Edoardo

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Vorrei poter dire che, il giorno prima della mia partenza, Camilla ha deciso di venire con me. Vorrei poter dire che sono andato a prenderla e siamo andati all'aeroporto insieme. Vorrei poter dire che abbiamo preso quello stesso volo per Barcellona. Vorrei poter dire che siamo arrivati al nostro appartamento e abbiamo iniziato a pianificare la nostra vita; ma nulla di tutto questo è mai successo. 

Il silenzio di Camilla è stato tombale e, quando ho preso quel volo da solo, ho chiaramente capito di averla persa per sempre. Probabilmente l'ho persa nell'esatto momento nel quale ho deciso di tenerle nascosta questa mia partenza. 

I primi giorni nella nuova città sono stati i più duri da accettare, però, in compenso, ho imparato abbastanza velocemente ad adeguarmi ai ritmi spagnoli e il lavoro si è rivelato come pensavo. 

Nelle prime settimane il pensiero di Camilla è sempre stato un chiodo fisso che non mi ha mai lasciato. Poi, dopo il secondo mese, ho capito che non sarei riuscito ad andare avanti in questo modo.

Ho cercato di uscire, di divertirmi, di non pensare. Eppure nemmeno questo ha funzionato come avrebbe dovuto. Così, ho iniziato a concentrarmi solo e soltanto sul lavoro. 

Sono riuscito ad ottenere una promozione in appena tre mesi, mi sono trasferito in un'appartamento più grande e in una zona più carina e ho iniziato un corso di specializzazione. 

Tutto questo, però, senza Camilla. 

Sarei un bugiardo se dicessi che non mi manca. 

Sono passati sei mesi e mezzo dall'ultima volta che l'ho vista e, il suo ricordo, è ancora vivo nella mia mente. Non riesco a dimenticarla; ma sto cercando di andare avanti così come, probabilmente, sta facendo anche lei. 

Non ho mai avuto il coraggio di chiamarla o scriverle e, da quell'ultima telefonata, non ho più nemmeno sentito la sua voce. 

La prima settimana speravo e desideravo che si presentasse davanti a me con un sorriso ingenuo in volto, dicendomi che aveva perso l'aereo o che non aveva fatto in tempo a preparare tutte le valige. 

Peccato che nessuna di queste due opzioni si è mai avverata. 

Io sono a Barcellona, lei in Italia. Ognuno per la sua strada e ognuno con il suo futuro da vivere, senza collegamenti con il passato e senza nessun tipo di interferenze. 

Non ho più avuto molti contatti con i gemelli. 

So dell'università di Amsterdam di Gabriele per alcune voci e so dell'esperienza lavorativa di Beatrice a causa di Francesco, il suo fastidioso vicino che non ha perso nemmeno un'istante per offrirle una spalla su cui piangere. 

Tutti e quattro abbiamo preso strade diverse e dubito davvero che si possano incrociare ancora.

A volte è strano pensare che tutto questo sia reale e non componga solamente qualche assurdo sogno. Gabriele era il mio migliore amico, Beatrice la mia fidanzata e Camilla una compagna di classe. Questo schema lineare si è spezzato miseramente a causa di una vacanza, ponendo fine a quello che ci ha sempre uniti. 

La scuola è finita, la vera vita è iniziata e ognuno la sta costruendo come meglio crede. 

Ormai tutte le azioni che compio ogni giorno sono diventate così spontanee da risultare metodiche. Mi alzo, vado al lavoro, pranzo, sto con i colleghi, finisco il turno ed eventualmente esco con gli amici. 

Oggi, però, mentre ripercorro la strada verso casa, la voglia di passare del tempo con qualcuno non mi entusiasma particolarmente. 

Scendo alla mia fermata della metropolitana, facendomi spazio fra la moltitudine di corpi e dirigendomi verso l'uscita. La musica nelle cuffiette rende sempre il tragitto meno pesante.

Si scrive errore ma si legge amoreWhere stories live. Discover now