capotolo quaranta.

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Scendo con gli occhi lucidi e la testa che mi gira, ho passato la notte a disperarmi nel tentativo di trovare una soluzione

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Scendo con gli occhi lucidi e la testa che mi gira, ho passato la notte a disperarmi nel tentativo di trovare una soluzione.
Mio padre è andato su tutte le furie quando gli ho detto che avrei sposato Williams, alla fine si è calmato solo quando gli ho promesso che non avrei mai permesso a nessuno di rubare la mia felicità, ed è quello che farò, devo solo tenere duro per un po'.
"Signorina la stanno aspettando in giardino per la colazione, ho aiutato anche suo padre ad uscire erano mesi che non usciva dalla stanza. Lei gli fa bene" dice Anthony guardandomi orgoglioso, per me è un po' come uno zio visto che era lui a portami a scuola o ovunque dovevo andare.

"Grazie Tony" gli dico baciandogli la guancia.
"Ci sono anche i signori Hosting" dice riferendosi ai genitori di Williams.
"Mangeremo Lord a colazione" rispondo con un sorriso.
"Andare via di casa vi ha fatto bene contessa"
"Ti prego Tony, capisco che non vuoi chiamarmi per nome ma contessa no!" Rispondo disgustata da questo appellativo.

"Allora vieni?" Gli chiedo andando verso il giardino sul retro.
"C'è già un cameriere a servire" risponde lui, odia Williams e i suoi genitori quasi quanto la strega.
"Forza esci anche tu" gli sorrido ed esco con un sorriso da oscar.
Scendo i pochi gradini e mi avvio al gazebo che si trova poco distante dalla piscina.

È fatto interamente di rose bianche e ripara un tavolo rettangolare con sei posti dal sole, le aiuole sono quasi tutte di rose di colori diversi, e la proprietà si estende per vari chilometri se consideriamo il bosco che costeggia il giardino.
Questa prosperità appartiene alla famiglia di mio padre da venti generazioni, il bosco veniva usato per la caccia, mio padre è l'unico che ha spezzato questa usanza sostenendo che non è sport uccidere altre vite.

"Oh tesoro" la signora Anastasia si alza e io le vado incontro per salutarla. Bionda con enormi occhi verdi, un fisico alto e magro, la classica donna di alta società con la puzza sotto al naso.
E il marito non è da meno, capelli bianchi e occhi freddi come il ghiaccio, guarda tutti come se fossero spazzatura. Gli stringo la mano e lo saluto in modo cortese prendendo posto tra Williams e mio padre ché sta seduto a capotavola sulla sedia a rotelle.
"Come vi sentite padre?" Chiedo accarezzandogli la mano.
"Bene bambina mia"

Anthony resta fermo alle spalle di mio padre mentre un ragazzo ci serve la colazione, passa con il carrello pieno e riempie i piatti di quello che vogliamo. L'educazione vuole che le donne prendano una tazza di thè e qualche biscotto, diceva mia madre.
"Cosa desidera" chiede il cameriere.
"Un po' di uova strapazzate e anche un totino al cioccolato, e mi aggiunga un po' di bacon" chiedo sotto gli occhi increduli dei presenti.

"Vedo che sei tornata con un buon appetito cara" dice Anastasia sorseggiando il suo thè.
"Si in America il thè lo usano per sciacquare la bocca" le dico facendola tossire.
Tutto questo sotto lo sguardo divertito di mio padre e di Anthony.

"E dimmi cara, è stata una bella esperienza vivere in America, infondo eri sola in un paese sconosciuto come sei andata avanti,qui eravamo tutti preoccupati non sapevamo dove fossi." Continua lei con la sua finta cortesia, stanno cercando di capire se sono ancora degna di loro figlio.
Sorrido e porto alla bocca la tazza per sorseggiare il mio caffè, ho tutti gli occhi puntati addosso.

"All'inizio non è stato facile, ma poi ho incontrato una ragazza che mi ha aiutato molto, il locale dove mi esibivo stava per chiudere e lei mi ha offerto un lavoro come segretaria" mordo un pezzo di tortino e fisso i visi dei miei ospiti.
"Lavoravi in un locale!"  Dice il signor Marcus lanciandomi un'occhiata disgustata.
"Si, facevo la spogliarellista" trattengo a stento una risata sotto gli sguardi increduli dei presenti, mia madre ha la bocca aperta e non riesce neanche a parlare.
"Andiamo tesoro smettila di scherzare" interviene Williams appoggiando la sua mano sulla mia spalla, gesto che infastidisce me e anche mio padre.

"Dovete sapere che Johanna e stata in tutto questo tempo in una congrega di suore e si è dedicata alla spiritualità" aggiunge facendo rilassare tutti.
Mi tocca stare buona e sorridere per il bene di mio padre.
"Sapessi che spiritualità ho provato" mormoro bevendo altro po' di  caffè pensando ad André.

Mio padre che probabilmente mi ha sentito mi guarda con un sorriso strano.
"Poi mi dirai cosa stai architettando" sussurra al mio orecchio facendomi sorridere.
"Allora, abbiamo tanto da organizzare per il matrimonio" dice Margaret lanciandomi un'occhiata severa.
"Oh si madre, voglio fare la cerimonia nella grande cattedrale e naturalmente deve esserci la regina, non possiamo sposarci senza la sua benedizione" dico facendo illuminare gli occhi di mia suocera, loro sono una delle famiglie più benestanti dell'Inghilterra ma mai come noi, e la regina li considera poco.

"Vedo che stare con le suore ti ha reso molto più benevola nei confronti della monarchia" dice Anastasia felice.
"Ho capito che la mia cara mamma mi ha educata nel migliore dei modi,  per il mio bene, e vorrei che pensasse voi al matrimonio sono sicura che lo renderete unico. In fondo stiamo per diventare la famiglia più potente dell'Inghilterra" mia madre mi guarda incredula, anche se cerca di mascherare la sua espressione dietro un sorriso, papà invece segue le nostre chiacchiere senza intervenire.

"Bene, perché non ci spostiamo in salotto e lasciamo le donne spettegolare di abiti e pizzi" Marcus si alza e così fa Williams, Anthony spinge mio padre e noi rimaniamo sole.
"Per l'abito pensavo ad un coperto tempestato di diamanti con uno strascico di seta..."
"Scusatemi ma sono stanca per il viaggio di ieri se non vi dispiace mi ritiro nelle mie stanze" dico alzandomi prima che la nausea mi faccia vomitare su queste due megere, non ho mai sopportato queste cose.

Entro in casa ma al posto di salire nelle camere scendo in cucina, il profumo di vaniglia e quello del pane caldo riempiono la stanza enorme, una figura robusta si muove con maestria da un fornello all'altro.
Capelli neri raccolti in uno chignon,la  divisa bianca e un enorme grembiule leggermente macchiato.
I suoi occhi neri passano in rassegna tutta la stanza in cerca di qualcosa, poi si fermano su di me.

"Oh dio" esclama portandosi le mani davanti alla bocca.
"Siete proprio voi" corro ad abbracciarla e subito ricambia il mio abbraccio.
"Siete una donna bellissima signorina"
"Beatrice mi sei mancata tanto" le dico con gli occhi lucidi.
Il fatto che ami più la mia cuoca che mia madre la dice lunga su questa famiglia.

Passo la mattinata in cucina a litigare con Beatrice perché non vuole che cucini.
"Oh, ma dai! Col mio fidanzato dovevo litigare sempre per far cucinare lui, ora che lo voglio fare io non me lo permetti!" Le dico incrociando le braccia al petto.
Lei mi guarda perplessa e si avvicina piano.
"Fidanzato?" Solo ora mi rendo conto di cosa ho detto.
"Fingi di non aver sentito" le dico ritornando seria.
"Ma signorina"
"No Beatrice, niente signorina. Non hai sentito nulla" le dico uscendo dalla cucina per andare a cambiarmi.

Scendo dopo poco con un completo comodo e vado nella stalla.
"Charlotte" urlo felice alla mia cavalla bianca, lei appena mi vede nitrisce e si agita, le vado incontro e inizio ad accarezzarle la testa, i suoi occhi azzurri mi fissano felici.
"Perdonami piccola mia" le dico prendendo la sella, la sistemo e salgo.
"Andiamo bambina" appena mi sente inizia a galoppare verso il bosco.

Charlotte mi fu regalata al mio quindicesimo compleanno da papà, era solo una cavallina, aveva un mese e siamo cresciute assieme, conosce bene il bosco e sa dove andare senza che glielo dica.
"Ora si che mi sento bene" le dico accarezzandola mentre mi porta verso il centro del bosco.

una verità rischiosa (Completa)Where stories live. Discover now