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Scendo dall'auto velocemente e vado verso l'entrata della scuola, soffermandomi qualche secondo per osservarla.
<<È questa?>> chiedo per sicurezza e Tyler annuisce.

Percorriamo la scalinata ed entriamo all'interno della struttura, aprendo la porta a vetro.
All'interno noto un corridoio ampio difronte a me e due ai lati.
<<Io devo andare al quarto piano, dove si trovano i dormitori; la segreteria si trova nell'ala Nord, ovvero l'ampio corridoio difronte a te. Potresti perderti, ma ci sono dei cartelli quindi non avrai problemi a trovarla>> Tyler mi guarda impaziente di salire dai suoi amici, quindi con un cenno della testa, gli indico di andare.

Seguo le indicazioni verso la segreteria e quando arrivo, apro la porta di scatto.
Una scrivania laccata di bianco si presenta davanti a me, insieme ad una libreria e una quantità indefinita di fogli sparsi sul pavimento.
Sollevo un sopracciglio confusa e mi guardo attorno, ma ciò che vedo sono solo dei quadri ritraenti un vecchio dalla folta barba bianca, una pianta al lato destro dell'entrata e una porta dietro la scrivania.

Mi avvicino ad essa calpestando i fogli per terra, e noto un campanellino.
Poso l'indice su di esso ed emette un suono netto e preciso.
Faccio per andarmene scocciata dall'attesa, ma una donna sulla cinquantina vestita di tutto punto, spalanca la porta dietro la scrivania e si siede.
<<Dovrei iscrivermi a questa scuola, la mia iscrizione è stata tenuta in sospeso perché mancavano questi>> dico cercando di attirare la sua attenzione, e posando i fogli sulla scrivania.

Lei mi guarda per un secondo innervosita e torna ad usare il suo computer tranquillamente.
<<Mi scusi?>> domando cercando di mantenere la calma, ma senza ottenere nulla.
<<Ah, ma vai a farti fottere>> sbotto andando verso la porta.
<<Ma come ti permetti! In questa scuola non è ammesso questo linguaggio scurrile.
Educazione! >>
Ma mi sta prendendo per il culo?
<<Io ti ho detto il motivo per cui sono venuta qua, ma mi hai guardato con sufficienza senza rispondere, a me questo non sembra tanto educato>>

Le sue pupille si dilatano e prende velocemente i fogli che le ho posato sul banco.
<<Come immaginavo. Alaska Milton!>> legge con un ghigno e mi guarda male.
<<Questa scuola non è adatta a un'appestata trovatella come te, ti consiglio di uscire da quella porta>>

Appestata trovatella?
<<Non ti hanno mai detto che chi si fa i cazzi suoi campa cent'anni? Non credo ci siano degli standard sulla vita fuori dalla scuola degli studenti, per entrare qua dentro. Mi parli tanto di educazione, ma rivolgersi in questo modo non è per niente educato e dimostra quale persona di merda sei>> sbotto incazzata.
<<Ti conviene non aprire più la bocca difronte a me, perché da qui all'ospedale ci arrivi in un attimo, te lo posso assicurare. Sono certa che tu abbia letto anche che ho passato questi ultimi anni in riformatorio, il motivo non c'è scritto, ma puoi immaginarlo.>> continuo con voce totalmente rilassata nonostante il nervoso e un'aria di sfida sul volto.
Ho imparato che se si risponde a tono alle persone e se ci si mostra rilassati, loro si innervosiscono di più.
Urlare non serve a niente.

Ho questa strana capacità di capire, solo dagli occhi, com'è realmente una persona.
Lo so che sembra assurdo, ma non sono dei pregiudizi i miei, e non si sono mai rivelati errati comunque.
E guardandola sono arrivata alla conclusione che è una zoccola.

<<Lunedì dovrai passare qui in segreteria a ritirare l'orario scolastico.>> dice spaventata.
Adoro l'effetto che faccio alle persone.

Esco finalmente dalla segreteria sbattendo la porta.
Oggi ho già visto troppe persone.

Ho un carattere particolare:
Sono molto stronza e acida devo dire, ma ci sono dei giorni come questo, in cui preferisco il silenzio assoluto.
Non parlo molto e me ne sto per le mie.
Credo che questo sia dovuto dal fatto che oggi sono tornata qui a Miami.

You'll be MineWhere stories live. Discover now