capitolo trentanove

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Johanna

Arriviamo nella vecchia villa dove abitavo, il viaggio è stato uno strazio ho gli occhi gonfi e mi sto imponendo di non piangere. Non gli darò la soddisfazione di farmi vedere a pezzi.
I cancelli si aprono regalandoci la vista delle vaste aiuole ben curate e un giardino da far invidia alla regina.

Il palazzo di tre piani compare maestoso alla nostra vista e subito il maggiordomo si avvicina per aprire la portiera.
"Signorina sono lieto di rivederla"
"Buongiorno Anthony, come sta?" Chiedo all'anziano omone che si è sempre occupato di tutto nella casa.
È lui ad assicurarsi che la servitù, come li chiama la strega, facciano il loro lavoro.

Anthony mi guarda con quei occhi azzurri e i capelli bianchi, ha un sorriso triste ed è molto sciupato.
"Signorina, suo padre sarà felice di vederla" risponde facendosi da parte per farmi passare.
Salgo i dieci gradini di marmo bianco che mi separano dalla porta, a testa alta, nonostante il cuore mi scoppi in petto mi propongo di tornare in questa casa da donna!

Non sono più la ragazzina che è scappata di casa quasi cinque anni fa', sono cresciuta e me la sono cavata da sola, non ho più paura di quella donna tantomeno amore.
Entro nel salone enorme dove una scala elegante e raffinata la fa da padrona.
Sto per salire le scale quando una voce irritante mi blocca.
"Dove pensi di andare Johanna"
"Da mio padre!" Rispondo irritata senza girarmi.

"Pensi che dopo quello che hai fatto puoi tornare in questa casa da padrona!" Respiro profondamente e poi mi giro per guardare in faccia quella che un tempo era mia madre.

Non è cambiata per nulla in questi anni, sempre altezzosa i capelli rossi leggermente ricci e un sorriso da stronza, scendo le scale e mi avvicino a lei abbastanza da potermi specchiare nei suoi occhi

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Non è cambiata per nulla in questi anni, sempre altezzosa i capelli rossi leggermente ricci e un sorriso da stronza, scendo le scale e mi avvicino a lei abbastanza da potermi specchiare nei suoi occhi.
"Mi dispiace deluderti Margaret, ma io sono la padrona di tutto!" Ringhio a denti stretti sapendo che mio padre ha dato testamento e io sono l'unica erede.

Spalanca gli occhi e il suo sorriso si spegne all'istante è la prima volta che la chiamo per nome, e prima di oggi non avevo mai osato risponderle.
"Vedo che la nostra gattina ha cacciato gli artigli"dice guardando Williams.
Sto per voltare le spalle ma lei mi afferra il collo con una mano, nel tentativo di staccarla avvolgo la mia mano intorno al suo polso, spalanca gli occhi e osserva l'anello a cuore che André mi ha regalato l'anno scorso.

"E questo?" Chiede cercando di toglierlo dal mio dito.
"Non osare toccarmi" le urlo spingendola via.
"Ora chiariamo una cosa Margaret! Sono qui per mio padre, non per te e tanto meno per quel cretino" dico indicando Williams.
"Questo è l'anello che mi ha regalato il mio fidanzato! E tornerò da lui"

Inizia a ridere e si porta una mano sul cuore.
"La piccola Johanna si è fidanzata che tenera, peccato che tra un mese ti sposi Williams" dice fissandomi cattiva.
"Perché non lo sposi tu! Non hai avuto problemi a portatelo a letto mentre era fidanzato con me! Hai tradito tua figlia e tuo marito sei solo una cagna!" Lo dico con tutto l'odio che ho in corpo, ferita dalla donna che più ho amato al mondo.

Il suo sguardo vacilla e probabilmente sta pensando alla notte che sono scappata, Williams invece si stringe i capelli tra le mani e mi guarda dispiaciuto.
"Sai se facevi meno la suora magari lui non sarebbe venuto a letto con me!" Risponde cattiva.
"Se tu facevi meno la puttana ora avevi ancora una figlia" la mia frase esce rabbiosa mentre la sua mano si avventa sul mio viso, il bruciore alla guancia non è nulla in confronto all'odio che provo verso di lei.

"Portala di là" ordina al suo cagnolino che mi tira per un braccio fino a raggiungere l'ufficio di mio padre.
La stanza è come la ricordavo, la libreria e la scrivania sono di massiccio legno di ciliegio e le poltrone in avorio sono soffici e confortevoli. Il profumo dei sigari e del dopo barba di papà rende questa stanza ancora più bella.

"Ascoltami bene ragazzina!" Ringhia lei prendendo posto dietro la scrivania.
"Ora tu andrai da tuo padre e gli dirai che ti sei pentita di essere scappata e aver mandano il matrimonio a monte. Tra un mese ti sposerai e appena avrai avuto un erede potrai anche sparire non mi interessa" ringhia lei, c'è una clausola nel testamento di mio padre, se dovesse succedermi qualcosa o non volere l'eredità questa andrà tutta in beneficenza.

"Perché dovrei farlo?"
"Perché il tuo povero padre è malato, nessun dottore riesce a capire cosa abbia, e si da il caso che io sia l'unica a sapere cosa lo stia avvelenando, e sono l'unica ad avere una cura" stringo le mani a pugno conficcando le unghie nella carne.
"Cosa mi assicura che non stai mentendo e che una volta sposata non lo lascerai morire?"

"Da domani avrà una percentuale più passa di veleno e nel giro di pochi giorni potrà alzarsi dal letto, ma se dici anche una sola parola, ci sarà un funerale molto presto" respiro con gli occhi chiusi per calmarmi e cercare una soluzione, sicuramente dare di matto non mi aiuterà.
"Posso vederlo?"
"Certo, ma prima ricorda che non puoi più avere contatti con l'esterno, anche solo una telefonata metterà in pericolo il tuo adorato padre, chiaro?"

"Perché lo fai?" Chiedo ormai in lacrime.
"Per il potere mia cara" incredula mi avvicino alla porta tremando dalla rabbia.
"Johanna non una parola, e comportati da figlia amorevole!"
"Certo madre!" Ringhio sbattendo la porta e correndo su per le scale.

Appena entro nella stanza di mio padre rimango paralizzata, quella che un tempo era una stanza lussuosa e moderna ora sembra una camera di ospedale, affianco al letto ci sono diversi macchinari che controllano i battiti e chissà cos'altro, le flebo gli iniettano antidolorifici nelle braccia e lui pallido con dei enormi cerchi neri sotto agli occhi dorme.

Mi siedo al suo fianco e gli sfioro i capelli, mi tremano le mani e le lacrime non vogliono smettere di uscire, vorrei urlare e strappare tutti questi fili ed aghi che ha.
"Papà" sussurro con voce tremante.
Apre gli occhi lentamente e appena mi mette a fuoco  cerca di alzarsi ma glielo impedisco.
Lo stringo forte respirando a pieni polmoni il suo profumo.

"Bambina mia" singhiozza accarezzando la mia testa.
"Fatti guardare" mi prende il viso tra le mani e mi scruta attentamente, inizia a baciare la mia fronte, le guance e il naso proprio come faceva quando ero piccola.
"Sei bellissima, oddio una donna sei"
"Oh papà, perdonami" scoppio a piangere sentendomi in colpa se non fossi scappata lui ora starebbe bene.

"Perdonarti cosa? Certo qualche telefonata me la potevi fare, ma l'importante e che stai bene amore mio. Dimmi l'hai trovato"
Chiede con gli occhi lucidi stringendomi al suo petto.
"Cosa papà"
"L'amore bambina mia, quel amore degno del tuo cuore" lo sussurra dolcemente inconsapevole di farmi male.
"Oh papà, se solo sapessi" scoppio in un pianto isterico incapace di dire altro.

Buona sera.... fortuna che sono riuscita ad aggiornare, mi aspetto i vostri commenti eh!!!!😘😘😘😘

una verità rischiosa (Completa)Where stories live. Discover now