51. Stop

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-Basta Newt, va tutto bene. Va tutto bene.- Thomas sussurra in tono dolce, ha Newt fra le sue braccia, sono seduti sul letto del biondo, chiusi in camera. Gli lascia un bacio sulla fronte, fa scorrere le mani sulle sue braccia come per scaldarlo. Un singhiozzo scuote Newt, che sobbalza visibilmente. -Sono qui. Sono qui. Newt, va tutto bene. Adesso basta piangere o bagnerai tutte le lenzuola.- Thomas sorride incerto, mette due dita sotto il mento di Newt e gli fa alzare lo sguardo. Il biondo ha gli occhi rossi di lacrime, il suo labbro inferiore trema, tutto screpolato. -Basta, ok?- Newt annuisce prima di abbandonarsi di nuovo fra le braccia di Thomas. Thomas lo stringe forte e sente Newt ricambiare la stretta. Thomas ha il cuore in subbuglio e l'umore sottosopra. Aveva lasciato Newt in camera sua pensando che non lo avrebbe più rivisto, lo aveva lasciato pensando che lo odiasse. Erano passate due ore e in due ore Thomas era passato in ogni stato d'animo possibile. Il senso di colpa però non lo aveva mai abbandonato. Aveva pensato di scrivere qualcosa a Newt per scusarsi ancora e cercare di salvare la loro relazione. Sicuramente non si aspettava di ricevere un messaggio da Newt, in cui gli chiedeva di tornare. Nessuno dei due aveva cenato, tutti e due erano rimasti chiusi in camera ed avevano pianto. Thomas non aveva capito il casino che c'è nella mente di Newt finchè non lo ha visto, una volta arrivato di corsa a casa sua, steso sul letto con le braccia davanti alla faccia, in lacrime. C'era una lametta a terra. Pulita, per fortuna. Era letteralmente corso da Newt e lo aveva stretto fortissimo per molti minuti mentre il biondo piangeva. Newt aveva provato, fra i singhiozzi,a spiegare che cosa provava e aveva mormorato almeno un centinaio di volte delle scuse che Thomas non sapeva di dover ricevere. E così era rimasto in silenzio e aveva ascoltato tutto quello che Newt aveva provato a dirgli e si era sorpreso di quanto potesse piangere. Era arrivato a singhiozzare così forte da fargli male la gola. Anche Thomas aveva pianto un po', ma in silenzio. -Basta.- Sussurra ancora, mentre coccola la schiena di Newt. Sente il biondo inspirare a fondo, poi finalmente si allontana. -Mi dispiace Tommy. Io non lo avrei fatto, te lo giuro. Non lo avrei fatto.- Thomas gira la testa e guarda la lametta sul pavimento. Può solo sperare che non stia mentendo. -Lo spero.- Dice, tornando a guardare il suo ragazzo, si sforza di sorridergli. -Basta piangere, ok? Va tutto bene. Ci sono io qui e questa volta non me ne vado neanche se me lo chiedi, hai capito?- Newt annuisce e si passa le mani sul viso per pulire le ultime tracce di lacrime. -Basta.- Sussurra anche lui e Thomas lo stringe ancora un po' un'ultima volta. -Io mi sentivo così in colpa...- Le parole di Newt stavolta sono comprensibile mentre le sussurra contro la spalla di Thomas. -Non potevo sopportare di averti fatto del male... io pensavo che... che forse...- Thomas deglutisce, teme che cosa il suo ragazzo stia per dire. -Ma non lo ho fatto, giuro, non lo faccio più da tanto tempo...- Quindi lo faceva prima. Il cuore di Thomas pesa. Ma Thomas ha visto Newt nudo, lo avrebbe notato se ci fossero state delle cicatrici. Insomma, ha visto ogni posto dove può essersele fatte. Sulle gambe non c'era niente di visibile, sui polsi ce ne sono troppe poche ed hanno anche una spiegazione precisa. No, deve essersele fatte da altre parti. Ma dove? Magari sono andate via. Magari Newt non si era fatto così male da lasciare il segno. Magari. Thomas guarda Newt, senza davvero sapere cosa provare. Sono un sacco di cose da processare, da capire. Newt è a piedi scalzi. Newt non è mai a piedi scalzi. Soprattutto non ha nessun motivo di  essere scalzo a dicembre, non quando è vestito e ha anche una felpa addosso. -Newt ma tu non hai cicatrici...- Mormora Thomas, guardandolo negli occhi. Newt abbassa lo sguardo e si passa la mano sui braccialetti. Thomas spera che siano solo quelle. Newt non si è mai fatto del male da solo, Newt ci ha provato solo una volta e adesso è salvo, giusto? Questo è quello che Thomas vuole credere. -Newt, dimmi che tu non hai altre cicatrici e io ti crederò.- Posa una mano sopra quella di Newt e le loro mani insieme coprono i braccialetti. Newt resta in silenzio. No. No. No. No. No. E ancora no. -Newt.- Newt scuote la testa. -Tommy ti prego...- Fa troppo male. E poi si muovono contemporaneamente. Newt si allontana mentre Thomas si avvvicina. Ma Newt è più veloce, lo è sempre stato, e si alza dal letto. Si guardano come se si stessero sfidando, poi Newt si gira e si dirige verso l'armadio. Lo apre, prende dei calzini. Ma Thomas registra quest'azione dopo perchè tanto le ha viste. Le piante dei piedi. Devono aver fatto un dolore cane. Pazzesco. Tutto il tallone a righette, anche quel poco di pianta che Thomas riesce a vedere mentre Newt cammina è martoriato. A Thomas fa male solo pensarci. Come faceva Newt a camminare quando erano fresche? Ma soprattutto, quale diavolo sceso in terra può averlo spinto a farsi del male in quel modo? Newt si mette velocemente dei calzini candidi presi dall'armandio, richiude l'anta e ci si appoggia con le spalle. -Non le avevano notate, sai? All'ospedale, dico. Tre mesi. Visite su visite, controlli su controlli. Non se ne sono mai accorti. Quando una ragazza che ho conosciuto lì le ha viste mi ha dato del genio. Ha detto che ero stato bravo. Che io posso continuare a vivere senza che la gente lo noti. Maledizione, mi ha detto che avrebbe dovuto pensarci lei. Che sua madre le ha notato subito i polsi e che io ero fortunato che nessuno le aveva mai viste o mi avrebbero tenuto dentro molto più tempo. Certo, fortuna. Ero stato un'idiota. Nessuno le ha viste e sono state la mia maledizione. Nessuno le ha notate, nessuno ha capito quanto stessi male. Un solo tentativo, dicevano. Un solo tentativo. No, erano molti di più. Almeno una decina di volte io ho provato a morire. Sono arrivato a provare a soffocarmi con il mio cuscino. Ho provato a prendere abbastanza pillole da non svegliarmi la mattina dopo ma le vomitavo sempre. Sono andato sul tetto del mio palazzo a Londra ma mia madre è rientrata in casa. Sono svenuto dalla fame chissà quante volte. Io ci speravo, Tommy. Io volevo morire. Non ce la facevo più. E adesso accettare che non ho più motivo di sperarci è... destabilizzante. -Newt comincia a scivolare in basso, con la schiena che scorre contro l'armadio. -Mi sento così in colpa. Da una parte è come se avessi perso la mia guerra con la vita e dall'altra è come se avessi vinto. Ho perso perchè non sono morto, ha vinto lei. Ma ho vinto io perchè sono ancora vivo e lotto ancora, lei ha perso. Capisci quanto sono fumato, Tommy? Continuo a voler soffrire perchè ero abituato. Sono abituato. Io non ho mai provato cos'è l'amore, che cos'è l'affetto. Nessuno mi ama. Nessuno mi ha mai detto di non soffrire. Io pensavo e certe volte penso ancora che sia giusto. Che gli altri devono essere felici e io devo soffrire. Newt soffre e il mondo sorride. Newt soffre e gli altri lo picchiano. Newt soffre e gli altri si arrabbiano. Newt soffre e gli altri vanno avanti. Newt soffre. Gli altri no. Ma io... era giusto così. Certe persone servono per alleviare il dolore altrui. La ragazza, all'ospedale, ci chiamava l'acchiappacolore. Come quella pezzetta che metti in lavartice per non far decolorare i panni. Quella che dopo il lavaggio è tutta colorata e un po' più grigia e tutti gli altri panni sono rimasti del colore giusto. Poi le pezzette si buttano. Anche noi dovevamo essere buttati. Lei si è buttata. Quinto piano. Io no. Io sono ancora qui a farmi i miei giri di lavatrice.- Newt ormai è scivolato a terra, raccoglie le gambe al petto. -Non ce la faccio più a stare in questa specie di limbo in cui ogni minuto che passo in compagnia penso di stare bene e nel momento in cui mi ritrovo solo ho una voglia matta di morire e mi pento di ogni cosa che ho fatto. Sono stanco di sapere che mi ami e non riuscire ad accettarlo. Continuo a farti male, continuo a non fidarmi, a fare il difficile quando l'unica cosa che voglio é stare con te e dirti ogni cosa e fare l'amore con te e guardarti quando ridi. Solo che mi vergogno, capisci?- No. Thomas non capisce.-  Mi sento costantemente troppo poco, troppo nascosto. Ma se pure decidessi di uscire allo scoperto, di mostrarti un lato di me che nessuno conosce, se anche io trovassi la forza di farlo, sarebbe troppo. Io sono terrorizzato dal fatto di essere troppo poco ma se sono un po' di più penso di ingombrare. Sto perennemente in ansia per qualsiasi cosa, qualsiasi mia mossa. Io pensavo che tu mi volessi lasciare, dopo che ti ho mandato via. Volevo tagliarmi di nuovo per pareggiare il dolore che ti ho procurato. Cazzo.- Si passa le mani sulle gambe, su e giù, come per scaldarsi. -E poi sei arrivato tu e io sono tornato in me e dimmi, tu non ti faresti paura? A svegliarti come da un sogno e trovarti con una lametta in mano, deciso a morire? Non ti faresti schifo? Mi brucia la pelle da quanto sto male dentro di me. Non ho abbastanza forza per essere normale, capisci? Non ce la faccio più a stare nel limbo ma non ce la faccio a uscirne.- Newt si appoggia la fronte sulle ginocchia. -L'unica opzione rimasta è farla finita. Lo farò sembrare un incidente. Non ti dovrai sentire in colpa. Forse la guerra alla fine qualcuno l'ha vinta, chi lo sa. E mi dispiace, Tommy.- Newt si passa entrambe le mani fra i capelli. -Ma troverai qualcun'altro. Qualcuno di migliore. Sono sicuro che una persona fantastica come te la vorranno tutti, maschi e femmine. Harriet ti muore dietro da mesi, il ragazzetto quello con le lentiggini del terzo anno giuro che per come ti guarda ti potrebbe scopare con gli occhi. Sono sicuro che se chiedessi a Lauren di uscire accetterebbe. Io semplicemente non ti merito e non va bene.- Fa uno sbuffo. -Devi essere felice, almeno tu.-

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