capitolo dieci

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Salgo le scale e arrivato alla sua porta, la sento singhiozzare  già immagino i suoi splendidi occhi grigi arrossati e gonfi, non volevo reagire in questo modo

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Salgo le scale e arrivato alla sua porta, la sento singhiozzare  già immagino i suoi splendidi occhi grigi arrossati e gonfi, non volevo reagire in questo modo.
Non ho mai parlato dei miei genitori dal giorno che sono morti li ho nominati solo con lei, non riesco a trattenere la rabbia quando penso che mi hanno portato via la mia famiglia per dei dannati soldi.

Mi lascio cadere lungo la porta e rimango seduto sul pavimento freddo, i singhiozzi si calmano magari si è addormentata, ma non mi alzo penso e ripenso a questa ragazza e allo strano effetto che mi fa'.
Lei mi attrae come una calamita così dolce e sensuale, ma allo stesso tempo testarda e impavida.

"Taylor perdonami ti prego" la sento piagnucolare, chi sarà mai questo Taylor?
"Io, non volevo mamma no, no ti prego Taylor no! Papà fai qualcosa"
Apro la porta e entro mentre lei urla disperata, piange e trilla stringendo il cuscino.
I capelli attaccati alla fronte sudata il viso rosso e il respiro affannato.

Mi stendo e la stringo al mio petto cercando di calmarla si guarda intorno stringendo la mia camicia tra le mani.
"Io non volevo" sussurra disperata.
Non so cosa rispondere mi limito a farle da cuscino finché non si riaddormenta, cosa mai la tormenta fino a questo punto?

Johanna

Cerco di aprire gli occhi ma è faticoso, non ho tolto il trucco e le lacrime hanno reso tutto molto pesante.
André mi tiene delicatamente tra le braccia, sento il suo cuore battere sotto il mio palmo ad un ritmo che mi calma e rilassa.
Anche se con fatica mi stacco dal suo morbido abbraccio ed esco di casa.

Mi avvicino alla riva del mare e sprofondo nella sabbia, l'orizzonte si confonde con il mare è un miscuglio di blu di vari tonalità, un venticello fresco accompagna la caduta delle mie lacrime mentre mi stringo in un abbraccio.

Ripenso agli anni felici e alla mia vita passata, penso a William quello che doveva essere l'uomo della mia vita a come mi trattava e a tutte le promesse che ha infranto.
Penso a mio padre che ha sempre cercato di farmi felice e poi c'è il mio piccolo Taylor.
Al solo pensiero del suo dolce visino e i capelli arruffati mi viene un vuoto nello stomaco.

Una leggera coperta mi avvolge piano e subito sento il suo profumo, André si siede dietro di me e mi stringe tra le sue braccia.
"È pericoloso stare fuori di notte" sussurra talmente vicino al mio orecchio da sfiorarlo, tanti brividi ricoprono la mia pelle facendomi tremare.
"Stai congelato andiamo dentro"
"No, ti prego restiamo" gli chiedo con la voce debole per un'emozione che non so spiegare.

Mi stringe più  forte e strofina le mani sulle mie gambe per darmi calore, vorrei dirgli che sto morendo di caldo che può anche fermarsi ma poi dovrei spiegare la pelle d'oca e i mille tremolii che il suo tocco mi provoca, l'alba ci sorprende silenziosa dipingendo d'oro il cielo.

André sospira e appoggia le sue labbra sul mio collo, un piccolo dolce e umido bacio che mi fa tremare il cuore, rimango immobile sentendo le sue  labbra che sfiorano con delicatezza la mia pelle. La mia schiena aderisce perfettamente al suo petto e appoggia il mento sulla mia spalla.

"Chi è Taylor?" Chiede con dolcezza accarezzando le mie mani.
" era mio fratello"
"Era?" Lo sento deglutire a fatica.
"Si era il mio fratellino, quando nacque i medici gli diedero pochi mesi di vita, ma mio padre non si fece scoraggiare e lo portò nei migliori ospedali del modo. Aveva un problema ai polmoni, ma con tutte le dovute accortezze e dopo vari interventi riuscì a farcela" mi fermo cercando di evitare alle lacrime di scendere solo la mia Andreea sa questa storia.

"Era una giornata d'inverno, stavamo giocando a palla sul pontile del fiume avevo poco più di dodici anni e Taylor otto, lanciai la palla troppo lontano e lui per prenderla finì in acqua. La mamma ci sgridava sempre diceva che anche solo un raffreddore avrebbe potuto ucciderlo. Mi lanciai nel lago e lo portai in casa subito, prese una terribile bronchite e pochi giorni dopo morì. Non dovevo giocare con lui, avrei dovuto farlo stare in casa" scoppio in lacrime e mi giro per abbracciare André, affondo la testa nel suo petto maledicendo quel giorno.

Da quel momento non ho più avuto un sorriso da parte di mia madre, ho sempre cercato di essere all'altezza di perfezionare ogni cosa che facevo, ma lei mi guardava fredda senza mai farmi sentire amata.
"Non è colpa tua" la voce di André mi arriva carica di emozione mi afferra il viso tra le mani, subito i suoi occhi lucidi catturano i miei.

"Non è colpa tua!" Ripete mentre una lacrima gli riga una guancia.
"Ma se io non gli avessi permesso di giocare lui...lui" ma no riesco a finire la frase, le sue labbra morbide si appoggiano sulla mia fronte.
"Non è colpa tua, eri solo una bambina non potevi fare nulla" il suo alito sa' di buono, un misto di profumi che non so identificare ma mi piace tantissimo.

Mi afferra in modo da farmi aderire al corpo e si alza in piedi, rimango aggrappata a lui senza osare guardarlo, sento il viso andare a fuoco e lo strofinamento tra i nostri corpi che si crea ad ogni passo mi toglie il respiro.
Mai ho provato sensazioni simili in vita mia, rimango con la fronte sulla sua spalla finché non mi appoggia sul letto.

Si toglie le scarpe per stendersi al mio fianco e mi ricopre con un lenzuolo, mi giro su un fianco e affondo il viso nel suo collo, non voglio che mi guardi mentre piango.
André mi stringe dolcemente e accarezzare i miei capelli, siamo incollati e per la prima volta non vorrei mai staccarmi.

Vorrei dirgli che per la prima volta dopo tanto tempo desidero baciare un uomo, gli vorrei raccontare di chi mi ha spezzato il cuore e fatto odiare ogni legame, sono tante le cose che gli vorrei raccontare ma non ne ho il coraggio.
"Perché fai questo?" La domanda esce senza che io me ne rendi conto, André si stacca e mi riserva uno sguardo confuso.
"Cosa?"
"Perché ti preoccupi per me, perché prima mi tratti male e poi bene. Perché mi hai portata qui?"
In un secondo lascio sfuggire tutto quello che mi passa per la testa.

Lo vedo guardarsi intorno in cerca di una risposta con lo sguardo smarrito come se neanche lui sapesse cosa gli passa per la testa.
"Io, io non lo so" dice in fine ritornando con gli occhi nei miei.
La sua mano sposta una ciocca di capelli che ho sul viso e inizia ad accarezzare le mie guance.

"Tu sei diversa non lo so perché, ma le mie emozioni si amplificano quando mi sei intorno. Se sono di cattivo umore e ti vedo, io esplodo senza rendermene conto. E quando sono triste ho solo voglia di parlarti io, ti voglio vicino non me lo so spiegare"
Credo di avere il corpo in fiamme, un nodo in gola mi impedisce di parlare e la bocca secca desidera ardentemente le sue labbra.

Fisso André mentre si passa la lingua sulle labbra rosee, pochi centimetri ci separano, un formicolio nel basso ventre mi fa sussultare e sento i seni stranamente duri e dolenti, non capisco il mio corpo ne i miei strani pensieri.
"Scotti non avrai mica la febbre?"
Dice poggiando le labbra sulla mia fronte, un tocco delicato e morbido che mi fa chiudere gli occhi e sperare che al mio risveglio non mi renda conto che è stato solo un sogno.

Buongiorno tesori💖💖💖💖
Sono riuscita ad aggiornare però ora ho bisogno di voi!
Cosa ne pensate della storia?
André e la sua mezza confessione ha fatto breccia nel cuore di Johanna?
E lei così timida e riservata riuscirà a superare i fantasmi del passato?
Spero che la storia vi emozioni, baci baci😘😘😘😘

una verità rischiosa (Completa)Where stories live. Discover now