capitolo ventuno

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Johanna

Nervosa e irritata torno alla mia scrivania e inizio a controllare i contratti senza capire realmente cosa sto facendo.
Mi passo una mano sul viso in modo frustato e cerco di calmarmi, tutto fa capire che André se la sia spassata, se cerca di parlarmi di nuovo gli faccio anche l'altra guancia nera!

"Eccoti qua principessa" una voce roca e possente mi fa saltare come una molla, alzo lo sguardo e mi scontro con due occhi bellissimi.

I capelli leggermente più lunghi al centro, la barba curata e quei occhi scuri mi portano ad arrossire immediatamente

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I capelli leggermente più lunghi al centro, la barba curata e quei occhi scuri mi portano ad arrossire immediatamente.
"C- ci conosciamo?" Chiedo titubante osservando le braccia tatuate che si intravedono dalle maniche arrotolate della camicia.
"Sono Erich, ci siamo conosciuti qualche settimana fa' in discoteca." Risponde con un sorriso degno di un re.

"Oh, scusami Erich io quella sera non ero in me" gli dico ripensando a quella stupida sera.
"Già eri meno timida" ride lui ritornando dritto e accarezzando la barba.
"Ti và un caffè?" Sto per dirgli di no, ma il mio sguardo viene catturato da André che vi fissa con la mascella serrata e un'espressione furiosa.
"Sai, mi serve proprio una pausa" rispondo prendendo la giacca e lasciando che Erich mi accompagni all'ascensore con una mano sulla mia schiena.

Sento lo sguardo infuocato di André sulla schiena, ma poco importa che rosichi pure!
Entriamo in ascensore e osservo Erich con attenzione, è un uomo molto bello e anche attraente se la devo dire tutta.
"Cosa ci fai qui?" Chiedo curiosa.
"Sapevo che lavoravi come segretaria, me lo disse la tua amica. E visto che il mio ufficio si trova a pochi isolati ho pensato di passare" risponde calmo con un sorriso rassicurante.

"Il tuo ufficio?"
"Si, sono un avvocato" risponde mentre usciamo dall'edificio diretti alla caffetteria di fronte.
Passiamo un ora a parlare del più e del meno, tanto che accetto il suo invito ad una serata di beneficenza senza neanche accorgermene.
Sto bene in sua compagnia, nessun sguardo malizioso ne frasi con doppio senso è veramente un ragazzo tenere ed educato.

Ritorno in ufficio con un sorriso stampato sul volto contenta di aver passato un po' di tempo in buona compagnia, qui sto sempre sola non ho nessuno anche se parlo spesso con Isabella o con Jennifer non posso considerarle amiche, in fondo parliamo di lavoro o di moda ma nulla di più.

"Johanna, nel mio ufficio ora!" Ringhia André appena mi vede, entro sbuffando e mi chiudo la porta alle spalle.
"Dica mister Evans"
Sgrana gli occhi e mi guarda arrabbiato.
"Non ti è permesso allontanarti nelle ore lavorative!" Ringhia.
"Recuperò durante la pausa pranzo" rispondo sfacciata
"Quindi te la fai con quello" chiede
"Non sono affari tuoi! Preoccupati di lasciare l'indirizzo quando lasci i tuoi vestiti in giro" stringo le mani a pugni e cerco di non piangere.
"Hai frainteso tutto, da quando ti ho conosciuta non ho avuto più nessuna. Ti ho pensato molto in questi giorni, mi dispiaceva per quello che era successo, ma a quanto pare tu no! Ti sei data alla pazza gioia eh? Magari te lo sei pure fatta a quello vedendo come ci strusciavi il culo addosso in discoteca. E io che ti credevo diversa"
Lo dice con cattiveria e per un attimo rimango impietrita, sento un dolore trafiggere il petto.

"Sei solo uno stronzo!" Ringhio dandogli uno schiaffo sulla guancia viola e uscendo da questo maledetto ufficio.
Non ci posso credere, stronzo! Ma chi si crede di essere.
Passo la giornata incollata alle pratiche senza mai alzare lo sguardo, per mia fortuna nessuno mi disturba e riesco a finire ogni pratica e portare avanti anche i contratti che serviranno per la fine del mese.

Frustrata e delusa torno a casa con la voglia di mettermi a letto, ma un biglietto e un pacco fuori alla porta mi ricordano della serata di beneficenza.
"Accidenti!" Bisbiglio battendo la testa contro la porta.

Apro il biglietto e leggo il breve messaggio.

Vorrei tanto che indossassi
questo vestito

Apro la scatola e trovo un vestito rosso molto costoso, lo rigiro nelle mani sospirando e visto il poco tempo che ho non mi rimane che prepararmi. Una doccia veloce e poco trucco, raccolgo i capelli in un semplice chignon e indosso il vestito.

Faccio una foto e la mando ad Andreea, - domani avremo molto da dire- le scrivo giusto in tempo per sentire il campanello

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Faccio una foto e la mando ad Andreea, - domani avremo molto da dire- le scrivo giusto in tempo per sentire il campanello.
Lascio il cellulare sul letto e scendo tranquilla, Erich mi aspetta con un completo scuro e un mazzo di rose bianche.

"Sei incantevole" dice baciandomi la mano per poi aprire la portiera della sua Ferrari.
"Anche tu stai bene" gli dico sedendomi.
"Vedo che ami il rosso" noto osservando molti dettagli della macchina con questo colore.
"Chi non ama la passione" risponde lui facendomi venire mille brividi sulla schiena.

Fortuna che avevo una pelliccia ecologica bianca da abbinare al vestito altrimenti sarei morta di freddo, penso costringendomi le spalle.

una verità rischiosa (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora