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È incredibile quanto il tempo passi veloce.
Ancora più incredibile è quanto sembri passare lento, nei momenti più noiosi della nostra vita.
La scuola ad esempio.
Mi trovo seduta in corridoio difronte alla porta della presidenza, aspettando che inizi questo inferno.
Per ora dovrei ritenermi fortunata, dal momento che tutti sono dentro le loro aule, ed io invece sto qui.
La verità è che, per quanto mi riguarda, è brutto essere la nuova arrivata.
In generale mi capita sempre di essere osservata:
Per il mio passato, per il mio aspetto esteriore abbastanza apprezzato, per il mio sguardo incazzato o perso fra i miei demoni...
Insomma, non passo mai inosservata.
Figuriamoci il primo giorno in una nuova scuola.
Nuova poi, si fa per dire!
In questi anni ho studiato prima in orfanotrofio e poi in riformatorio, quindi tecnicamente è da un po' che non frequento una scuola vera e propria.
Non mi mancava affatto, lo ammetto.
Preferivo stare fra persone che bene o male capivano ciò che avevo passato, e mi lasciavano i miei spazi.

<<Lei deve essere Alaska Milton, piacere di conoscerla! Io sono la preside di questa prestigiosa scuola, può chiamarmi Miss. Rose.>>
Una donna dai capelli castani raccolti in uno chignon esageratamente ordinato e con un sorriso inquietante, compare difronte a me.
Come al solito avevo la testa fra le nuvole e non mi sono accorta di quello che accadeva attorno a me.
Ma non le fa male la testa con i capelli così tirati?

Senza dire niente la sorpasso entrando nel suo ufficio, e sedendomi difronte alla scrivania.
<<Normalmente saresti dovuta andare in segreteria per ricevere il tuo orario scolastico, ma la segretaria: Miss. Caroline, mi ha riferito di temerti>> dice sedendosi nella sua poltrona girevole.
<<Siamo passate a darci del
tu?>> domando sviando il discorso.
Cosa dovrei dire? È ovvio che mi teme.
<<Oh giusto, mi spiace Miss. Alaska>>
Ora scoppio a ridere seriamente.
Miss. Rose, Miss. Caroline e
Miss. Alaska (?!)
<<Non ha senso dire Miss, non ci troviamo al palazzo reale. Tu non sei una regina ed io non sono una principessa, quindi facciamola finita con questo gioco per bambini. E lo sanno tutti che "Miss." va accompagnato con il cognome>> sbuffo nauseata dalla sua stupidità.
Vorrei essere altrove.

Miss. Sorriso Inquietante Rose tossisce ripetutamente come se stesse per morire da un momento all'altro, ed io valuto seriamente l'idea di buttarla fuori dalla finestra.
Cosa?
Fa troppo rumore, mi disturba.
Ah okay, allora...

<<Questo è il tuo orario, infondo al foglio nell'angolo destro troverai il numero dell'armadietto, con il relativo codice temporaneo in dotazione dalla scuola. Dovrai cambiarlo una volta aperto, per la tua sicurezza s'intende!>> dice dopo essersi ripresa da una sua quasi morte.
Peccato! Stavo per prendere il telefono e farle un video.
Ma tu non hai un telefono.
Uff, si fa per dire. Devi correggere tutto quello che dico?
<<Okay, mi sembra giusto, non sia mai che ci infilino dentro qualche strano animale pronto ad uccidermi!>> rispondo alzandomi dalla sedia e prendendo il foglio plastificato dalle sue mani.
<<Ehm si infatti>> sussurra un po' rossa in viso.
<<Sai, dovresti scioglierti i capelli o allentare quella crocchia, il sangue potrebbe non arrivarti al cervello. >> le consiglio bloccandomi qualche secondo difronte alla porta, per poi uscire subito dopo.

Cammino lungo i corridoi immensi di questa scuola alla ricerca del mio armadietto.
Da come ho letto nel foglio (stranamente) plastificato, è il numero diciassette.
Immagino che questo numero sia stato disponibile a causa delle dicerie su di esso.
Io sono un po' superstiziosa lo ammetto, soprattutto dopo ciò che mi è successo!
Credo di avere una specie di strana sfiga addosso che mi perseguita, e infatti, proprio per questo motivo, decido di tenermi questo numero.
Un po' mi rappresenta.
In molti lo evitano, lo guardano incerti, lo temono.
Proprio come me.
Ti stai paragonando a un numero.
Ti rendi conto che non c'è niente di poetico in questo? Non è assolutamente tumblr, insomma! Non stai parlando della pioggia, ma di un numero.

Sollevo gli occhi al cielo e raggiungo il mio armadietto, notando con un certo stupore, che i codici sono digitali e non con il lucchetto.
Non mi piace questa cosa sinceramente, preferisco il lucchetto.
Odio quando si esagera con la tecnologia.
E poi pensa se si guasta! Come faccio ad aprirlo poi?

Scuoto la testa disgustata da questo spreco di soldi inutile e cambio il codice.
Notando che se ne può scegliere uno a lettere, scrivo velocemente "neve" e lo salvo.
Vi chiederete perché, immagino!
Beh, una volta in un libro ho letto una frase: "Sii come la neve, fredda ma spettacolare" e mi ha colpito molto per la sua verità.

Poso due quaderni nell'armadietto, lasciando nel mio zaino solo l'astuccio, l'acqua e un quaderno.
Poso il mio vecchio ipod nella tasca della giacchina Adidas e chiudo l'anta dell'armadietto.
Il suono rimbomba contro le pareti di questo corridoio deserto, e sospiro pensando a quale sarà il prossimo passo.

Oh Zeus, aiutami tu!

Spazio Autrice:
[‼️Nel caso vogliate fare dei video o post su questa mia storia, in ogni social usate l'hashtag: #YBMwattpad, così che io possa trovarli.‼️]
Ciao a tutte, ho revisionato anche questo capitolo (finalmente), notando che siamo arrivati a 6K.
Sono più che cosciente del fatto che aver tolto dalla pubblicazione il libro per più di un anno e mezzo, lo ha privato di visualizzazioni che avrebbe sicuramente fatto.
Ma non importa, preferisco così dal momento che "meno sono le persone che hanno letto quelle battute oscene, meglio è".
Detto questo lasciate un like o qualche commento nel caso che la storia sia di vostro gradimento, o anche per espormi qualche critica, che mi aiuterebbe a migliorarla.
-Asia.

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