capitolo quarantaquattro

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Johanna

"Tuo padre mi ha appena minacciato" dice André entrando in camera mia con un vassoio pieno di cibo.
"E cosa ti avrebbe detto?" Chiedo iniziando a mangiare le delizie di Bea.
"Che se ti lascio sola, anche un'ora mi uccide" risponde facendomi ridere.

Solo poche ore fa ero in chiesa con la paura che Erich non fosse riuscito a cambiare la registrazione, e ora mi trovo nel letto della mia vecchia camera con André che mi guarda felice.
"Sei sciupato" noto accarezzando il suo viso.
"Tu sei bellissima invece, hai preso anche qualche chilo" sghignazza osservando il mio seno che è più pieno.

Il dottore ha confermato la gravidanza, dobbiamo aspettare le analisi per essere certi, ma già così non ci sono dubbi, devo solo informare André.
"A cosa pensi?" mi guarda, con gli occhi lucidi e si morde le labbra dal nervoso.
"Che non facciamo l'amore da due mesi" rispondo tirandolo a me.

Ci mettono poco i nostri corpi ad intrecciarsi, le bocche avide e una voglia nuova si impadronisce di me.
Lo spingo di lato e gli salgo sopra strappando la camicia che porta, apro i pantaloni senza smettere di baciarlo, lo lascio entrare buttando la testa all'indietro e gemendo.
"Sei bellissima" ringhia mordendomi un seno.

"Ti amo tanto André, perdonami" sussurro sulle sue labbra senza smettere di muovermi.
" avrei solo voluto essere con te"
"Ma tu ci sei sempre stato amore, sono partita portando via anche una parte di te" lo bacio sorridendo, non ha capito cosa voglio dire e non so neanche io come spiegarlo.

Mi afferra i fianchi e si muove forte, veniamo assieme senza contegno urlando un ti amo strozzato.
Mi lascio cadere sul suo corpo sudato e lo stringo forte ascoltando il battito del suo cuore.
"Ti ricordi l'ultima volta che lo abbiamo fatto?"
"Preferirei dimenticare" risponde accarezzando la mia schiena.
"Mi dispiace ma non credo sia possibile" sorrido come una cretina baciandogli il mento.

"Quel giorno abbiamo concepito nostro figlio" mi afferra le braccia facendomi alzare, i suoi occhi nocciola mi guardano intensamente, scendono sul mio collo, i seni prosperosi la pancia leggermente gonfia che si nota appena.
"Sei" la sua voce si spegne sotto le mie labbra, lo bacio avida scivolando sotto di lui, mi stringe tra le sue braccia baciandomi con passione, le guance umide per le lacrime e le mani tremanti.
"Mi rendi l'uomo più felice del mondo" sussurra emozionato.

Si muove lento lasciando che la stanza si riempia dei nostri sospiri, stringo la sua pelle calda e sudata sotto le mani, siamo un groviglio di respiri e battiti, senza staccare mai lo sguardo dagli occhi lucidi ci facciamo una promessa silenziosa, quella di non separarci mai più. 

******

"Papà come stai?"chiedo abbracciandolo forte.
"Bene amore, i dottori mi hanno fatto tutte le analisi e sto bene, a quanto pare mi iniettavano qualcosa nel cibo di nascosto, ma la storia dell'antidoto era falso, bastava sospendere la sostanza e anche gli effetti spariscono" dice guardandomi dispiaciuto.

"Dobbiamo parlare" gli dico cercando risposte.
"Vieni bambina" si siede e chiede una birra a Tony, André ci lascia soli e decide di fare un giro per la tenuta.

"Tua madre era una donna bellissima, capelli lunghi neri e i tuoi splendidi occhi

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"Tua madre era una donna bellissima, capelli lunghi neri e i tuoi splendidi occhi. Tu sei la sua fotocopia, ci siamo amati da giovani avevo vent'anni quando l'ho conosciuta e lei diciassette. Non era di famiglia benestante anzi, ma non m'importava ero pronto a rinunciare a tutto per lei. Così quando i tuoi nonni organizzarono il mio matrimonio con Margaret decisi di scappare con tua madre" fa una piccola pausa e aspira avidamente il fumo del sigaro.

Il cuore mi batte a mille e non so se essere arrabbiata per non aver mai saputo di lei, o dispiaciuta nel vedere mio padre così sofferente.
"Ginevra si chiamava, aveva quella bellezza rara che incantava la gente, ed era così dolce che era impossibile non amarla. Tu sei come lei bella nell'anima e nel corpo" mi sfiora una guancia mentre enormi lacrime scivolano dai suoi occhi e finiscono nella barba.

"Diceva che non aveva senso vivere senza amore, andammo via e girammo il mondo, ci fermavamo di città in città. Era una brava sarta e io me la cavavo in tutti i lavoretti quindi non era difficile guadagnare qualche soldo. La sera quando ci mettevamo a letto, non importava se eravamo in una capanna o in una tenta, lei mi baciava e io ero in paradiso. Era felice sai la tua mamma, le bastava stringermi e nulla le importava. Poi rimase incinta e Dio, diventò una dea. Bella da fare quasi male, avevo paura che me la portassero via sai?"

Piango in silenzio mentre papà beve il calice di birra tutto d'un fiato, mi fa strano sentirmi tanto male per qualcuno che non sapevo neanche fosse esistita.
"Per tutti e nove i mesi ti cantava canzoni e cuciva abitini, la mia piccola stella ti chiamava" alza lo sguardo e lo fissa nel mio, i suoi occhi sono rossi e gli tremano le mani.
"Ma il parto non andò bene, una forte emorragia e tu che rischiavi la vita, diede fondo a tutte le sue energie pregando che ti salvassi, appena sei nata mi supplico con un filo di voce di stringerti. Ti posai tra le sue braccia mentre i dottori urlavano che non c'era tempo, ma lei sapeva. Ti bacio la fronte e con le ultime parole mi disse
-amala per entrambi, e non permettere a nessuno di decidere per lei- si spense stringendo il tuo corpicino al seno, tu sei tutto quello che mi resta di lei" scoppia a piangere mentre mi siedo sulle sue gambe e lo stringo forte.

"Bambina mia perdonami, ero solo e non sapevo cosa fare. Così tornai a casa e l'unico modo per tenerti era quello di sposare Margaret e fingere che eri sua figlia. Oh bambina mia se sapessi quanto ha amato tua madre"  singhiozza tremando.

Appena riesce a calmarsi un po' mi porta in una stanza della casa, non ci ero mai entrata ci saranno cento stanze in questo palazzo, apre la porta che era chiusa a chiave e mi mostra il contenuto.
Foto, oggetti e persino vestiti, oggetti di mia madre, foto che avevano scattato assieme e piccoli vestiti confezionati per me da lei.

Rimango ore a guardare le sue foto e la somiglianza è impressionante, bella da morire con un sorriso felice nonostante non abbia nulla, mi rivedo molto in lei, e inizio a chiedermi come sarebbe stata la mia vita se lei non se ne fosse andata.
"Amore come stai?" André entra e si siede sul letto accanto a me.
"Tuo padre mi ha accennato qualcosa" continua lui baciandomi la spalla.

"Era bella vero?" Gli mostro una foto dove lei e papà sono abbracciati in riva al mare, il vento gli scuote i lunghi capelli e ride stringendo le mani di papà.
"Bellissima" risponde lui abbracciandomi.
"Amore"
"Dimmi piccola"
"Se è una bambina la chiamiamo Ginevra?"
"Tutto quello che desideri" mi bacia la fronte mentre io piango, non so esattamente perché sto piangendo.

Forse perché lei più di tutti meritava di vivere, aveva affidato il cuore a mio padre e non gli importava di vivere di stenti, forse mi vien da piangere perché per una vita intera ho cercato di conquistare l'amore di una donna che non è neanche degna di tale ruolo.
Forse piango perché ora so cosa vuol dire amare qualcuno e non oso immaginare il dolore che mio padre abbia avuto in tutti questi anni.

Buona sera......😭😭😭😭
Ok capitolo un po' triste, mi vien da piangere......
Ormai manca poco alla fine di questa storia e mi dispiace, trovo sempre difficile staccarmi dalle mie storie. Spero di vero cuore che sia riuscita ad emozionarvi, non so bene quanti capitoli mancano ancora ma non sono molti.
Per chi è interessato ho iniziato una storia nuova.
  😏 Intrigo mentale😏
Per chi ha voglia di leggere una storia più audace passi nel mio profilo😂😂😂

Detto questo vi lascio una buona serata 😘😘😘😘

una verità rischiosa (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora