando i ragazzi e gli uomini seduti nel soggiorno, chi nel divano e chi attorno al tavolo, con un' espressione scocciata in volto.
Riconosco Tyler, Axel, Connor, Jacob, un ragazzo di diciassette anni, dai capelli castani e gli occhi del medesimo colore, amico di Connor da una vita, Mason, diciannove anni, capelli neri e occhi blu, amico un po' di tutti, faceva anche lui parte del nostro vecchio gruppo, Will, Joshua e Drew tre uomini sui quarant'anni, migliori amici di mio padre e mio zio da una vita.
Sulle pareti del soggiorno sono appesi vari quadri, ritraenti alcuni dei miei parenti più stretti, auto d'epoca di famiglia e piste con la nostra squadra in gioco.
I mobili sono rimasti sempre gli stessi, un leggero odore di marijuana aleggia nell'aria, ma non è niente di troppo forte per fortuna.
Quando mia madre era qui, nessuno si permetteva mai di fumare all'interno del rifugio, era la donna più temuta in tutta Miami: riusciva a farsi temere e rispettare al tempo stesso dei membri della gang e da qualsiasi altra persona avesse avuto la mala sorte di incontrarla.

<<Non sono venuta qui per guardarvi litigare e far esplodere il mio cervello>> mi lamento sollevando gli occhi al cielo.
Subito i loro volti si ammutoliscono e appena si voltano nella mia direzione, spalancano gli occhi e la bocca come se avessero appena visto un fantasma.
<<Oh ma insomma! Volete dirmi cosa cazzo volete da me o dobbiamo continuare a fissarci ancora per molto?>>
<<Alaska, sei proprio tu?>> mi domanda Drew, il migliore amico di mio padre, con un sorriso sul volto.
Io resto in silenzio, lo guardo senza emettere parola, ma lui deve prendere questo silenzio come un invito ad avvicinarsi, perché in un attimo sono stretta fra le sue braccia.
<<Drew, potresti evitare di stritolarmi la prossima volta?>>
<<Anch'io sono felice di vederti>> mi risponde invece con sarcasmo, sotto le risate di alcuni.
È inutile, non riesco a guardarlo, mi ricorda troppo mio padre e non posso assolutamente permettermi di cadere in uno stato di depressione e rabbia proprio in questo momento.
<<Anche a me sei mancata piccola peste, si può sapere dove eri finita tutto questo tempo?>>
Mason non ascolta le parole da me pronunciate poco fa, perché in un attimo mi ritrovo le sue braccia attorno al mio corpo ed ho un sussulto.
Non posso essere mancata a tutte queste persone, è impossibile. Non posso fidarmi di nessuno.

<<Allora? Cosa volete da me?>> domando staccandomi dall'abbraccio del mio vecchio amico, che corruga la fronte un po' deluso da questo mio gesto.
Mi conosce accidenti, cosa si aspettava?
Non li vedi da anni Alaska, speravano in un briciolo di cuore da parte tua.
<<Jason non te ne ha parlato? Devi rientrare nella squadra Alaska, beh ci sei già dentro per diritto in effetti, ma dovremmo ufficializzare la cosa>> mi risponde Jacob con uno sguardo incuriosito.
<<Non potevate mandarmi una mail? Un drone? O addirittura un gufo? Volete dirmi che ho perso minuti della mia esistenza per sapere solo questo? Sapete perfettamente che ci sono già dentro da quando mi hanno messa al mondo e da una gang non mi aspetto nessuna "ufficializzazione">> mimo le virgolette con le dita ed evito il loro sguardo insistente posato su di me.
<<Oggi non siamo presenti tutti, come sai Jason ha avuto degli impegni di lavoro e alcuni sono dovuti andare con lui, altri invece stanno svolgendo delle attività proprio in questo momento>> prosegue Jason non badando alle mie parole.
Nonostante tutto sono rilassata dal fatto che qualcuno abbia aperto bocca, immagino che se lui non fosse stato qui saremmo rimasti nel più totale silenzio.
<<A svolgere attività, ne parli come se fossero al campeggio. Avete organizzato una caccia al tesoro?>> ridacchio senza poter resistere al mio sarcasmo.
Noto Axel sollevare gli occhi al cielo e Tyler trattenere una risata.
<<Sei proprio cresciuta Alaska, ma rimani sempre la stessa bambina stronza e troppo grande per la tua età>> mi guarda teneramente Drew, facendomi salire un groppo allo stomaco che cerco inutilmente di scacciare via.

You'll be MineOnde histórias criam vida. Descubra agora