Epilogo.

469 53 32
                                    

Thomas si osserva le unghie dipinte di azzurro, mentre aspetta in un rumoroso starbucks il suo caffè, prima di tornare a casa da James. Si sente stanco e un po' vuoto, ma nulla di nuovo. Trova comunque la forza di sorridere alle sue unghie, ricordando come il viso delle bambine si è illuminato quando ha detto che gli potevano mettere lo smalto. Thomas ha sempre ammirato i bambini, anche se non stati la sua prima scelta. Ha studiato cinque anni alla NYU scienze sociali e ha provato ad entrare nei master per diventare psicologo, ma non ce l'ha fatta, poco tempo dopo ha trovato lavoro come insegnante d'asilo, che comunque non è male. Ha scoperto che gli piace avere una decina di marmocchi intorno ogni giorno, che gli vogliono bene quando lui si dimentica di volersene. Ha scoperto che le bambine sono un'ottima scusa per giustificare le sue unghie colorate e i ciuccetti fra i capelli. Finalmente il suo caffè al caramello è pronto e sorride alla cassiera prima di uscire. Oggi ha avuto il turno fino alle cinque e ha sonno, per fortuna è venerdì. A casa tocca a lui pulire la cucina oggi, sta riflettendo, e deve anche vedere se è arrivato il suo libro di psicologia avanzata. Vuole riprovare ad entrare nel corso del master, non ha ancora rinunciato dopo un anno. Sta riflettendo e non vede il ragazzo che sta entrando, gli va addosso. Riesce a non versare il suo caffè, la brezza di aprile lo colpisce mentre la porta si richiude alle spalle del ragazzo, chiudendoli dentro. Thomas batte le palpebre un paio di volte, ripetendo la dinamica dell'evento nella sua mente. Stava guardando il bicchere, si è sistemato il borsone in spalla e poi ha urtato il ragazzo, allora è lui che si deve scusare. La sua mente ragiona più lentamente quando è stanco. -Oh, scusami...- Dice velocemente, guardando il ragazzo. Il ragazza sta sorridendo, non sembra arrabbiato o scocciato. Il ragazzo è biondo e indossa dei bellissimi pantaloni a vita alta, larghi con le linee verticali blu e azzurre, un maglietta bianca sulle spalle sottili. Ha gli occhi color ambra e nessuna traccia di trucco sul volto. Ha le labbra fine, i capelli leggermente scompigliati. THomas aveva sempre pensato che se lo avesse rivisto, lo avrebbe riconosciuto immediatamente e invece, adesso gli serve qualche secondo buono per realizzare: è Newt. Proprio lui, in ossa e, bhe, pelle. Thomas apre la bocca, ma è incapace di parlare. Sono cinque anni che non si vedono. SI erano rivisti a malapena, una volta all'aereoporto di Denver. Thomas era in ritardo per il volo di ritorno a New York e Newt era apena atterrato dopo un volo con due scali e una notte insonne. Avevano avuto giusto il tempo di dirsi ciao, di sorridersi, di scambiarsi ancora un po' di anima e poi via, di nuovo ognuno per la sua strada. Adesso, Thomas si prende tutti i secondi che gli servono per guardare Newt, tutto nuovo com'è. Un sorriso irrompe involontario sul suo volto, gli occhi gli si illuminano. -Hey.- riesce a dire solo questo di coerente, prima di venire sopraffatto dalla voglia di abbracciarlo. Si abbracciano, forte, stretto. Newt sa ancora di pittura, ma non sa più di fumo nè di ammorbidente. Thomas lo stringe e lo sente ancora magro e ossuto contro il suo petto, esile fra le sue braccia. é ancora Newt, versione più sicuro di se stesso e con i capelli un po' più lunghi, ma è sempre Newt. Quello che sta provando adesso è un po' un misto aggrovigliato di tutto: stupore, gioia, incredulità, ansia, tristezza, altre cose con meglio identificate. Ha sempre segretamente sperato di poterlo rincontrare, un giorno. Essere amici, non per forza amanti. Si era chiesto come stesse, che cosa facesse, a chi concedesse il suo corpo e a chi la sua anima. Se fosse cambiato o se sotto sotto fosse ancora lo stesso Newt di sempre: un amorevole, fragile, sognatore. (E uno stronzo, a tratti). -Odori ancora di fresco.- Mormora Newt, con una voce profonda che Thomas a malapena gli riconosce, affonda il viso nell'incavo del collo di Thomas. Thomas sa che è una cosa che due amici normali non farebbero, e si rende conto che forse Newt è anche fidanzato. -Leviamoci da in mezzo alla porta.- Propone sorridendo ancora, spontaneo. Chi se lo sarebbe mai aspettato che avrebbe scoperto di cosa odora lui per Newt dopo sette anni di amore/amicizia. Se lo era chiesto innumerevoli volte, durante la loro relazione. Si lasciano andare, consapevoli che adesso nessuno dei due sta scappando da nessuna parte. Nota solo adesso che Newt ha uno zainetto in spalla, blu. Non è mai stato tipo da tenere tutto in tasca, come Thomas. Si spostano verso un bancone alto libero, e Thomas ci si appoggia con un gomito. Succede poi tutto in modo scombussolato, per Thomas sono memorie sfocate: Newt prende il suo the freddo al limone piccolo e iniziano a parlare. Passa un'ora e sembra un sogno, una conversazione tutta sorrisi e ricordi. Thomas scopre che Newt ha fatto il master in Design e adesso fa l'arredatore, o il designer di interni. Si è trasferito da Milano a New York dopo una rottura non troppo traumatica e adesso ha trovato casa a mezz'ora da Thomas. Per il moro è semplicemente gioia. Ha avuto altri fidanzati, ovvio, qualche tresca con qualche ragazza, ma un parte del suo cuore è sempre appartenuta a Newt. Solo all'inizio era stata una mancanza da mozzare il fiato. Ci erano voluti mesi buoni prima che potesse anche solo pensare di uscire con qualcuno, figurarsi baciare o fare sesso. Poi piano piano si era abituato a non cercarlo accanto a sè, a non sentire il suo odore di ammorbidente e fumo sulla pelle e sui vestiti. Si è anche abituato a non avere la sua felpa verde. Era riuscito, con il tempo, a trattenere l'impulso di chiamarlo per dirgli che gli mancava da morire. La mancanza si era fatta fantasma, ma non era mai sparita. Passavano anche settimane in cui Thomas non pensava a Newt, ed è normalissimo, ma quel maledetto biondino tornava nei suoi pensieri ogni tanto, in silenzio. Bastava un quadro che somigliasse ai suoi, una strada carina che lui avrebbe fotografato, qualcuno con un accento inglese marcato- ed ecco che qualche ricordo riaffiorava nella sua mente. Non era più doloroso, aveva cominciato ad essere piacevole. Anche pensare di essere cresciuto, essere un uomo ormai, lo faceva sentire bene. Si erano sentiti spesso, per messaggio e qualche chiamata, ma era stato difficile per via del fuso orario e impegni vari. E adesso Newt è lì, più bello nella vita vera che nella foto che i suoi nuovi amici lo costringono a mettere su Instagram. Si riscoprono a suon di domande, alcune innocenti, altre un po' meno. Alcune misurate e pensate, altre fatte di getto. E poi il caffè di Thomas è finito e il tramonto pure. Thomas deve tornare a casa e Newt ha già ignorato troppi messaggi dalla ragazza che doveva vedere per un lavoro. Fa male, malissimo, improvvisamente, doversi lasciare di nuovo. Non si sono toccati, dopo quel abbraccio, eppure Thomas muore adesso dalla voglia di tenergli le mani, ancora nodose e rovinate. L'occhio gli cade sul polso, una volta nascosto. Come preso da una magia, poi, gli viene voglia di baciarlo. Ed è tentato di farlo, davvero, perché gli viene naturale. Quelle labbra sono state sue per due anni interi, cosa potrà mai fare aggiungere un ennesimo leggero bacio? Così si alzano e gettano i bicchieri nel secchio ed escono da lì, Newt ha freddo. Per Thomas sono altre memorie sfocate. Lo fa, lo bacia, senza dire nulla, senza chiedere il permesso. Se Newt è sorpreso, non lo dà a vedere, anzi separa subito le labbra lasciando a Thomas l'accesso alla sua bocca, come a dire: "sono ancora tuo". -Sai ancora di fumo.- Gli sussurra Thomas, sorpreso. Non gli dice: -Mi sei mancato.- nè -Ti amo.- semplicemente, gli prende la mano. Newt però lo scaccia e gli mette le mani sulle guance. Lo bacia ancora, si sottomette a Thomas ancora, anche se é stato lui ad iniziare. Non smettere, si stanno dicendo. Mi sei mancato troppo. -Newton Elijah Brodie Sangster, tu sei la creatura più bella che io abbia mai conosciuto.- Newt sorride e il suo volto si illumina di una luce sconosciuta Thomas. Ma è bello, bello di una bellezza vissuta. -Thomas Testa di cazzo Edison, ti amo.- E quindi sì, è bastato il tempo di un caffè a farli innamorare di nuovo.

bones. newtmas!auDove le storie prendono vita. Scoprilo ora