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Appena varco l'ingresso del locale, un forte odore di marijuana arriva alle mie narici e una nuvola rossa avvolge il mio viso, intorpidendomi la vista per qualche istante.
Quando riapro gli occhi scruto la grande sala, illuminata interamente da luci rosse al led.
Sulla sinistra si trova un bancone per le bibite, alla destra ci sono dei tavoli, posti ai piedi dei numerosi pali da lap dance e in fondo vi è un palco, lungo tutta la larghezza della sala.
Osservo le scale al centro dello strip club, poste a chiocciola e illuminate da luci intermittenti blu.
La musica a tutto volume perfora i miei timpani, mentre le donne sui pali, danno vita ad uno strano ballo, che sono certa di non voler guardare.
Mi dirigo immediatamente verso il bancone, pronta a bere qualcosa di forte, in modo da sopportare al meglio tutte queste luci e le canzoni terribili.
<<Cosa fai?>> mi domanda Summer sottovoce, prendendomi per il braccio e trascinandomi indietro.
<<Devo bere qualcosa, mi hai trascinata qui è il minimo>> le rispondo sbuffando.
Mi scosto dalla sua presa e prendo posto in uno sgabello metallico difronte al bancone, chiedendo al barman una vodka lemon.
Il ragazzo mi guarda per qualche secondo di troppo, indugiando sul mio viso come a voler comprendere qualcosa.
Schiocco le dita difronte ai suoi occhi per risvegliarlo dallo stato di trance e lascio che riempia il mio bicchiere, per poi berlo lentamente, in modo da godermi il sapore.
<<Non li trovo da nessuna parte, penso che possano essere su>> mi informa Summer, allungando il collo verso i divanetti riposti alle nostre spalle e facendo una smorfia, nel vedere un uomo ubriaco osservare languido delle povere, a mio parere deboli o sfortunate, ragazze.
<<Al piano superiore ci sono le stanze>> le faccio notare, indicando il cartello accanto alla scalinata a chiocciola e sollevando un sopracciglio,come a farle capire che sarebbe meglio andarcene al più presto.
Lei sbuffa, afferrando ora il mio polso con più forza e tirandomi via con sé verso quelle dannate scale.
Non oppongo resistenza, ma la seguo lentamente, bevendo con altrettanta calma il mio bicchiere.
<<Non farti venire in mente idee troppo sfrontate>> la ammonisco, percorrendo le scale a due a due, in modo da  passare inosservate agli uomini al piano di sotto.

Una volta terminate le scale ci troviamo in un corridoio, lungo fino al palco sottostante e colmo di camere sia da una parte che dall'altra.
Le grida e le risate che si sentono da queste, fanno accapponare la pelle e mi ritrovo a sperare, che non stia accadendo niente di troppo violento in esse.
Molte di queste donne probabilmente non trovano altra scelta, che svendere il proprio corpo in questo modo e per quanto la cosa mi dispiaccia, allo stesso tempo non può che disgustarmi.
Non avendo neanche un soldo, preferirei mille volte trovarmi un qualsiasi altro lavoro, piuttosto che svendermi in questo modo, non lo sopporterei mai.

<<E ora? Cosa facciamo Sherlock?>> la prendo in giro, lasciandomi scappare una risata, quando la vedo posare l'orecchio sulla superficie liscia di una porta bianca.
Summer prende il suo telefono fra le mani e osserva la posizione de fratello, sbuffando poi per la poca precisione.

Una donna dai lunghi capelli viola, probabilmente finti come i suoi occhiali neri e le ciglia, si dirige a passo svelto verso una camera in fondo al corridoio.
Ci osserva curiosa, con una muta domanda in mente e lo sguardo estremamente calcolatore, ma continua a camminare indisturbata, fermandosi solo per bussare alla porta e sistemarsi la sottospecie di camicia da maestrina che indossa.
Mi lascio scappare un finto conato di vomito, facendo scoppiare a ridere Summer, che nonostante tutto lascia trapelare come me, tutto il suo sconcerto nel vedere l'immensa debolezza di queste donne.
<<Seguiamola>> mi suggerisce poi la bionda, senza darmi tempo di ribattere e andandole dietro incuriosita.
Io spalanco gli occhi per niente convinta, raggiungendola per portarla immediatamente via da li, quando una forte voce, proveniente da quella stessa stanza, ci fa rimanere entrambe bloccate sul posto.
<<Mamma? Cosa diavolo ci fai tu qui?>> grida un ragazzo da quella camera, riferendosi alla donna dalla parrucca viola appena entrata.
La sento boccheggiare, mentre il ragazzo comincia a ridere fino alle lacrime, sicuramente sconvolto dalla scena, cosa che dimostra subito dopo, quando la risata si trasforma in un ringhio strozzato, seguito poi da un'infinità di imprecazioni più o meno divertenti.

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