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Ciao a tutte, vi ricordo di lasciare una stellina e un commento a fine capitolo per farmi sapere cosa ne pensate.
Buona lettura!

A volte mi ritrovo a pensare a quanto la mia vita sia uno schifo.
Insomma, vedendo una ragazza di sedici anni nessuno si aspetterebbe mai un passato simile.
Molto spesso anche io mi rifiuto di credere che tutto questo sia reale, aspetto sempre che qualcuno sbuchi all'improvviso con una telecamera e mi dica che è tutto uno scherzo, che mia madre è viva, che mio padre non si è comportato come una merda con me, che i miei migliori amici sono ancora qui al mio fianco...

E dire che è cambiato tutto da quel giorno.
Il mio futuro era già scritto in parte, da piccola sapevo già cosa avrei fatto e quale sarebbe stato il mio posto, a volte sognavo a quale altro lavoro avrei potuto fare nel mentre.
Passavo ore e ore sdraiata sul tetto della mia abitazione, con la coperta e il cuscino a guardare le stelle.
Quella luna piena e luminosa sembrava sempre parlarmi e accogliermi fra le sue braccia, tutt'oggi quando guardo la luna mi sento sciogliere.
Nessuno ha mai avuto la capacità di calmarmi come un vasto cielo stellato o la spiaggia durante la notte: sono spettacoli travolgenti, ti riempiono il cuore e ti fanno sentire davvero viva.

È cambiato tutto da quel giorno.
Avevo sette anni quando mia madre è morta.
Era il 27 Maggio del 2008.
Da quel momento il poi, mio padre mi ha reso la vita un inferno.
A undici anni mi hanno spedito in orfanotrofio, giorno in cui ho perso il mio punto di riferimento, Axel.

Già, Axel.
Il tutto pare tragicomico.
Lui è completamente assente attorno a me, quando mi guarda sembra provare solo odio, ribrezzo e a volte indifferenza, ma quest'ultima credo sia dovuta solo ad un suo vano tentativo di nascondere la rabbia repressa che cova nei miei confronti.
Non so niente di lui, da quel giorno non ho saputo più nulla.
Ho un buco di cinque anni e se ci penso mi sale il sangue al cervello.
Cinque anni rinchiusa in quelle due gabbie, da sola, totalmente sola e abbandonata a me stessa.
Tornando indietro sinceramente farei la stessa cosa, non direi mai ad Axel nulla di tutto questo. Nonostante io mi senta in colpa, reputo ancora peggiore il pensiero di lui cosciente del luogo in cui io sarei andata.

Abigail sapeva tutto, sapeva dove mi avrebbero spedita, aveva luogo e indirizzo.
Ogni tanto mi veniva a trovare, parlavamo del più e del meno nella stanza comune dell'orfanotrofio, sperando che tutto passasse o che qualcuno si interessasse a me e mi venisse a prendere e successivamente dentro quella specie di scatola buia e fredda del riformatorio, con solo noi due e le guardie, i miei polsi incatenati alla sedia, la divisa addosso e lo sguardo sempre più freddo ogni giorno che passava.
Dopo il casino che avevo combinato all'orfanotrofio, Abigail aveva iniziato a guardarmi come un mostro, come se non mi riconoscesse più.
Io non facevo nulla per dimostrarle il contrario, ero sempre più fredda, sempre più apatica.
Non volevo sentirmi dire di aver sbagliato, non volevo che lei continuasse a ripetermi che non ero più la stessa, che non ero come l'amica a cui lei voleva bene.
Ma io ero cambiata.
Io sono cambiata.
E come si fa ad aggiustare un cuore ridotto in mille pezzi?
Niente e nessuno può farlo.
L'amore direte voi.
Sì, l'amore è un sentimento in cui io credo grazie ai miei genitori, non oserei mai e poi mai criticare questo sentimento, nonostante io non lo abbia mai provato.
Credo che l'amore riuscirebbe a donarmi un po' di ossigeno, mi darebbe la speranza, la voglia di andare avanti e tenterebbe di mettere insieme tutti i pezzi del mio cuore.
In parte ci riuscirebbe, almeno il tanto di tenermi in vita e farmi conoscere la felicità, ma non riuscirebbe mai a completare l'intero puzzle senza tutti i pezzi.
E io, alcuni pezzi, li ho persi strada facendo.

Io leggo molto, non so cosa sia realmente l'amore, ma lo reputo così.
E da un lato mi terrorizza, perché so che se lo provassi, ed io parlo solo di quello vero si intende, poi avrei paura di un errore, di un passo falso.
Avrei paura di trovarmi in cima alla montagna e poi di ripiombare verso il basso.
Non so se riuscirei più a risollevarmi.
Perché dico questo?
Beh, mi basta pensare a mio padre.

You'll be MineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora