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Guardo la sveglia sul comodino che segna le 2:40 e sbuffo.
Non riesco a prendere sonno, ho troppi pensieri per la testa e se mi addormentassi adesso farei degli incubi, ne sono certa.
Gli incubi che faccio io sono tremendi.
Sogno gente putrefatta, o morti che vagano all'inferno, persone che vengono torturate... ma nel peggiore dei casi, rivivo il mio passato.
E vi assicuro che preferisco vedere corpi in decomposizione, che il mio passato, anche se sono pienamente consapevole del fatto che i miei incubi sono tutti collegati ad esso.

Mi alzo dal letto e vado verso l'enorme scrivania, per prendere il Mac book dorato sopra essa.
Sollevo gli occhi al cielo pensando ai tentativi inutili di mio zio Jason per farsi perdonare, ma levo quasi immediatamente la mia espressione scocciata.
Insomma, stiamo pur sempre parlando di roba costosa, per la miseria!
E mi fa più che piacere.
Accendo il Mac e apro Netflix.
Tyler l'altro giorno mi ha detto che potevo accedere tranquillamente al suo abbonamento, quindi sono apposto.
Scorro fra le varie serie tv, fino a trovarne una interessante: si chiama "Pretty Little Liars", e dalla trama mi ispira molto.
Passo tutta la notte a guardare alcune puntate della prima stagione, e dopo un paio d'ore mi addormento.

*
Un rumore assordante mi costringe a tapparmi le orecchie e a mettere la testa sotto il cuscino.
Ma che succede?
Sollevo la testa pronta ad uccidere chiunque sia entrato nella mia stanza, ma ciò che vedo mi lascia esterrefatta.
Innanzitutto mi accorgo dei miei capelli bagnati fradici e incollati al viso, successivamente vedo quel cretino di mio cugino camminare per la mia stanza sbattendo ripetutamente un mestolo su un pentolone.
<<Hai firmato la tua condanna a morte>> grido lanciandomi addosso a lui e facendogli perdere l'equilibrio.
Il fracasso che si sente dopo la nostra caduta è enorme, ma sono troppo impegnata a risollevarmi e trascinare Tyler in bagno, per farci caso.
<<Ora mi dici cosa stracazzo ti salta in mente alle sette del mattino>> continuo a gridare costringendolo ad entrare nella vasca.
<<Non ti svegliavi>> si giustifica leggermente impaurito.
Credo che il mio sguardo, riesca a trasmettergli tutto l'odio che provo per lui in questo istante.
<<Neanche con l'acqua in testa ti sei svegliata>> aggiunge.
<<Stai fermo lì>> gli ordino, per poi azionare il getto d'acqua fredda e bloccarlo la sotto per non scappare.
Non sono una tipa che urla.
Di solito non lo faccio mai, neanche quando litigo o lancio frecciatine a qualcuno.
Il motivo è che non ha senso urlare quando litigo con una persona, soprattutto se voglio fare la stronza.
Se dico risposte taglienti con un tono calmo, la gente si infastidisce immediatamente e si sente presa per il culo il triplo.
Ma questo è un caso differente, e penso che chiunque starebbe dalla mia parte.
<<Ti piace l'acqua gelida? O non è abbastanza?>> gli chiedo con un ghigno sul volto.
<<B-basta ti prego,
s-scusa!>> grida annaspando e dopo altri cinque minuti, lo lascio andare.

Tyler corre verso la sua stanza per asciugarsi, ed io ne approfitto per farmi una doccia tiepida e per cambiarmi.
Esco dalla mia camera pronta e con lo zaino in spalla.

Non avendo avuto il tempo di asciugarmi i capelli, dato che per colpa di Tyler li ho dovuti lavare, mi sono fatta le Natte (parola in francese per indicare le trecce che partono dall'attaccatura dei capelli, in poi).
Scendo in cucina e mi siedo a tavola per mangiare due dei muffin ai mirtilli, preparati da mia zia Christine.
<<Buongiorno tesoro>> mi sorride, ed io ricambio il saluto.
Non ho niente contro di lei, bene o male è sempre venuta a trovarmi ogni tanto.
<<Dove sei stata ieri sera cara? Non voglio metterti sotto pressione, sia chiaro, però lo sai che mi preoccupo. Magari la prossima volta potresti mandarmi un messaggio per dirmi l'ora in cui torni>> mi domanda con voce gentile, ed io mi sento immediatamente in colpa.
Mia zia è talmente tanto dolce, che è impossibile litigare con lei o rispondere male.
<<Ho fatto un giro in moto difronte alla spiaggia e non ho un telefono. Però a prescindere non avrei scritto.>> dico gustandomi i Muffin.
Sono davvero buoni, è bravissima a cucinare.
In questa villa hanno una cuoca e diverse governanti, ma mia zia adora cucinare, quindi a volte lei e Polly lo fanno insieme.
<<Ti serve assolutamente un cellulare allora! Oh, e un'ultima cosa... sai dirmi a cosa erano dovute quelle urla?>>
<<Tuo figlio e i suoi tentativi di svegliarmi>> rispondo evitando la sua esclamazione.
<<Alaska è pericolosa!>> dice Tyler entrando nella cucina e sedendosi nel lato opposto al mio.
<<Mi hai tirato un secchio d'acqua in testa e hai preso a mestolate un pentolone enorme nel tentativo di svegliarmi>> gli faccio notare riservandogli un'occhiata gelida.
Lui rabbrividisce senza replicare e la madre scuote la testa.
<<Dovrò chiamare due governanti per asciugarti il materasso Alaska>>
Faccio un mezzo sorriso per ringraziarla e dopo essere andata in bagno, metto lo zaino sulla spalla ed esco di casa.
<<Signorina la accompagno io>> mi ferma l'autista, affiancandomi e aprendo il cancello.
<<Va bene>> annuisco raggiungendo la limousine difronte la villa, per poi aprire la portiera posteriore e trovare Tyler al suo interno.
<<Cuginetto>> lo sfotto facendolo sobbalzare dallo spavento.
<<Il tuo sguardo è una macchina assassina>> sussurra ed io scoppio a ridere.
<<Oggi dei miei amici vengono a casa dopo scuola>> mi avvisa ed io annuisco in risposta.
<<Se vuoi stare con noi, non c'è problema Alaska>>
Non rispondo alla sua frase e rivolgo lo sguardo verso il finestrino.
Non so se mi va di stare in mezzo a un gruppo di giocatori di football egocentrici.

Una volta arrivati difronte a scuola, apro la portiera della limousine, catturando le occhiate di parecchi studenti.
<<Che l'inferno abbia
inizio!>> mi sussurra Tyler posandomi un braccio attorno alle spalle.
Varchiamo il cancello d'ingresso sotto gli occhi vigili degli studenti e in lontananza adocchio il gruppetto di mio cugino.
<<Io entro>> lo avviso una volta arrivati accanto a loro, per poi spingere la porta in vetro ed entrare.
Vado verso il mio armadietto, riponendo al suo interno i libri e mi dirigo verso il corso di latino della professoressa Stevenson.
Una volta entrata dentro la classe noto tre gruppetti:
Il primo si trova ai banchi difronte alla cattedra ed è composto dai secchioni, il secondo sta nei banchi del mezzo e comprende le ragazze timide ed emarginate, mentre l'ultimo è infondo alla classe al centro.
Indovinate da chi è formato?

A grandi passi mi dirigo verso il penultimo banco vicino alla finestra e poso il mio zaino sulla sedia per non sporcarlo.
<<Buongiorno ragazzi!>> una donna sulla trentina e con un sorriso cordiale, posa la sua cartella sulla cattedra e si siede.
I gruppi si sciolgono e i ragazzi vanno a sedersi nei loro rispettivi banchi.
Il posto vuoto accanto al mio viene occupato da una ragazza dai capelli biondi naturali, cosa che mi capita di vedere raramente, e mi rivolge un sorriso timido.
<<Sicura di voler stare vicino a me?>> mi domanda con una voce tenue ed io la osservo stranita.
<<Si perché?>>
<<N-niente così, è la prima volta che qualcuno si siede accanto a me>> risponde balbettando ed io lascio correre.
Non voglio obbligarla a dire qualcosa, non la conosco neanche.
<<Mi chiamo Alaska!>> mi presento pensando alle parole di mia cugina.
Non sono solita farmi delle amiche, dal momento che in genere le ragazze che incontro sono puttane e false, ma lei mi sembra persino ingenua.
<<I-io sono Summer>> mi risponde stupefatta.
<<Sapevo già il tuo nome, è molto raro e per di più sei una Milton: In questa scuola le voci girano purtroppo. Inoltre degli occhi così particolari come possono passare inosservati?>> mi domanda ed io mi irrigidisco.
<<Non pensare male, a me non importa conoscere i segreti della tua famiglia>> dice velocemente ed io evito il suo sguardo.
Tutti vogliono sapere.

You'll be MineWhere stories live. Discover now