capitolo quarantotto

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Andreea

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Andreea

Mando la foto che ho appena fatto al mio amore dicendogli che mi manca e poi mi alzo per vedere se Johanna sta bene.
"Piccola come stai?" Le chiedo affacciandomi nel bagno.
"Una meraviglia, lo stavo giusto dicendo alla colazione" ansima buttandosi un po' di acqua sul viso.
Ridacchio mentre si mette dritta e il pancione le impedisce di guardarsi i piedi.
Jennifer mi ha concesso un mese di ferie per starle vicino durante il parto, sono arrivata da pochi giorni e già mi dispero nel pensiero di tornare in Francia.

"Oh mio Dio" Johanna si siede sul bagno incapace di trattenere la pipì, non ci credo che sta per partorire.
La lascio imprecare contro non so cosa e inizio a preparare una zuppa calda, stiamo a metà febbraio, le giornate sono fredde e nevose.
Devo ammettere che mi piace stare qui, anche se mi manca il mio Francois, quando ho detto alla mia amica che mi sono innamorata di un francese da capogiro ha urlato per un ora.

Io ancora non ci credo che stiamo assieme, ormai sono cinque mesi, mi si formano gli occhi a cuore mentre penso al mio uomo con il suo corpo muscoloso e dolce come il miele.
Oltre ad essere un uomo bellissimo con me è dolce e affettuoso, non sembra neanche un addetto alla sicurezza.

Fa da guardia del corpo ad un imprenditore francese milionario, un giorno sono venuti nella nostra azienda per affari e da quel momento non siamo più riusciti a stare lontani.
"Amore" André entra in cucina e mi guarda sorridendo.
"Buongiorno Andreea"
"Hey bocconcino" lo prendo in giro facendolo sbuffare.

"Amore" Johanna entra con un viso pallido camminando a fatica, lascia un bacio sulla guancia ad André e si siede goffamente sulla sedia.
"Come stai piccola?" Le chiede il suo fidanzato iniziando a massaggiarle le spalle.
"Uno schifo, mi scoppia la testa" Johanna si porta una mano sulla fronte facendo una smorfia di dolore per poi strizzare gli occhi.
"Oh porca troia" faccio cadere il mestolo per la sua imprecazione, non lo ho mai sentito dire parole simili.

"André" urla spaventata aggrappandosi a lui, faccio il giro del tavolo e mi blocco nel vedere le sue gambe ricoperte di liquido e alcune macchie di sangue. Ansima e piange disperata mentre tutto va' nel caos assoluto, non so neanche come è arrivata l'ambulanza o come siamo arrivati tutti in ospedale.
Frastornata dalla situazione guardo André piangere e camminare come un pazzo lungo il corridoio del reparto ginecologia.

È successo tutto così in fretta che neanche riesco a capire cosa sia successo in realtà, i medici parlavano di possibile placenta staccata e di una forte emorragia.
Robert arriva seguito da Jennifer e Maicol, hanno le facce spaventate e cercano di capire cosa sia successo.
"I...io, non lo so" balbetto in fine scoppiando a piangere tra le braccia di Jennifer.

Il viso terrorizzato di Johanna non lascia un attimo la mia mente, la sua più grande paura era quella di perdere la bambina.
"Non può succedere! Non di nuovo" quasi urla Robert dando un pugno al muro, probabilmente si riferisce alla maglie morta nella stessa circostanza.
"Cosa succede?" Un'infermiera alta e bionda ci osserva severa per i baccano che abbiamo fatto.

"Devo sapere mia figlia come sta" le dice Robert passando le mani sul viso per togliere le lacrime.
"Si ma si calmi per favore, si tratta della ragazza che è stata appena portata giusto?" Chiede ora in modo più gentile.
"Si"
"Mi aspetti solo un secondo, si sieda arrivo subito" l'infermiera entra nella sala operatoria mentre i nostri cuori esplodono per la paura.

Passano almeno quindici minuti prima che lei esca con un espressione che non promette nulla di buono.
"Sta avendo un taglio cesario, per ora le cose sembrano normali, le faremo sapere appena possibile" dice omettendo sicuramente qualcosa.
"Perché un cesario?" Interviene André con voce roca e rotta dai singhiozzi.

"Non posso dirvi di più, non avrei dovuto neanche entrare, appena possibile il dottor Christopher Stevens, vi metterà al corrente della situazione" così dicendo si dilegua prima che possiamo chiederle altro.
Passano le ore e nessuno ci tiene al corrente della situazione, facendoci cadere in uno stato di angoscia sempre maggiore.

"Jennifer, vai dai bambini, ti informo appena ho notizie" le dice Maicol accarezzandole il viso.
"Io... vorrei restare" bisbiglia lei con gli occhi rossi.
"Andate tutti, è inutile stare qui" interviene André alzandosi per ricominciare un cammino senza fine in questo corridoio deserto.

"Signor Evans" un dottore sulla cinquantina con capelli brizzolati e occhi neri ci raggiunge, ha la fronte sudata e sembra estremamente stanco.
"Come sta la mia ragazza?" Chiede prontamente André.
Il dottore si passa una mano sugli occhi con fare stanco mentre noi trattiamo il respiro.

"La signorina ha avuto una forte emorragia da placenta previa, le abbiamo dovuto fare un cesario, la bambina è fuori pericolo, ma l'abbiamo salvata per poco. Purtroppo aveva il cordone ombelicale intorno al collo, in un certo senso l'emorragia l'ha salvata" non ho capito quasi nulla di quello che ha detto salvo il fatto che la piccola sta bene.

"E mia figlia dottore come sta?"
"Purtroppo l'emorragia non si fermava e abbiamo dovuto rimuovere l'utero, l'operazione è andata bene. Ma ora la paziente è in sala rianimazione, solo domani sapremo se è fuori pericolo. Ora scusatemi ma devo verificare che la piccola non abbia problemi" così dicendo si allontana lasciandoci con l'amaro in bocca.

André

Le parole del dottore mi risuonano in testa come un martello pneumatico, deve passare la notte, ma sembra essere più lenta che mai, sono riuscito a mandare tutti a casa nonostante le proteste, ma alla fine visto che anche il dottore ha insistito hanno ceduto.
Non posso perderla, non può lasciarmi con una bambina piccola, non ho la forza di proteggerla per entrambi.

Le lacrime continuano a rigare il mio viso, ho gli occhi stanchi e la testa mi fa un male assurdo, ma nulla tiene il confronto con il dolore che sento dentro. Le infermiere mi hanno proibito di entrare nella sua stanza ed io me ne resto seduto sul pavimento a guardare quella maledetta porta che mi separa dalla mia vita, perché una cosa è garantita se lei mi lascia io muoio.

Un timido sole fa capolinea tra le finestre mentre la stessa infermiera bionda si avvicina con un malinconico sorriso.
" si alzi su, e beva un po' di caffè" dice dolcemente porgendomi un bicchiere di carta con dentro il caffè caldo.
I suoi occhi color miele mi guardano tristi anche se cerca di nasconderlo con un sorriso.

"Tra un po' il medico inizia il giro di visite, stia tranquillo sono sicura che la sua ragazza si riprenderà. Perché non viene a vedere la bambina è stupenda" chiede con gli occhi che le luccicano.
"Aspetto lei per vederla" rispondo con la gola che brucia a causa del pianto.

Passano altre interminabili ore, Robert e Andreea mi raggiungono ansiosi di sapere come procede.
"Oddio la bambina è stupenda" dice Jennifer appena mi raggiunge lanciandomi le braccia al collo e iniziando a piangere.
"Tu non dovresti essere qui!" Rimprovero Isabella che cammina lenta con la mano sul suo pancino.

"Stare a casa è uno strazio" risponde non riuscendo a trattenere le lacrime.
"Sei incinta, non voglio che ti affatichi" le urlo arrabbiato, isabella sta bene è al quarto mese e non ha problemi, ma quello che è capitato non mi fa ragionare in modo razionale, ho una fottuta paura di perdere un'altra volta tutto, sono stato già privato della mia famiglia una volta non può capitarmi di nuovo.

"Signor Evans, le devo parlare"  la voce del dottore Stevens si avvicina con un espressione cupa sul viso e mi invita a seguirlo, mi tremano le gambe e credo che da un momento all'altro il mio cuore possa frantumarsi definitivamente.
"Mi dica dottore" la voce mi trema e non riesco a nascondere la mia angoscia.

"Si tratta di sua figlia, abbiamo dovuto metterla in un'incubatrice, ci siamo resi conto che ha problemi respiratori, forse dovuti ad un mal funzionamento di un polmone" ed ecco il momento che tanto temevo, sento un qualcosa rompersi in me, o forse e solo il rumore delle mie ginocchia che crollano sul pavimento incapaci di sostenere ancora tutto questo peso.

Vi prego non mi uccidete.......
Capitolo difficile, da scrivere e credo altrettanto da leggere, vi prego perdonatemi.. ..

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