Capitolo 28

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Rimango alcuni secondi imbambolata sul posto prima di capire che non posso assolutamente lasciare che questa conversazione si fermi qui. Odio sapere che Edoardo è arrabbiato, soprattutto se lo è con la sottoscritta.

D'impeto apro la porta della mia stanza e mi dirigo verso la sua, iniziando a bussare insistentemente. Voglio parlargli. Voglio mettere in chiaro le cose.

"Edo ti prego, aprimi"
Sbotto sperando che possa ascoltarmi. 

Cavolo, ogni volta che proviamo a parlare di ciò che c'è o non c'è fra noi arriviamo sempre o a litigare o a baciarci! Sembra quasi un gioco. 

"Fottiti Camilla!"
E questo è esattamente quello che volevo sentirmi dire. Non aspettavo altro.

Sbatto un pugno contro la porta, appoggiando poi la testa su di essa.

"Edoardo, ti prego"
Esclamo in modo altamente patetico ancora con la fronte appoggiata sulla superficie in legno.

"Non ho più nulla da dirti!"
Risponde, facendomi sbuffare affranta. 

"E poi sono io la bambina?"
Chiedo allontanarmi di un passo, infastidita da questo suo comportamento che non gli si addice per nulla. Possibile che sia così infantile quando vuole? 

E ora cosa dovrei fare? 

Rimango ferma in corridoio, cercando di pensare a qualcosa, fino a quando una famiglia mi passa accanto e mi squadra da capo a piedi. Sorrido un minimo, vergognandomi immensamente del modo in cui sono vestita o meglio, svestita, prima di decidere di andare a mettermi qualcosa di più decente e smettere di fare la figura della cretina.

"Sei un bambino, Edoardo!"
Urlo nella direzione della sua stanza per poi entrare nella mia.

Mi chiudo la porta alle spalle con un tonfo ed inizio a guardarmi intorno. 

Non posso non fare nulla. 

Mi tolgo velocemente la maglia, mi metto un vestitino azzurro, prendo la chiave magnetica ed esco nuovamente dalla mia stanza con l'intento di dirigermi al piano inferiore.

Lui mi ha chiuso la porta in faccia e non vuole aprirmi? Bene. Allora mi aprirò la porta da sola.

Quando arrivo di fronte alla Reception mi avvio verso uno dei due banconi liberi, incrociando lo sguardo di un ragazzo forse sui venticinque anni con due occhi azzurri spettacolari. Cristo, devono smetterla di essere così belli i greci!

"Cosa posso fare per lei?"
Chiede in modo estremamente cordiale e con un sorriso forse fin troppo finto stampato in volto.

"Mi serve una nuova chiave elettronica"
Esclamo senza troppi giri di parole. 

Quando Gabriele e Beatrice se ne sono andati, automaticamente io ed Edoardo siamo diventati gli unici residenti delle due stanze e, nonostante i nostri nomi siano associati ad una stanza precisa, la prenotazione è ancora generale, quindi posso sperare che mi dia quella benedetta chiave con le buone o con le cattive.

"Quella vecchia si è smagnetizzata o l'hai persa?"
Chiede con discrezione, facendomi sbuffare. Non ho tempo da perdere e non ho voglia di essere gentile.

"No, ho ancora la mia chiave. Me ne serve una nuova per la stanza 455"
Dico non preoccupandomi troppo di cosa possa pensare questo ragazzo.

"E in che stanza alloggi?"
E che due coglioni.

"Nella 456, però entrambe le stanze sono state prenotate sotto il nome di Vittoria Mirelli. So benissimo che la stanza 455 è stata associata ad Edoardo Vezzosi e Beatrice Arceri, ma lei è dovuta partire con il fratello per un imprevisto, e io ho davvero bisogno di una chiave per la loro stanza"
Spiego velocemente, mentre lui mi guarda con scetticismo prima di digitare qualcosa al computer, probabilmente per controllare che tutto ciò che gli ho rivelato sia la verità.

Si scrive errore ma si legge amoreWhere stories live. Discover now