Capitolo 19

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Rimango seduta su uno degli sgabelli del bar in spiaggia una buona mezz'ora prima di decidere di andare, finalmente, a fare colazione. Probabilmente è stata la mezz'ora più lunga della mia vita visto che ero completamente sola; ma avevo bisogno di tranquillità

Odio quando Edoardo mi giudica. Lo odio in generale, ma quando lo fa lui, mi dà ancora più fastidio. Sa che tendo ad essere molto razionale e sa anche che cerco sempre una spiegazione a qualsiasi cosa; ma lui si ostina a far sembrare tutto ciò incredibilmente negativo. E io non lo sopporto. Ho tantissimi difetti; ma non posso farci più di tanto. Sono fatta così.

Mentre cammino per il corridoio che porta alla sala del buffet prego tutti i santi di non incontrarlo prima di un paio d'ore. Devo sbollire l'arrabbiatura altrimenti rischierei seriamente di picchiarlo.

Per mia fortuna, quando entro all'interno della grande sala, la moltitudine di persone mi aiuta notevolmente a mimetizzarmi mentre inizio a prendere da mangiare. Ci sono davvero troppe cose che mi ispirano. Sono già consapevole del fatto che in questa vacanza ingrasserò ed è inutile evidenziarlo ogni volta, quindi cerco semplicemente di accantonare questo pensiero nei meandri della mia testa. Prendo alcune pietanze calde, accompagnate da una tazza di caffè, un bicchiere di succo all'arancia e una banana.

Durante il periodo scolastico non ho mai dato molta importanza alla colazione. Mi limitavo a mangiare una pastina perché altrimenti mia mamma mi faceva una ramanzina lunga tre ore; ma in vacanza è sempre stata una storia diversa. Quando si ha più tempo si tende a fare tutto con più calma e, quindi, anche la colazione, per me, cambiava totalmente aspetto. Da una colazione di tre minuti scarsi con una pastina, passavo ad una colazione stravaccata sul divano di venti minuti con qualsiasi cosa mi capitasse sotto mano. 

Mi affretto a trovare un piccolo tavolino libero per poi appoggiarvi tutte le cose sopra ed iniziare a mangiare. Quando ormai ho finito tutto ciò che mi ero presa il telefono inizia a vibrarmi nella tasca. 

Lo recupero e, non appena noto che è Gabriele, mi nasce un sorriso sulle labbra. Sorriso che si spegne all'istante quando ricordo ciò che stava per succedere con Edoardo e ciò che ho fatto io stessa. 

Merda. 

È arrivata l'ora della mia morte.

"Pronto?"
Esclamo, rispondendo alla chiamata ed ingoiando a vuoto. 

Non ho ancora deciso se rivelargli ciò che è successo. Ho paura. Forse non dovrei farlo. Ma non farlo significherebbe avere un segreto e io non sono in grado di mantenerlo. In questo momento, posso dire di essere davvero nel panico.

"Siamo all'aeroporto, tesoro"
Dice dall'altra parte dell'apparecchio, facendomi fare un sospiro di sollievo nel sentire che stanno bene e che non è successo assolutamente nulla.

Io sono una di quelle persone che amano viaggiare ma, un giorno prima della partenza iniziano  pensare a tutte le disgrazie che potrebbero capitare, compresi gli aerei che cadono. E questo è anche uno dei motivi principali per i quali sono sempre troppo agitata prima della partenza.

"Come è andato il viaggio?"
Chiedo velocemente mentre raggruppo tutta la spazzatura per agevolare almeno un minimo il lavoro ai camerieri.

"Ci sono state un po' di turbolenze, ma per il resto tutto bene. Ora andiamo a casa e poi raggiungiamo in nonni in ospedale"
Mi spiega mentre in sottofondo sento Beatrice borbottare qualcosa.

"Tenetemi sempre aggiornata"
Ricordo, sperando che davvero lo facciano. Mi sento sempre più sicura quando mi aggiornano su ciò che succede. 

"Non ti devi preoccupare di questo, sai che lo farò"
Aggiunge lui dolcemente con il sottofondo di almeno altre dieci persone che parlano. Probabilmente stanno uscendo proprio in questo istante.

Si scrive errore ma si legge amoreWhere stories live. Discover now