3. Flashback

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Newt è seduto sul retro della scuola, accasciato contro il muro esterno. Tutto è tranquillo, adesso ha preso la pillola. "Va tutto bene" si ripete di continuo. Il suo zaino nero rovinato giace ai suoi piedi, osserva con il biondo la pioggia che cade incessante a pochi centimetri da loro. Il freddo si sta velocemente infilando sotto il maglione pesante di Newt, facendolo rabbrividire come solo le mani di Adam sanno fare. Il cielo è grigio, in tinta con il suo umore. Piano piano sta riprendendo fiato. Newt deglutisce, il sapore amaro della medicina ancora in bocca. Da sotto il portico, vede il parcheggio vuoto, il rumore della pioggia scrosciante è dolce alle sue orecchie come le parole sussurrate dal suo ragazzo. Finalmente le voci in testa sono zitte. Inspira forte, si gode fino all'ultimo secondo l'aria fredda bruciante nei polmoni, lo fa sentire vivo. Ma tutta quella pace è destinata a durare non più di cinque respiri contati. Poi la porta rossa accanto a lui si spalanca, facendolo sobbalzare dalla paura. Guarda la porta aprirsi rumorosamente sperando che sia solo un professore. E invece no. "Il Fato mi vuole male." Si ritrova a pensare prima di sentire la sua voce. Quella voce inconfondibile che lo perseguita negli incubi. Devan si affaccia, subito punta lo sguardo addosso a lui, puro odio goccia dai suoi occhi. -Moccioso. Eccotti.- Devan fa cenno a Sebastian di seguirlo. Newt è fermo immobile, l'unica cosa che riesce a dire, prime di essere sbattuto al muro con forza, è un debolissismo: -Per favore.- Che cosa stupida. Devan si mette fisso davanti a lui, le gambe leggermente divaricate, la giacchetta di pelle nera aperta su una maglietta scura. I soliti jeans e gli scarponcini che Newt ha visto fin troppo da vicino diverse volte. Sebastian si passa una mano nel ciuffo scuro come pece, sorride e si passa la lingua sulle labbra. -Per favore cosa, frocetto? Per favore botte?- Gli chiede Devan, il sorriso sulle labbra, avvicinandosi un po'. Newt si appiattisce ancora di più contro il muro, con le dita stringe i polsini del suo maglione. Non lo guarda negli occhi, sicuro di non riuscire a reggere il confronto, sa già bene di non essere all'altezza. -Rispondi, dai moccioso.- Lo incalza Sebastian, spostando il peso da un piede all' altro. Newt sente il cuore accellerare nella gabbia toracia e battere incontrollato fino a fargli quasi male. -Per favore l-lasciami stare.- Sussurra, balbettando. Devan lo prende per un polso, stringe forte, lo allontana dal muro e lo getta fra le braccia di Sebastian, Newt a malapena se ne rende conto. Sebastian lo prende per le spalle, lo tiene fermo, Newt ormai neanche protesta. Sente il petto del ragazzo dai capelli scuri contro la propria schiena. I capelli gli ricadono sulla fronte ma non può muovere le mani. -Lasciami stare? E dimmi frocetto perchè dovrei?- Gli chiede Devan quasi ridendo. -Attento Seb non lo tenere troppo vicino o potrebbe emozionarsi.- Continua, rivolto al suo amico, senza nemmeno attendere la risposta del biondo. Sebastian lo spinge un po' più avanti, facendolo quasi inciampare sulle sue converse rosse. -Mio Dio che schifo.- Sbotta. Newt guarda a terra, spera che la campanella suoni presto. Devan inspira, come se gli desse fastidio dover stare lì a torturare Newt. -Moccioso, ce li hai i soldi?- Gli chiede, tirando un debole calcio sullo stinco del biondino. -No.- La risposta è a malapena percepibile. -Che fai, dici le bugie?- Gli chiede, tirando un calcio un po' più forte sullo stesso punto. -No.- Dice Newt. Sebastian ride. -Controllagli lo zaino, occhio ai giornaletti gay.- Consiglia al suo compare. Devan annuisce lentamente, poi si gira verso lo zaino nero. Newt non stava mentendo e adesso gli metterano in disordine tutti quaderni. Devan apre lo zaino senza troppe cerimonie, sollevando con un solo braccio un peso che Newt riesce a malapena a sostenere. Apre la tasca piccola, fruga con la mano. Inanto Sebastian deve essersi stufato di stringergli le braccia come se davvero avesse la forza di scappare, e lascia andare Newt, solo per poi dargli una spinta e sbatterlo di nuovo con forza contro il muro. Devan apre la tasca grande ma non si prende nemmeno la briga di guardare, lascia cadere lo zaino sul pavimento di marmo e tutti i libri e i quaderni si riversano fuori. Newt ha in fiato mozzato dall' impatto con il muro. -No, niente. Allora non le dici le bugie, eh frocetto? Fai il bravo bambino?- Gli chiede incalzante, Newt rimane con le braccia lungo i fianchi. Finalmente alza lo sguardo, cerca un po' di compassione negli occhi verdi di Devan che tanto somigliano agli occhi del suo Adam. "Lo vedi Newt? Ti sta per gonfiare di botte e pensi che ha dei begli occhi. Sei proprio una troia, se lo sapesse Adam..." Rieccola, la voce in testa. Newt non dice nulla. Forse è stato in silenzio un po' troppo. Si risveglia solo quando sente la mano di Sebastian sulla sua  guancia. Una sberla. Newt fa scattare la testa, colto di sorpresa. -Rispondi, frocio.- Sebastian lo guarda intensamente, mentre Newt si porta una mano sulla guancia bruciante di dolore. -Seb, dai lascialo stare.- Dice Devan. Newt non ci casca più. Devan si avvicina a lui, gli mette una mano sulla spalla ancora dolorante della stretta di Sebastian. -Hey, dai scusa.- Gli dice. Newt si impone di non alzare lo sguardo. Lo sa già che cosa lo aspetta se lo fa. Però lo alza lo stesso, dopo qualche secondo, la speranza ingenua che per una volta stia dicendo sul serio. Appena i suoi occhi incontrano quelli di Devan, sente qualcosa che gli brucia sull'altra guancia. Seconda sberla. Sebastian e Devan ridono sommessamente, le lacrime sfocano la vista di Newt. -Basta, vi prego.- Sussurra. Ogni altro tentativo di ribellione avrebbe solo peggiorato la situazione. Devan si fa di nuovo vicino, troneggia sul piccolo biondo. -Basta, vi prego.- Imita la sua voce, facendola acuta. -Fai proprio schifo frocetto.- Sputa Devan, facendosi ancora più vicino. Sebastian sbuffa. -Dev non ho voglia di passare tutta la ricreazione appresso a questo moccioso.- Devan fa un cenno di assenso con la testa. Si gira, come se stesse per andare via, ma Newt trattiene ancora il fiato. E infatti il suo bullo si gira di nuovo verso di lui di scatto. Trerza sberla. E poi se ne vanno in silenzio, uscendo di scena velocemente come sono entrati. Newt si lascia scivolare sul muro, si siede a terra, inspira. Scaccia le lacrime, si allunga per rimettere a posto i libri scivolati sul pavimento umido. Oggi è andata bene tutto sommato. Di solito beccava anche qualche calcio in più. Di solito sono anche in quattro, anche per i corrioi. Forse non è così divertente pestarlo di botte se tutti gli altri non lo possono vedere. "Frocio. Adesso che fai? Vai da Adam a rifugiarti fra le sue braccia? Dai, vai in bagno. Tanto la lametta è ancora nella tasca. Puoi ancora soffire quello che oggi Devan ti ha risparmiato." La voce. La voce. La voce. La voce è tutto quello che Newt riesce a sentire. Si guarda il polso ancora immacolato, teso a prendere un quaderno. "No, non lì. Lì Adam lo vede. Sotto, sotto dove fa male, Newt. Lì dove Adam non lo vede." E così Newt si guarda le scarpe, i calzini bianchi un po' troppo alti e spessi. Forse. -Basta.- Sussurra, più a se stesso che alla voce.

bones. newtmas!auTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon