capitolo quarantanove

2.5K 167 44
                                    

Le tengo la mano senza smettere di piangere, il suo viso pallido e il respiro delicato mi fanno perdere ogni battito uno dopo l'altro.
"Amore, la nostra bambina ha bisogno di noi" sussurro baciandole la mano fredda.
Il suono del suo cuore risuona attraverso quella macchina che sto iniziando ad odiare.
Crollo con la testa sul letto stanco di tutto questo dolore, sono passate quarantotto ore dal ricovero e non ho mai chiuso gli occhi.

Un leggero venticello mi scombina i capelli e la brezza marina mi rilassa, apro gli occhi e mi copro con una mano per il sole accecante, Johanna mi sorride felice uscendo dall'acqua cristallina e si siede al mio fianco, osservo le gocce di acqua scendere sul suo corpo mentre strizza i capelli per poi scompigliarli al sole.
"Non capisco" le tocco la spalla e lei si gira radiosa.
"Cosa non capisci?" Chiede inclinando la testa.
"Tu, noi, cosa facciamo qui? Eravamo in ospedale, eh.." la sua mano si poggia delicatamente sulle mie labbra.

"Qui è dove ha avuto inizio tutto, dove  ho capito di amarti" sorride e sposta il viso fissando un punto preciso del mare.
"Lì ci siamo dati il primo bacio ricordi? È stato bellissimo tu sei bellissimo, per la prima volta ho sentito un calore dentro, qualcosa che non posso spiegare ma che posso farti vedere" scatta in piedi e mi tende la mano.

La guardo confuso senza capire nulla.
"Oh avanti non ti fidi di me?" Mi guarda radiosa, con quei suoi occhi pieni di amore e gioia.
Mi alzo e le do' la mano seguendola in casa.
Entriamo in camera, ma non è la stanza dove abbiamo passato le vacanze, è una stanza di ospedale.

Una ragazza dai capelli castani e gli occhi chiari tiene tra le braccia un piccolo bambino e piange felice.
"Finalmente siete venuti, ho avuto paura, fuori piove senza sosta" dice guardandoci con amore.
"Hai visto mamma sono stata brava" sorride mentre Johanna le bacia la testa.
"Certo che lo sei stata" sussurra prendendo tra le braccia la creatura.
"Papà, non mi baci?" Guardo la ragazza e poi Johanna, ora noto alcuni  capelli chiari e le rughe che segnano il suo viso.
"Lo senti?" Muove le labbra appena in modo che sia solo io a sentirla.
"Cosa dovrei sentire?" Chiedo ormai fuori di me, sto forse impazzendo.
"Loro sono nostri, nati dal nostro amore, e di conseguenza dall'amore di nostra figlia" culla dolcemente il neonato.

"Ma voi mi state lasciando" le lacrime hanno il sopravvento e non riesco più a capire se quello che vedo è vero o no.
"Svegliati amore" mi sento pesante e non vedo più nulla solo il buio, la voce soave e delicata di Johanna mi risuona nelle orecchie.
"Svegliati André" sento le sue mani sul viso scatto a sedere e mi porto una mano al collo per il forte dolore.

Davanti a me c'è una Johanna che mi guarda con un viso pallido e gli occhi lucidi.
"Amore" la stringo cercando di non farle male e piango più di quanto vorrei.
Le bacio la fronte, il naso la bocca, bacio ogni centimetro del suo viso.
"Cos'è successo?" Le trema la voce e  fatica nel sostiene il mio sguardo.

Inizio a raccontarle ogni cosa, tra le lacrime i singhiozzi e il nodo il gola trovo il coraggio di dirle che le hanno asportato l'utero e dei problemi della piccola, non posso permettere che sia un medico a dirlo.
"No no no.... ti prego dimmi che non è vero" piange disperata coprendosi il viso.

Passiamo la giornata tra le visite e le lacrime aspettando che ci diano notizie della bambina.
"Non posso darti più figli" ripete per la milionesima volta afflitta, non ha voluto vedere nessuno neanche suo padre.
"Signori Evans, abbiamo un angioletto affamato per voi" dice un'infermiera entrando con la piccola tra le braccia.

"Oh mio dio!" Johanna si siede e allunga le braccia per prenderla, il cuore mi scoppia in petto tanto che è bella.
"Potete stare tranquilli, non ha nulla, probabilmente ha avuto quel problema respiratorio per il parto complicato, sinceramente non c'è lo sappiamo spiegare, le abbiamo fatto tutti i test che richiedeva la situazione e non ha nulla di anomalo."

"Amore" Johanna mi porge la piccola e tremo nel prenderla tra le braccia, così piccola e indifesa.
"Ti amo" sussurro sulle labbra di Johanna dandole un bacio.
"Anche se non potrò più" "shh" la interrompo scuotendo la testa.
"Non sono bellissime le mie donne" dico all'infermiera che ci osserva.
"Si lo sono" risponde lei commossa.

Johanna

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Johanna

"Hey mammina stai bene?" Jennifer si siede al mio fianco e mi accarezza la spalla dolcemente.
"Si ora sto bene" rispondo guardando la mia piccola principessa.
"Bene perché abbiamo un matrimonio da organizzare, forza andiamo"
Quando un mese fa siamo usciti dall'ospedale André mi ha rifatto la proposta di matrimonio, sono ancora emozionata se ci ripenso, ci ha portate al parco con una carrozza e al centro del parco vicino al lago ha allestito un piccolo gazebo di rose bianche.
Mi ha chiesto la mano tenendo la bambina teneramente tra le braccia.

"Manca una sola cosa alla nostra famiglia" disse aprendo l'anello.
"Tutto il mondo deve sapere che sei la mia donna, e l'amore della mia vita, mi vuoi sposare?" È stato romantico e dolce, tanto che si era formata una folla intorno a noi ed ero rossa dall'imbarazzo mentre applaudivano e fischiavano durante il nostro bacio.

"Ehy, torna con i piedi per terra" isabella ride passando una mano sulla pancia, avrà una bambina tra tre mesi a giugno quindi organizzeremo il matrimonio per settembre in modo che la nuova arrivata possa viaggiare tranquilla.
"È presto per organizzare tutto, tanto ci pensa papà"
"Ma Johanna, è un uomo, non voglio mangiare hamburger e bere birra al tuo matrimonio" si lagna Jennifer.

Ridacchio e decido di occuparmi realmente del matrimonio, ovviamente ci sposeremo nella villa in Inghilterra, papà ha già parlato con il parroco e il catering, ma sarò io a decidere il menù.
"Per i nostri vestiti? Io sarò una vacca" si lamenta Isabella.
"Tranquilla, la sarta di famiglia verrà qui un mese prima per farvi gli abiti è brava non ci saranno problemi, sceglierete voi la stoffa e il modello"

"Devi comprare un super completino per la prima notte di nozze"
"Ah ah ah, avanti penso che ormai per quello sia tardi" rido scuotendo la testa.
Papà e Andreea sono tornati alle loro vite, i nostri rispettivi compagni sono a lavoro, i gemelli giocano in salotto e la piccola dorme beata.
Penso che non potrei chiedere di meglio dalla vita, anche se non poter più avere figli è stato un brutto colpo, lo so quanto André ci teneva ad averne molti, ha un amore infinito da donare, a volte mi fa male vederlo giocare con i gemelli e parlare al pancione di Isabella sapendo che non potrò più donargli figli.

Il pianto di Ginevra mi costringe ad alzarmi, la prendo tra le braccia e subito i miei tormenti si placano, le do' il seno ringraziando la mia buona stella per non aver perso anche lei.
Le parole di papà mi tornano in mente " i dottori erano convinti che avesse un problema ai polmoni, è un miracolo, sei stata baciata da una buona stella bambina mia" disse baciando la fronte della piccola.
Guardo fuori dalla finestra, il sole sta tramontato e già si vedono le prime stelle, quelle più luminose.
"Proteggila tu mamma" sussurro al cielo infinito.

Buona sera, spero che sia stato di vostro gradimento.... non potevo mica lasciarle in ospedale, non sono così cattiva 😇😇😇😇

una verità rischiosa (Completa)Where stories live. Discover now