1. Flashback

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N.a. questo capitolo è una specie di esperimento, uno sguardo nella vita di Newt nel periodo in cui frequentava Adam. Ci sono diverse parole forti e pensieri suicida, un sacco di angst e forse quella che si può chiamare violenza appena accennata. Se siete sensibili non leggete :) Se ci sono informazioni non chiare è fatto apposta, si risolve tutto nei capitoli successivi. Ci ho messo l'anima, scusatemi in anticipo. 

Newt è senza la maglietta, steso sul letto, solo i jeans addosso, un po' abbassati, una striscia dei suoi boxer grigi si vede sopra la cintura. Le sue spalle ossute premute sulle coperte, il petto che si alza e si abbassa veloce, le costole che si vedono sotto la pelle. Le clavicole infossate, la mascella tesa. L' osso del bacino che si evidenzia ogni volta che lascia andare l' aria svuotando i polmoni. Le lunghe gambe magre fasciate dai jeans neri fino alle caviglie, i piedi coperti da spessi calzini bianchi che sfiorano terra. La sua pelle pallida costellata di piccoli nei in contrasto con il blu scuro della coperta. Un grosso livido verde si vede sul fianco destro. Un lungo graffio vecchio appena sotto la costola sinistra. Newt porta le braccia sulla pancia, cerca di coprirsi dagli occhi di Adam. Il biondo apre la bocca, boccheggia un attimo come per riprendere fiato dopo essere uscito dall'acqua, portando indietro la testa e facendo tirare tutti i muscoli delle spalle. Si stringe la pelle delle braccia con le mani come se provocandosi dolore all' esterno potesse distrarsi dall'immenso senso di vuoto che gli opprime le viscere. Come se dandosi un pizzicotto potesse scappare dalle fitte lancinanti che gli trapassano lo stomaco. Si lascia sfuggire un gemito di dolore, si morde il labbro inferiore forte. Scalcia piano con le gambe, inarca la schiena, come se volesse liberarsi da qualcuno sopra di lui, si divincola. Continua a respirare veloce e sembrano passare ore invece di secondi, ogni momento il dolore lo colpisce più forte. Si morde ancora il labbro, un altro tentativo vano di scacciare la sofferenza con la sofferenza. Il suo cuore è completamente impazzito, lo sente rimbombare in tutto il corpo come una batteria a tutto volume, gli impedisce di sentire o di capire. Geme ancora piano, ogni suono strozzato e bloccato in gola. Si odia. Odia ogni fibra di se stesso. Il suo corpo, la sua mente, la sua voce, i suoi pensieri. Vorrebbe semplicemente morire in quel momento. Solo farla finita, invece è costretto a soffrire come un cane. Ma lui è un cane, mica una persona. Perché lui fa schifo, non è nemmeno umano essere così. E si sente terribilmente male perché si sta mostrando debole, probabilmente ora Adam penserà che lo sta facendo apposta a farsi venire un attacco nel mezzo di una discussione, per fare la vittima. Ma lui non è la vittima, lui è sbagliato. Newt sente un conato di vomito, ma nel suo stomaco non c'è nulla che possa uscire, non mangia da quasi due giorni. Ed è solo colpa sua se adesso ha deluso Adam con il suo essere. Lui sbaglia a non mangiare, sbaglia a non andare a scuola, sbaglia a provare dei sentimenti, sbaglia in ogni parola che dice. E sta facendo un errore grossissimo ad allontanarsi da Adam, sta sbagliando perché sta cedendo a se stesso. Perché deve impedire a chi ama di toccarlo, di baciarlo solo per il suo sentirsi una schifosa troia ogni volta che sente le sue mani sulla pelle? Perché deludere Adam, ferirlo o farlo arrabbiare quando può semplicemente rispondere ai suoi baci? E invece adesso è lì steso sul letto a soffrire, a impedirsi di farsi toccare con il suo gemere di dolore come una bambina. Si odia. Una fitta pazzesca lo fa tremare. Inarca ancora di più la schiena, tenta invano di controllare il dolore che lo sta invadendo. Cosa lo sta trattenendo dall' andare da lui? Perché sta soffrendo? Perché se lo merita. Perché è una troia, una puttana. Perché si fa toccare quando non vorrebbe, si concede a piacimento del suo ragazzo e si fa schifo. Ma Adam lo vuole, la stessa persona che lo rende così felice ogni giorno con i suoi sorrisi e la sua voce, chi è lui per impedirgli di fare ciò che vuole? Newt vuole ricambiare come lo fa sentire, ma non ci riesce solo con le parole e con il suo modo di essere. Ad Adam piace il suo corpo, a Newt piace la sua anima. Sono due modi di amare e chi è lui per impedirgli di amarlo come vuole? Perché ha ancora un minimo di dignità, perché non gli va più di fingere che gli piaccia il modo in cui Adam gli tocca il sedere quando sono soli. Ma lui sorride quando lo fa, sembra felice, perché Newt dovrebbe spegnere quel sorriso, che è il suo primo pensiero al mattino e l' ultimo alla sera? Si sente come soffocare, oppresso da ogni centimetro di aria che lo circonda. Schiacciato totalmente dai pensieri. Non riesce più a respirare. Magari sta finalmente morendo. Magari. E invece no, un' altra fitta di pura sofferenza gli dilania la pancia improvvisamente. Vuole urlare. E lui ricomincia a boccheggiare disperatamente. Altra aria indesiderata entra nei suoi polmoni. Sente le mani di Adam afferrargli i polsi con forza. Per un attimo il suo cuore smette di battere. Adam chiama il suo nome, gli chiede se sta bene, dove sente male, cosa deve fare. Lo chiama "bambolino". È così che si sente Newt, un pupazzo fra le sue mani. Un giocattolo. La sua voce arriva ovattata alle orecchie di Newt, che non risponde niente, geme. Vorrebbe tanto avere la forza di parlare. Di dirgli di togliere quelle mani schifose dai suoi polsi. Ma perché dovrebbe? Adam non ha fatto niente per essere definito schifoso. L' unico che si deve vergognare di esistere nella stanza è Newton. Perché è lui che si concede, perché è lui quello che non è forte abbastanza da sottrarsi al suo sguardo, alle sue mani. Adam in realtà è normale, è normale che voglia scopare con lui, ha diciassette anni. È Newt che è sbagliato. Che non vuole. In realtà è già tanto che Adam ancora lo voglia nonostante la sua età. Si fa schifo, si fa scuotere da Adam come se fosse morto o svenuto sul letto, lascia la testa all' indietro proprio come un morto quando Adam lo prende per le spalle, lo tira su, continuando a ripetere il suo nome. Una scarica di sofferenza gli si propaga nelle vene al posto del sangue. Newt spera di morire davvero. Non prova nulla più in questo momento, niente più rabbia, niente più amore, solo un puro e immenso dolore. Vuole piangere. Ma non può, non può mostrarsi ancora più debole. Newt non si sorprende neanche troppo quando Adam gli lascia i polsi, facendolo ricadere sul letto con un tonfo sordo. Sente freddo, una sensazione così umana che non si merita di sentire. Perché lui non è umano, lui è un giocattolo. I giocattoli non hanno sentimenti. E invece Newt sì, ha dei sentimenti, altro difetto di fabbrica. Non sarebbe neanche troppo scioccato se adesso Adam gli levasse la cintura. Non succede. Ma sente le sue mani fredde che passano delicate sull'addome fino proprio all' ultimo centimetro di pelle scoperta prima dei boxer, Newt si ritrae muovendo il bacino di scatto. È schifato da se stesso, o da Adam? Sente i passi del suo ragazzo che si allontana, la porta della sua camera sbattere. È un giocattolo rotto, perché mai Adam dovrebbe volerci giocare? Lo ha deluso. Lo ha fatto arrabbiare e adesso è solo. Solo come in realtà dovrebbe essere. Perché chi vuole stare accanto a uno psicopatico bipolare che prima si lascia infilare la mano nei pantaloni e poi si ritrae a delle carezze? Perché Adam dovrebbe voler stare con una zoccola a cui può togliere i vestiti senza nessuna protesta? Perché ad Adam Newt non dovrebbe fare schifo come si fa schifo da solo? Newt piange, tanto adesso è solo, mezzo nudo sul letto, sofferente. Diverse lacrime gli bagnano il viso mentre comincia a tremare forte. I giocattoli non piangono. Perché lui dovrebbe allora? Solo le persone, solo gli umani piangono. Lui non se lo merita. Non si merita di vivere. Ha appena deluso la persona che lo ama, che senso ha vivere? Respirare? Pensare? Ma una persona che ti tocca nonostante tu stia soffrendo ti ama davvero? Adam è davvero la stessa persona che solo pochi mesi prima gli aveva confidato di essere gay tra le lacrime? Newt sente un' altro conato di vomito, ma di nuovo non c'è niente da rimettere. Lui e la sua anoressia del cazzo. Piange ancora, inarca la schiena, si porta le braccia sulla pancia per cercare invano di bloccare il dolore. Si stava per lasciare andare di nuovo. Avrebbe lasciato Adam sfilargli quella schifosa cintura, gli avrebbe lasciato fare quello che vuole. Perché? Newt pensava di essere più forte di così. Pensava che una briciola di volontà almeno gli fosse rimasta. Allunga meccanicamente una mano verso il comodino, guarda senza vedere le sue mani che tirano fuori due pillole dal flacone arancione. Prende queste e il dolore finisce. Si ferma, ancora trema. Davvero vuole far finire il dolore? Lui si merita di soffrire, da brava troia. Ma sarebbe più utile alla società se da bravo giocattolo prendesse le pillole e smettesse di far preoccupare la madre. E se ne prendesse altre? Se ne prendesse cinque, sei o dieci? E se il dolore finisse per sempre? A chi mancherebbe? Farebbe un favore a sua madre, che potrebbe finalmente andare a vivere con Frank, non si dovrebbe più preoccupare per lui, pagare i suoi dottori. Farebbe un favore ad Adam, che dovrebbe smettere di presentarsi alla sua porta con un fiore scusandosi, senza di lui potrebbe andare a cercare un altro ragazzo da scoparsi, magari anche più bello e desiderabile di lui. Perché lui fa schifo. Farebbe un favore al bidello che ogni giorno deve pulire il suo sangue dalle gradinate e dal retro dell'istituto. Farebbe un favore al preside della scuola che finalmente potrebbe smettere di scervellarsi su come mettere fine a quella storia del disadattato gay che viene bullizzato nella sua scuola. Forse. Butta le pillole a terra, lascia stare il flacone. Un' altra scarica di dolore si propaga dalla pancia fino al cuore. Alla fine ha scelto di soffrire. Perché è quello che si merita. Forse non vuole morire davvero. Forse ancora spera come un coglione che ci sia qualcosa, magari lontano da lì, per cui valga la pena vivere.


bones. newtmas!auWhere stories live. Discover now