Capitolo 22

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Quasi come se fosse un riflesso incondizionato alcuni camerieri appoggiano i loro vassoi sui tavoli e accorrono in soccorso di Edoardo.

Oh, suvvia, non si è fatto assolutamente nulla.

"Tutto bene, ragazzo?"
Chiede uno di loro mentre lo aiuta ad alzarsi con cautela.

"Sì sì, sta benissimo"
Rispondo al suo posto facendo in modo che il diretto interessato mi rivolga uno sguardo omicida.

Ah, adesso mi guarda così? Io l'ho fatto solo e soltanto per ripicca. Ha iniziato lui.

"Grazie"
Borbotta lui, rivolgendosi al cameriere prima di prendermi per un braccio e trascinarmi fuori dalla sala sotto lo sguardo vigile di alcune persone al suo interno. Probabilmente hanno sentito il tonfo e hanno seguito anche il resto della scena. Ah, quanta gente impicciona che c'è a questo mondo!

"Ma sei pazza? Potevo farmi davvero male!"
Dice evidentemente scioccato una volta usciti dal caos.

In risposta alzo gli occhi al cielo, non fermandomi e continuando a camminare verso l'ascensore. Ho bisogno di tornare in camera, mettermi il costume e andare in spiaggia. Oggi voglio prendere seriamente il sole, altrimenti va a finire che torno a casa ancora sotto forma di mozzarella.

"Camilla!"
Mi richiama lui, affiancandomi.

Giusto, probabilmente si aspettava una risposta.

"Sei tu che hai iniziato"
Mi difendo incrociando le braccia al petto e aspettando che arrivi l'ascensore. 

"Ma se mi hai chiesto tu di darti una dimostrazione! E poi, invece di farmi cadere dalla sedia, avresti dovuto ringraziarmi"
Borbotta massaggiandosi il culo e facendomi girare nella sua direzione.

"Prego? Ringraziarti per cosa esattamente?"
Chiedo alzando le sopracciglia proprio mentre la campanella dell'ascensore ci annuncia il suo arrivo. Entrambi entriamo e, solo una volta al suo interno, Edoardo continua a parlare.

"Prima di tutto ho fatto ciò che hai chiesto e poi vorrei precisare che ti stavo mentendo, quindi, dovresti sapere che le cose nella realtà sono ben diverse"
Ed ora inizio seriamente a pensare che potrei fargli sbattere la testa al muro; ma non lo faccio solo perché nell'ascensore con noi ci sono altre due persone. Odio quando si rivolge a me con questo tono così fastidioso e con questa aria di superiorità.

"Potrei trucidarti"
Affermo a denti stretti continuando a guardare in avanti fino a quando le porte si aprono sul nostro piano, permettendoci così di raggiungere le nostre camere.

"Ma perché?"
Si lamenta, seguendomi lungo il corridoio. Io mi giro di scatto nella sua direzione, guardandolo a occhi stretti.

"Prima di tutto perché, nonostante mi stessi mentendo, sembravi maledettamente serio e poi perché odio quando mi parli con quell'aria di superiorità. Quindi ti sei meritato la caduta"
Concludo voltandomi nuovamente e continuando a camminare lungo il corridoio fino ad arrivare alla porta della mia stanza.

"Che complicate che siete voi donne!"
Borbotta lui, facendomi fermare dall'infilare la chiave elettronica nella serratura.

Mi giro a rallentatore, guardandolo male e aspettando che si corregga da solo.

So benissimo di essere complicata; ma non sta a lui dirlo.

"Okay, ho capito. Tregua?"
Chiede porgendomi il mignolo che stringo a mia volta.

"Tregua"
Rispondo facendogli fare un sospiro di sollievo.

"Ora che abbiamo risolto"
Continua lui con un sorriso stampato in volto.

Si scrive errore ma si legge amoreWhere stories live. Discover now