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Sfioro i morbidi tessuti con i polpastrelli, prendendo poi le grucce dei vari abiti e posandoli sul mio braccio.
Mi sistemo gli occhiali da sole neri di Michael Kors e dò una rapida occhiata intorno al negozio, per poi afferrare distrattamente degli shorts e sistemarli insieme agli altri vestiti precedentemente scelti.
Mi sento osservata da qualche ora ormai, da prima che Axel decidesse di lasciarmi da sola in questa fantastica città, senza alcun motivo apparente, dandomi solo un mazzo di chiavi in mano e la password.
<<Ha bisogno di un aiuto?>> mi domanda una commessa, sorridendomi per circostanza e indicando il mobile bianco colmo di abiti eleganti.
<<No>> dico secca, fingendomi interessata a questi, nell'attesa che si allontani.
<<Se avessi bisogno di qualsiasi cosa puoi trovarmi->>
<<A fanculo, decisamente>> sbuffo infastidita.
Lei fa una smorfia, poi, indispettita, si allontana verso una coppia di poveri ragazzi da tormentare: un classico.
La mia attenzione viene catturata da un tubino azzurro, morbido il cui tessuto termina a metà coscia, con uno scollo a cuore e da una gonna rossa e stretta della stessa lunghezza, con un top abbinato dalle spalline regolabili con una fibbia.
Afferro entrambi e mi dirigo verso la cassa, cominciando piano piano a percepire uno sguardo fisso sulle mie spalle.
Tamburello la carta di credito sul bancone fin quando la commessa non mi dice finalmente di posarla sul lettore e, con tutta la pazienza in mio possesso, riesco inaspettatamente a non insultarla quando perde tempo per chiacchierare con un suo collega.
Quando esco dal negozio con le buste fra le mani velocizzo il passo, per raggiungere al più presto la folla di persone per strada, sperando così di confondermi fra queste.
Mi immischio tra la gente, sorpassando coppie e familiari, per poi nascondermi rapidamente dietro una Mercedes grigio metallizzata, parcheggiata accanto al marciapiede.
Dallo specchietto retrovisore osservo le persone camminare tranquillamente per la strada, fin quando fra esse noto un uomo in giacca e cravatta guardarsi intorno con l'aria frustrata.
Poso immediatamente le buste per terra, sfilandomi lo zainetto in pelle nero dalle spalle e frugando al suo interno alla ricerca del piccolo oggetto.
Esulto mentalmente nel trovarlo, e attendo pazientemente che il ragazzo superi l'auto dietro la quale mi sono nascosta, per prendere le mie cose e procedere dietro di lui.
Continua a guardarsi intorno, con la mascella serrata e i pugni stretti dalla rabbia, poi si ferma, mormorando quella che dalla sua espressione penso sia un'imprecazione e prende il telefono dalla tasca dei suoi pantaloni in jeans neri.
Lo vedo passarsi nervosamente la mano fra i capelli chiari, mentre attende che qualcuno risponda alla chiamata.
La sua espressione però non sembra affatto impaurita, mentre parla continuando a guardarsi intorno alla mia ricerca: sembra più che altro rabbioso.
Leggo nel suo sguardo qualcosa che non mi piace, qualcosa che va oltre il semplice lavoro di un coglione bisognoso di denaro, decifro nei suoi occhi interessi malsani.

Detesto incontrare questo genere di persone, perché sono certa nel profondo di doverne approfittare per allontanarmi, scappare, ma è una cosa che odio, una cosa che preferisco, se possibile, evitare.
Decido quindi di superarlo, pormi difronte a lui in modo da essere notata ed è esattamente ciò che ottengo, quando, dalla vetrina di un negozio, vedo il suo riflesso.
Difatti posa rapidamente il telefono nella tasca dei pantaloni, chiudendo la chiamata senza pronunciare alcuna parola e riprende a seguirmi.
Non conosco questa città, quindi a passo spedito mi limito a svoltare nella prima traversa che trovo, lasciando la calca dei cittadini e dei turisti alle mie spalle, beandomi inoltre del lieve fresco che l'ombra dei maestosi palazzi fra i quali mi trovo mi concedono.
Procedo dritta, il più lontano possibile da quelle persone ed in quel momento, come mi aspettavo, sento i suoi passi farsi più pesanti nel momento stesso in cui mi volto verso di lui.
Mi affretto a spingerlo contro la parete, approfittando del mio gesto inaspettato, per portare il braccio sinistro difronte alla sua gola e la gamba destra a bloccargli qualsiasi movimento.
Lo sento sussultare a causa dell'improvviso e brusco contatto della sua guancia sinistra con la parete, poi mi avvicino maggiormente a lui, con il corpo teso a contrastare la sua forza e sollevo il braccio libero, impugnando la pistola fra le dita e posandola sulla sua tempia destra.

You'll be MineWhere stories live. Discover now