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<<Non andrò a quella fottuta partita di football, con tutta la fottuta scuola, in cui gioca il tuo fottuto fratello!>>

Bel modo di iniziare la mattinata scolastica: sbottando in questo modo nel bel mezzo di una tranquilla lezione di letteratura.
Summer non fa altro che parlarmi di questa stupida partita, a cui io non voglio assolutamente partecipare, distraendomi per giunta, da una delle poche materie che il mio animo dannato gradisce.
<<Tuo cugino gioca nella squadra, non puoi fargli questo>>
<<Ed ecco a voi il reale motivo per il quale Summer Collins vuole andare a quella partita>> borbotto sollevando gli occhi al cielo.
Sfoglio il mio diario scolastico annoiata e, ormai distratta dal suo continuo parlare, comincio a tracciare dei piccoli disegni sulla carta.
<<Volete smetterla?>> domanda la bionda ai tre compagni di classe, che alle sue spalle continuano a tirarle palline di carta.
Emette un verso isterico e si volta nuovamente in direzione del banco, mentre lascia scorrere le mani fra i capelli color oro, facendo cadere alcuni dei piccoli pezzi di carta impigliati fra essi.
I ragazzi, palesemente compagni di squadra di Axel, ridacchiano come dei bambini, strappando un altro foglio dal loro quaderno di letteratura.
<<Che spreco di carta, non hanno alcun rispetto per il mondo>> borbotta lei scocciata, brandendo il suo astuccio viola a mò di mazza da baseball e colpendo al volo una delle tante palline.
<<E che spreco di ossigeno>> aggiungo io sottovoce, ma le mie parole vengono sovrastate immediatamente dal sospiro generale che segue il suo gesto.
Osserviamo trepidanti la pallina, che rapidamente vola sopra le teste dei nostri compagni di classe, dirigendosi indisturbata verso la piccola scollatura dell'insegnante, troppo persa nella sua introduzione su Boccacio per rendersene conto.
Tutti trattengono il fiato, finché la forza di gravità non ha la meglio, seguito poi dalle grida concitate dei giocatori di football alle nostre spalle.
<<Touchdown!>>
Poso una mano sulla fronte divertita, mentre ogni alunno presente si lascia andare ad una risata liberatoria e l'insegnante, scossa e imbarazzata, esce di corsa dall'aula.
<<Non è successo sul serio>> pronuncia lentamente Summer, coprendosi gli occhi con le mani e aprendo poi una piccola fessura fra l'indice e il medio, per guardarmi supplicante.
<<Suvvia, non essere così melodrammatica>>
<<Io non sono te Alaska>> mi fa ovviamente notare, tastandosi le guance rosse e calde dall'imbarazzo <<Non mi faccio mai notare in classe>> aggiunge appena in tempo, prima che uno dei ragazzi la raggiunga scompigliandole i capelli con un sorriso.
<<Ti sei meritata la mia felpa>> le riferisce, sfilandosela con un gesto secco e rimanendo con una semplice canotta nera stretta, che lascia sospirare le oche in calore presenti nella nostra classe.
Non gli rivolgo alcun tipo di sguardo, continuando anzi a colorare fra le pagine del mio diario, il disegno dell'occhio appena raffigurato.
<<N-non devi, t-ti servirà>> balbetta la mia amica, tentando inutilmente di nascondersi, spostando i capelli biondi sul viso.
<<Ne ho tante altre>> risponde lui con ovvietà <<Almeno stasera saprai per chi tifare>> aggiunge, facendole un occhiolino e tornando dai suoi amici, che gli battono il cinque emozionati.
<<Come si chiama quello?>> domando io annoiata a Summer, che imbarazzata e felice come una piccola bambina al Mc Donald's, indossa la calda giacca con lo stemma della scuola sul davanti in alto a destra e il numero 7 stampato in grande dietro la schiena, con sotto il cognome "Morrison".
<<È Cole Morrison, ovviamente!>> esclama lei su di giri, guardando poi spaventata la porta dell'aula appena varcata dall'insegnante.

Un'ora, mille imprecazioni, infinite sgridate e innumerevoli desideri di commettere un omicidio dopo, mi dirigo stanca verso la palestra, con lo zaino sulle spalle appena svuotato dai libri.
<<Vi comportate come se avesse davvero importanza>> ragiono io a voce alta, colpita dai numerosi studenti, intenti a correre da una parte all'altra con striscioni, bombolette spray, coriandoli, stelle filanti, poster e tanti altri oggetti composti dagli stessi colori della scuola: rosso, bianco e nero.
<<È importante! Questa partita darà inizio alle gare per il campionato>> mi fa notare Summer, accarezzando la felpa e rivolgendo un sorriso all'ambiente circostante.
Le lezioni sono state improvvisamente sospese qualche minuto fa e tutto ciò che ci è stato detto di fare fino alle 15, è addobbare la scuola per la stupida partita di questa sera.
Continuo a non capire il motivo di tale emozione, a meno che...
<<Ci sarà forse del sangue?>> domando speranzosa, con gli occhi luminosi e il tono d voce forse eccessivamente alto.
<<No!>> esclama la bionda, facendomi sfuggire una smorfia di disappunto.
Una volta giunte in palestra, non posso fare a meno di domandarmi per quale assurdo motivo, io mi sia fatta convincere a recarmi in un posto così affollato.
<<Milton e Collins!>> esclama un insegnante.
Il mio cognome e quello di Axel accostati, portano il mio corpo a fremere da strani e sconosciuti brividi, ma nel momento stesso in cui Summer parla, mi accorgo di aver inteso male.
<<Si?>> domanda infatti, avvicinandosi all'insegnante di religione con enfasi.
<<Servirebbe un aiuto in più allo stadio, vi andrebbe di pensarci voi? Fra la preparazione dei punti di ristoro, la distribuzione dei volantini, la vendita dei gadget scolastici e l'allestimento, stiamo andando in crisi>> risponde lui, portandosi le mani sulla testa, forse cercando un appiglio, che per sua sfortuna non trova.
Mi accorgo della leggera smorfia che compare sul suo volto, nel momento stesso in cui le mani scivolano via dalla testa calva, senza trovare alcun capello a trattenerle.
<<Certo, ne saremo più che onorate>> dice immediatamente Summer, senza darmi neanche il tempo di dire una parola, che l'insegnante ci porge due scatoloni per ognuna, per poi correre verso un gruppo di adolescenti giustamente più interessati a farsi i cazzi propri, che a pensare a certe stupidaggini.
La bionda apre una scatola incuriosita, dalla quale il tessuto di una felpa rossa sbuca immediatamente fuori, mostrando con orgoglio lo stemma della squadra.
Summer fruga fra gli oggetti, spostando delicatamente le felpe e le magliette rosse, bianche o nere, per poi osservare i vari cappellini, le bandiere, i poster e chi più ne ha più ne metta.
In ognuno di questi oggetti ciò che li accomuna non è solo l'uso dei colori, ma lo stemma.
Prendo una felpa nera e lo osservo meglio, posando le mie dita lungo il contorno bianco, per poi sfiorare la pantera nera posta al suo interno e la N, rappresentante per l'appunto la Northern Academy, in rosso fuoco, proprio al centro della figura e in tutta la grandezza dello stemma.

You'll be MineWhere stories live. Discover now