Capitolo 42

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Devo ammetterlo: Edoardo sa essere molto, troppo, persuasivo. Soprattutto quando vuole davvero qualcosa. Ovviamente, questa volta, ha vinto lui la nostra commessa e, nonostante la stanchezza, non cambierei assolutamente nulla. Come potrei voler cambiare queste notti con Edoardo? Non penso possa esserci nemmeno un piccolissimo motivo valido che mi porti a dire di volerle cambiare.

"Buon giorno mostriciattolo"
Sussurra al mio orecchio, iniziando poi ad accarezzarmi i capelli con estrema calma e delicatezza, come se non volesse in alcun modo farmi male. 

Sbadiglio prima di girarmi verso di lui, guardarlo con gli occhi socchiusi. Sono ancora mezza addormentata, non può pretendere troppo da me di mattina.

"Sei sveglio da tanto?"
Chiedo strofinandomi l'occhio destro con la mano e, mentre lo faccio, mi viene automatico pensare al pugno di ieri. Stranamente non mi fa così tanto male come avevo previsto e forse, se Dio me la manda buona, non mi verrà nemmeno un orrendo livido. 

Io continuo a sperarci. 

Lui scuote la testa in segno negativo prima di mettermi una mano dietro la coscia e trascinarmi ancora maggiormente verso il suo corpo, facendomi aderire al suo petto.

"Sai che mi piace davvero tanto svegliarmi nel tuo stesso letto?"
Chiede retoricamente, mentre io sbadiglio ancora. 

Non ce la faccio, sono davvero ancora nel mondo dei sogni. Capisco a stento quello che mi sta dicendo.

"Mh mh"
Dico solamente accoccolandomi sul suo petto nudo e richiudendo gli occhi mentre lui ridacchia leggermente. 

Ho ancora sonno e nessuno mi impedirà di non dormire; anche perché siamo in vacanza e non vedo il motivo per il quale mi dovrei svegliare presto. Ammetto che non so che ore siano, ma se ho sonno significa che è ancora presto.

Sicuramente è così. 

"Non credi che forse dovremmo andare a fare colazione e poi andare in spiaggia e goderci il nostro giorno qui?"

Sì, certo, credo che sia un'ottima idea; ma credo anche che rimanere a letto ancora un po' fra le sue braccia non faccia male a nessuno. 

"Tutto questo lo faremo fra una mezz'oretta"
Sussurro mentre lui continua a passarmi le dita fra i capelli, districando alcuni nodi e facendomi rilassare completamente. 

Adoro quando mi toccano i capelli e sapere che è Edoardo a farlo, di mattina, nel mio stesso letto, rende la cosa ancora più piacevole. 

"Hai ancora quel pupazzo che portavi sempre alle elementari?"
Chiede all'improvviso dopo alcuni minuti di silenzio nei quali io mi stavo quasi riaddormentando.

Alla sua domanda alzo la testa e appoggio gli avambracci sul suo petto per poterlo guardare negli occhi senza troppa fatica, mentre lui continua con la sua azione estremamente dolce.

"Chi? Napoleone?"
Domando tornando indietro nel tempo con la memoria fino a ricordare il mio adorato leoncino in peluche.

Lo portavo ovunque andassi fino a quando non ho compiuto sette anni poi, non so come, non l'ho più trovato. Ho le mie ipotesi, e una di queste è che mia mamma me l'abbia nascosto, evitandomi di portarlo ancora sempre con me. L'aveva già fatto in passato con i miei ciucci, quindi suppongo che l'abbia fatto anche con il mio povero e amato Napoleone. Spero solo che, ovunque sia, stia bene. Lo adoravo soprattutto per i suoi occhioni verdi e quella sua espressione rassicurante. 

"Ecco come si chiamava!"
Esclama bloccandosi dai suoi movimenti e sorridendomi ampiamente. 

"Perché ti è venuto in mente Napoleone?"
Domando incuriosita, ridacchiando. Non è una domanda molto normale, a dire il vero. Insomma, è strano che mi chieda del mio peluche di punto in bianco; ma sono convinta che ci sia un motivo. Con Edoardo c'è sempre un motivo. 

Si scrive errore ma si legge amoreOù les histoires vivent. Découvrez maintenant