Capitolo 16

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Quasi come se fosse un riflesso condizionato anche lui inizia a schizzarmi, facendomi rispondere a mia volta. 

Possibile che a diciannove anni ci si comporti ancora come dei bambini? Io posso parzialmente giustificarmi visto che sono ancora diciottenne; ma poi nemmeno così tanto.

Lentamente cerco di avvicinarmi e, una volta che sono a qualche passo di distanza da lui, mi ci getto sopra cercando di farlo andare sotto acqua. Ovviamente, visto che sono forse la sua metà se parliamo di massa muscolare, non riesco pienamente nel mio intento; ma almeno riesco a farlo cadere all'indietro, facendolo bagnare totalmente.

Mi allontano a passi veloci sapendo che, indubbiamente, vorrà vendicarsi. E' alquanto scontato.

Infatti quando si rialza in piedi, completamente bagnato, mi si avvicina in un batter d'occhio. 
Purtroppo io, invece di allontanarmi ulteriormente, rimango immobile dove sono, forse anche con la bocca aperta, troppo concentrata su di lui per capire cosa sta succedendo realmente.

Camilla, per piacere, riprenditi.
È Edoardo.
Lo conosci da una vita.
Si però, cazzo, è praticamente perfetto!

Nel giro di forse cinque secondi me lo ritrovo addosso e, visto che non assomiglia nemmeno lontanamente ad una piuma, cadiamo all'indietro facendo un rumore sordo in acqua. 

Quando riemergiamo ci mettiamo entrambi a ridere come se non avessimo nessun tipo di preoccupazione. La nostra è semplicemente una risata spensierata. 

Le mani di Edoardo sono ancora sulla mia vita e, solo ora, mi accorgo solo ora che ci siamo allontanati dalla riva visto che ora l'acqua mi arriva poco sotto il seno.

"Ti ricordi quando facevamo le gare di tuffi alle elementari?"
Chiede, continuando a ridere.

"Certo che me lo ricordo, ero la migliore"
Mi pavoneggio, ricordando quanto mi sentissi fiera nel riuscire a batterlo. 

Siamo sempre stati competitivi fra di noi e, quando riuscivo a vincere una sfida, mi sentivo un po' come una regina. Peccato che i tempi delle competizioni e dei giochi siano finiti da un bel pezzo. Mi mancano quei tempi. Mi manca perfino vederlo con un grembiule blu addosso. Oddio quanto era carino!

Lui alza gli occhi al cielo, smettendo di ridere per poi appoggiarmi due mani sulle spalle e spingermi sotto acqua, trattenendomi.
Ma che simpatico.

A questo suo gesto faccio esattamente come mi ha insegnato mio papà: vado ancora più a fondo, facendogli perdere la presa ed iniziando ad allontanarmi. 

È una cosa che mi ha spiegato al mare quando una mia amica mi si era aggrappata alle spalle perché non era capace di nuotare, facendomi spaventare immensamente. Quando ci si ritrova nella situazione di dover sostenere due pesi è quasi impossibile rimanere a galla, soprattutto per una bambina di sei anni, quindi papà mi aveva detto che se mi fossi ritrovata ancora in una situazione del genere non mi sarei dovuta preoccupare troppo ma sarei dovuta andare ancora più a fondo.

Chi non è capace di nuotare non ti seguirà mai. 

E, a quanto pare, ha funzionato anche con Edoardo perché quando riemergo, alcuni metri più in là, lui si sta guardando intorno.

Ho sempre amato nuotare, ma solo come hobby, non come sport. Non sarei mai riuscita a farlo diventare uno sport. Non so davvero spiegarmi il motivo, è così e basta.

Quando mi vede si affretta a raggiungermi e a me non ci vuole molto a capire che ci tocco solo in punta di piedi. Vaffanculo, a vole un paio di centimetri in più non mi dispiacerebbero per niente.

"Non vale usare questa tattica con me"
Borbotta, avvicinandosi e rimettendomi entrambe le sue mani sui miei fianchi.

Ho già nuotato vestita; ma nuotare anche con una felpa è davvero una rottura di coglioni e adesso lo so per certo. 

Si scrive errore ma si legge amoreWhere stories live. Discover now