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Premo il piede destro sull'acceleratore e ascolto con un sorrisetto compiaciuto, il motore della mia Dodge Challenger SRT Demon, mentre assaporo i suoi 852 CV pregustando già la vittoria.
Nessuno è mai riuscito a battermi durante una gara di auto e mai nessuno riuscirà.
Ricordo ancora quando, in orfanotrofio, scappavo la notte per partecipare alle gare nel Bronx, come portavoce della mia gang, conosciuta da tutti come Noxious, ovvero un termine che in inglese significa nocivo.

Un'audi R8 mi affianca alla mia destra e non posso fare a meno di sghignazzare. La macchina è stupenda non c'è che dire: 610 CV che le conferiscono un'abilità di scatto da 0 a 100 km/h in 3,2 secondi.
Ciò che mi fa ridere, oltre al paragone con la mia auto, è la persona che al suo interno mi guarda con il sopracciglio sollevato, gli occhi sbarrati e la mascella serrata dallo stupore.
<<Esatto grandissima testa di cazzo, sono tornata>> borbotto fra me e me, pur sapendo che quell'uomo, nemico giurato di mio padre, non puoi sentirmi.
Distolgo lo sguardo da lui per puntarlo verso la ragazza seminuda, che si avvicina fino a mettersi fra le nostre auto.
La bionda si guarda intorno e scruta le macchine dietro di noi, aspettando che esse si posizionino con rapidità.
<<Siete tutti pronti?>> grida lei, con la sua voce da gallina che a momenti mi perfora i timpani.
Non vedo l'ora di risentire il motore della mia piccola per attutire ogni singolo rumore attorno a me.
Infatti a quelle parole non perdo tempo e premo nuovamente l'acceleratore, abbandonandomi ad un nuovo sorriso, udendo oltre al mio motore, quello di ogni auto presente su questa pista.
Adoro questa sensazione di potenza, adoro questi brevi secondi prima della gara, dove ogni auto mostra il suo ruggito in simbiosi, creando un perfetto suono pieno di cattiveria e adrenalina.
Tengo la mano destra sul freno a mano, preparandomi fin da subito ad abbassarlo e tenendo premuti sia la frizione che il freno.
<<3...>> grida la bionda, muovendo la bandierina difronte alle sue gambe.
Abbasso il freno a mano e tengo ancora il piede destro sul freno, ascoltando il battito del mio cuore farsi sempre più veloce dall'emozione.
<<2...>> poso la mano sul cambio, pronta a toglierlo dal folle e iniziare a scalare le marce.
<<1... VIA!>> grida, sollevando la bandiera e riportandola verso il basso come da copione.

Rapidamente cambio marcia, poi tolgo il piede sia dalla frizione che dal freno e premo l'acceleratore, sfrecciando per la pista con il vento fra i capelli.
Rido, mentre ascolto il debole suono degli spettatori, portato via dai rombi dei nostri motori.
Non parto troppo veloce, lasciando che un paio di macchine, compresa l'Audi R8 mi sorpassino, dandogli l'illusione della vittoria in pugno.
Sono certa che le loro auto siano truccate a livelli eccessivi: nessuno di loro sarebbe capace di svolgere una gara senza alcun tranello.
Scuoto la testa ripetutamente e rallento di poco verso la curva, per poi premere nuovamente la frizione e aumentare il numero delle marce in scala, a poco a poco, in modo da non rovinare la mia piccola.
<<Mi sto annoiando!>> sbotto dopo un po', notando che nonostante la mia velocità non si avvicini neanche al limite, le auto in grado di sorpassarmi sono state sempre le stesse.

Taglio il traguardo del secondo giro, sapendo che il prossimo sarà quello decisivo e premo leggermente con più forza il piede sull'acceleratore, sfrecciando difronte ad una Jaguar e facendo l'occhiolino al conducente.
<<Coglione!>> sbotto abbandonandomi ad una risata.

Mi avvicino all'Audi, non mettendoci ancora il massimo impegno e guardo per un istante l'uomo al volante, stringendo il mio con forza.
Nella mia testa, da un lato non ha più alcun senso lottare contro quest'uomo e considerarlo un nemico, ma dall'altro invece covo vendetta.
Io stessa detesto mio padre per quello che mi ha fatto, lo schifo con tutto il mio cuore, ma al tempo stesso c'è la stupida me del passato.
La me che ricorda quanto il mio papà fosse speciale, quando la mamma era ancora qui con noi.
Ogni mattina correvo sul loro lettone e li trovavo abbracciati sul letto a farsi le coccole, infatti spesso mi limitavo a guardarli dalla parta semichiusa della loro camera, ascoltando le loro parole dolci.
Amore.
Questo era l'unico sentimento che esprimevano anche solo con un semplice sguardo.
Bastava un sorriso, una debole occhiata, piccole frasi o parole che dicevano in contemporanea, per poi ridacchiare felici di averlo fatto.
Mi bastava sentire tutte le volte in cui si sussurravano un "ti amo", o le volte in cui mio padre lo gridava dopo aver vinto una gara su questa stessa pista, mentre la mia mamma correva verso di lui e lo stringeva forte.
Io dopo mi univo a quell'abbraccio, venendo amata a mia volta, ma naturalmente in un modo differente, non meno forte, ma comunque diverso.
Ricordo gli scherzi che si facevano a vicenda, le sorprese, le feste.
Ricordo quando il mio papà mi teneva sulle sue spalle e correvamo per il giardino ridendo, mentre la mamma ci osservava con un ampio sorriso dalla finestra della cucina.
Ricordo tutto, ricordo ogni singolo momento, ogni piccolo gesto, ogni abbraccio, ogni coccola, ogni parola.
Non voglio dimenticare.
Il mio terrore, l'unica cosa di cui io abbia veramente paura è dimenticare.
Non vorrei per nulla al mondo scordare la voce di mia madre, il suo bel viso e le sue carezze.
Non voglio dimenticare la felicità che portava nel nostro cuore.
Non voglio dimenticare quando mio padre mi trattava come se fossi la sua principessa, quanto mi proteggesse.
Non voglio dimenticare il dolore che ha provocato la morte di mia madre, la sua regina.
Non voglio scordare la nostra distruzione, il momento esatto in cui mio padre si è inginocchiato in quella stradina buia sotto da pioggia, stringendo il corpo di mia madre e gridando.
Gridando dal dolore e dalla disperazione, dondolandosi mentre le sue lacrime, per la prima volta viste da me, rigavano il suo volto e i singhiozzi gli scuotevano il petto.
Le nostre mani sporche del suo sangue, gli occhi rossi di entrambi, il dolore nel petto, le grida disumane.
Dio, quelle grida.
Stringo più forte il volante e premo maggiormente l'acceleratore.
Socchiudo gli occhi quasi udendo quel forte grido nella mia testa, ricordandolo come se fosse stato quello, il reale momento in cui mi sono accorta che tutto sarebbe cambiato.
Non voglio scordare il fatto che nonostante le sue azioni siano state orribili, sia stata proprio la perdita del suo amore a renderlo così.
Non scorderò niente e lo farò per la mia famiglia, non dimenticherò nè la felicità nè il dolore.

You'll be MineWhere stories live. Discover now