21. Head

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Gli occhi di Newt sembrano sciacquati dalle lacrime, sembrano aver perso colore, come tutto il resto di lui. Adesso è seduto sul letto di Thomas con la testa fra le mani, il cuore a mille. Si sente uno schifo, in generale. Se avesse una pistola adesso si sparerebbe. Dritto alla tempia e poi niente più dolore, nè per lui nè per tutti quelli che lo circondano. Thomas adesso è in silenzio, dopo avergli detto le parole che lo hanno fatto sentire scoppiare di gioia, è la prima volta che qualcuno gli dice "Ti amo", Adam non glielo diceva mai. Eppure si sente terribilmente male, è riuscito a rovinare anche Thomas, la persona a cui pensa ad ogni ora del giorno e anche un po' di notte. Gli ha detto le parole più belle che abbia mai sentito, gli ha detto che lo vuole per come è, che non lo avrebbe mai abbandonato, gli ha detto che lo vuole anche se dovrà rimettere insieme i pezzi. Ed è così che si sente adesso, a pezzi. Il Newt fiero di cui parla Thomas sembra averlo abbandonato, se lo figura dietro al suo forse-ragazzo, che gli fa il dito medio con un sorriso stampato in faccia. Si sente esasperato a pensare che si sta facendo del male di nuovo. La voce di Thomas rimbomba nella sua testa. Sente di dover sorridere e abbracciare Thomas, sente di dover fare qualcosa, ma invece rimane fermo a piangere silenziosamente, un lacrima gli cade dall' occhio alla guancia, dalla guancia cade sul polso e la sente scendere su tutto l' avambraccio, lasciando una scia fredda a contatto con l' aria. Non riesce a dire niente, vorrebbe solo sparire, non è che non sia contento della dichiarazione d' amore che ha avuto, non è che Thomas non ha ragione, è solo che lui non si sente all' altezza della situazione, del suo amore, non si sente all' altezza di nulla. Si maledice ancora e ancora per aver rovinato quel momento, Thomas è davvero quello che vuole, in tutto, non sa quando ha sviluppato quei sentimenti, ma sono radicati dentro di lui in maniera che sembra permanente. "Non so se Adam ti scopava dopo una litigata" ha detto, non "scopavate". Ha detto proprio "Adam scopa te" e Newt non lo avrebbe potuto descrivere meglio, succedeva sempre così. E Newt pensava che fosse normale, che tutti scopassero dopo aver scazzato ed era lui strano che non voleva, però lasciava sempre fare Adam, lo lasciava sempre fare perchè pensava che fosse quello il modo di Adam di dimostrare quanto lo amasse e non poteva dire no. Sente ancora lo spettro di lui che gli fa scorrere le mani schiena, poi si fa schifo da solo ad averlo pensato, deve pensare a Thomas adesso, deve pensare a come riparare l' ennesima cosa che ha mandato in fumo. Vuole, non deve, vuole pensare a Thomas. Lo guarda di sottecchi, non ce la farebbe a sostenere il suo sguardo. Ha la gola bloccata, non riesce a dire niente, ma comunque non saprebbe cosa dire, non stavolta. Si era sentito in una maniera molto strana quando Thomas si era rifiutato di baciarlo, come se gli avesse tolto un peso enorme dalle spalle ma insieme si sentiva male perchè glielo aveva chiesto. Si era sentito la solita zoccola. Aveva ragione il suo moro quando diceva che Newt si faceva baciare per stare zitto. E si era sentito così male a sentirselo dire, ma nessuna delle parole di Thomas era sembrata un' accusa, era sembrata più una supplica a non lasciarsi andare, a non perdersi. Ma Newt sente che è troppo tardi, la parte coraggiosa di lui lo aveva abbandonato subito dopo aver fermato Thomas mentre si stavano baciando, sente che adesso può solo stare fermo e sperare di non fare più del male a nessuno. -Newt, parlami, dimmi qualcosa...- La voce di Thomas è incredibilmente dolce. Newt vorrebbe tirare fuori una delle sue battute, vorrebbe riuscire a rispondere una stronzata da bravo amico e ridere, ma il mucchietto di forze rimaste è troppo piccolo per fingere ancora, o per essere se stessi. Certe volte gli sembra che lasciarsi scivolare nella tristezza sia molto più facile di sorridere ed essere come vorrebbe. Newt non sa più nemmeno quale è la sua vera personalità, se quella fiera e solare o il sacchetto di ossa triste e anoressico che è ora. -Tommy...- è tutto quello che riesce a sussurrare, sente altre lacrime scendere sulle guance, il suo nome è l' unica cosa che abbia voglia di dire. Si sente patetico a pensare che una persona sia seriamente l' unica cosa che lo tiene ancorato alla vita, si sente uno stronzo se pensa che sta scaricando il peso delle sue emozioni su qualcun altro. Sente la voce di Adam che urla, in quella piccola stanza bianca d' ospedale dove si erano parlati per l' ultima volta, che gli dice che si è comportato da bambino, da stupido, da egoista. "Non voglio più stare vicino ad una persona che si fa schifo. Mi sono stancato di rincorrerti." aveva detto, poi era uscito dalla porta sbattendola, lasciando la sua felpa azzurra sulla sedia accanto al letto. Newt ancora la conserva, nascosta in una scatola sotto il letto, insieme alle foto e ai vari ricordi. Sente una morsa allo stomaco, pensa che sta sbagliando, che dovrebbe ascoltare Thomas, che gli sta dicendo che vuole rimanere, pensa che dovrebbe fidarsi di lui, Thomas non è come Adam. Newt questo lo sa bene. Sa che non può chiedere a Thomas di lasciarlo a disperarsi, perchè non lo lascerebbe mai solo, non lo ha mai fatto, davvero, era sempre rimasto con lui nello spogliatoio dei ragazzi dopo quella volta che Marcus gli aveva dato del 'gay schifoso'. Thomas non lo aveva mai più lasciato solo a mensa, o nei bagni. Ma non era mai stato invadente, mai. Newt mangia davvero contento quando c'è Thomas con lui, si sente male quando capita che vomiti a casa. Non si deve mai sforzare di essere il Newt di una volta con lui o con Kate. Ma soprattutto con lui, si sente così bene quando è con lui. Questa è praticamente la prima volta che si mostra fragile davanti a Thomas. Ha il respiro mozzato dai singhiozzi, vorrebbe una coperta a coprirlo. Pensa che deve sembrare proprio stupido agli occhi di Thomas, troppo debole, troppo poco. E si sente ancora peggio quando pensa che a Thomas piace il Newt che parla del futuro e che rimorchia le sconosciute, quando pensa che adesso lo sta deludendo. Era ormai un mese, ventinove lunghissimi e felici giorni che non si sentiva così male, che non si odiava tanto. Pensava di stare migliorando, che finalmente si sarebbe liberato di sè stesso, e invece eccolo lì, a piangere e tremare sotto gli occhi di chi ama. Gli fa male la testa, la parte razionale di lui esasperata da se stesso, esasperata dal fatto che si sta lasciando andare alla depressione, ancora. Sente come uno schiaffo sulla guancia, ma non è uno schiaffo, è solo la mano di Thomas, sente un brivido al tocco delle sue dita calde, lascia andare un mezzo sospiro strozzato, adesso lotta ancora contro se stesso, c'è la parte buona, non ancora marcia, che gli dice di ascoltare Thomas, di dire qualcosa e finalmente fare quello che lo rende libero e felice. Ma la parte marcia di lui gli dice di non guardare Thomas, gli dice di stare zitto e andare via, di smetterla di dire le cose sbagliate, qualsiasi cosa stia per dire. -Newt, guardami.- Thomas si siede accanto a lui, parla con voce ferma nonostante una lacrima stia scivolando sulla sua guancia. Il moro leva la mano dal viso di Newt, che sente freddo adesso. Thomas è vicino ma non troppo, abbastanza da sentire il suo calore, abbastanza per sentire il suo respiro arrivare delicato sul collo, ma non abbastanza per abbracciarsi, non abbastanza da toccarsi o sfiorarsi per sbaglio. Newt non ce la fa, non può guardarlo. Gira la testa ancora più di lato. Vuole urlare, vorrebbe essere forte abbastanza da affrontare tutto questo, o almeno solo i suoi occhi. Un forza che non sente sua lo spinge a girare la testa e alzare gli occhi, ma guarda in alto e non Thomas, vede il soffitto. Riesce a dire qualcosa, ancora pervaso da quel piccolo lume di speranza che gli ha dato la voce di Thomas, si sente ancora patetico a dipendere da lui così tanto. Eppure lo fa stare così bene. Esita un secondo, il tempo che ci vuole a formare quelle parole nella sua testa, il tempo che ci vuole a racimolare ogni briciola di volontà. Lo sta facendo per Thomas, ma lo sta facendo anche per sè stesso, per provare a salvarsi dalla sua mente. Continua a guardare in alto. -Tommy, mi prometti che se vorrai baciarmi lo farai, che ti fiderai di me quando ti dico che ti fermerò se non voglio, me lo prometti? Mi prometti che non ti spaventerai quando scoppierò a piangere per ogni complimento che mi fai, mi prometti che non mi lascerai mandare tutto all'aria, per favore?- Una lacrima salata gli scivola nella bocca. Newt parla in un sussurro teso, si sente così male nello scaricare quel peso su Thomas, ma sente che lui ce la può fare, sa che deve seguire l' istinto che gli dice che Thomas lo ama davvero. Non aveva mai detto a nessuno niente del genere, con Adam non parlava mai dei suoi problemi, del suo sentirsi troppo poco. La risposta del moro non è immediata, Newt trema. Sente il cuore battere contro le costole tanto veloce e violento da fargli male. -Newt, te lo prometto, te lo prometto.- Sente di stare per cedere, non sente più le gambe, non sente più le braccia. E poi arriva il colpo di grazia. Thomas gli lascia un piccolissimo bacio sulla fronte, senza toccarlo con le mani. -Non mi sono fatto frenare, hai visto?- Si ricorda solo il sorriso raggiante che Thomas gli stava rivolgendo, si ricorda solo di aver finalmente incontrato gli occhi marroni del suo ragazzo, ricorda di aver sorriso leggermente prima del buio totale.

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